Narcotraffico: revocata la sorveglianza speciale al boss Giuseppe Mancuso, alias “Bandera”
Pino Bandera, condannato nelle operazioni Decollo, Smirne e Grandi firme, ha scontato le pene. E’ il fratello maggiore di Pantaleone Mancuso, detto Scarpuni
La Corte d’Appello di Catanzaro, sezione “Misure di Prevenzione”, ha revocato la misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, che era stata decisa dal Tribunale di Vibo Valentia nel febbraio scorso, nei confronti di Giuseppe Mancuso, 62 anni, di Limbadi, detto “Pino Bandera”, ritenuto esponente di spicco dell’omonimo clan. I giudici hanno infatti accolto il ricorso presentato dall’avvocato Francesco Capria mancando per Mancuso il requisito dell’attualità della pericolosità sociale in quanto i decreti impositivi sono stati emessi nel 2004 e nel 2005 e “dalle emergenze processuali non è possibile pervenire ad un giudizio circa una valutazione della persistente pericolosità del prevenuto”. Giuseppe Mancuso ha espiato tre condanne definitive a 18 anni di carcere relativi al processo Decollo (narcotraffico internazionale di cocaina), più 8 anni rimediati al termine del processo nato dall’operazione “Smirne” ed 8 anni ancora (poi passati a 3 anni) per il processo “Grandi Firme” relativo all’importazione di tre tonnellate di cocaina. Nel settembre dello scorso anno aveva ottenuto gli arresti domiciliari in quanto la Corte d’Appello di Reggio Calabria aveva accolto la richiesta di applicazione della disciplina del reato continuato. Pino Bandera è fratello di Pantaleone Mancuso, detto “Scarpuni”) ed in passato era stato coinvolto anche nella storica operazione “Dinasty” contro il clan Mancuso. Condannato a 6 anni per associazione mafiosa dal Tribunale di Vibo Valentia, era poi stato assolto in appello. Attualmente è sottoposto alla misura della libertà vigilata con obbligo di soggiorno nel comune di residenza.
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