Commissione di accesso agli atti all’Asp di Vibo per accertare eventuali infiltrazioni mafiose
Azienda sanitaria provinciale sotto la "lente d'ingrandimento" della Prefettura. Tutto nasce però dalle risultanze investigative dell'inchiesta Maestrale-Carthago della Dda di Catanzaro. Ecco quanto già si trova nelle carte dell'indagine antimafia
Commissione di accesso agli atti all’Azienda sanitaria provinciale di Vibo Valentia per accertare la presenza di eventuali infiltrazioni mafiose che compromettono il buon andamento dell’ente. La decisione è del prefetto, Giovanni Paolo Grieco, dopo una riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica che ha avuto luogo nelle scorse settimane e dopo il via libera ottenuto in settimana da parte del Ministero dell’Interno. Una decisione auspicata da tempo dalla nostra testata che il 13 maggio scorso – dando conto delle risultanze contenute nell’inchiesta antimafia denominata Maestrale-Carthago – aveva posto un interrogativo alla stessa Prefettura invitandola ad intervenire (LEGGI QUI: Inchiesta Maestrale, la Dda: «Asp di Vibo condizionata in modo totale da criminalità organizzata e politica») alla luce di quanto messo nero su bianco dagli investigatori coordinati dalla Dda di Catanzaro guidata dal procuratore Nicola Gratteri. Le tesi investigative sono state avvalorate anche dal gip distrettuale e da qui la necessità di intervenire in maniera decisa sull’Asp di Vibo al fine di fare luce su ogni aspetto oscuro relativo alla sua gestione e sugli “appetiti” politici e criminali capaci di svilirne ruolo, prestigio e funzione.
L’Asp e l’inchiesta Maestrale
Ma cosa si trova nell’inchiesta Maestrale-Carthago sull’Azienda sanitaria tanto da far intervenire l’Ufficio territoriale del Governo con l’invio di una commissione di accesso agli atti? “Il quadro investigativo emerso consente di avere un chiaro panorama di cointeressenza dell’Asp di Vibo Valentia sia con la criminalità organizzata e sia con esponenti politici di vario livello. Tale cointeressenza di fatto condiziona in modo totale l’esercizio delle funzioni dell’ente che mediante i propri atti risponde a logiche criminali e politiche invece che perseguire l’interesse pubblico afferente la sanità”. Questo quanto si legge testualmente nell’inchiesta della Dda di Catanzaro firmata dal procuratore Nicola Gratteri e dai pm Antonio De Bernardo, Andrea Buzzelli e Annamaria Frustaci. L’inchiesta dedica un apposito capitolo alla sanità vibonese così intitolato: “L’incidenza della criminalità organizzata nell’Asp di Vibo Valentia”. “Le risultanze acquisite, suffragate dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, consentono di individuare specifici legami con i vari dirigenti medici da parte di esponenti politici e criminali”. La Dda individua quindi sette figure di spicco dell’Asp di Vibo Valentia che risponderebbero a “differenti strutture criminali”, con la “trasmigrazione degli equilibri criminali della provincia all’interno dell’Asp che ha visto il generarsi di specifici contrasti interni”. Ed ancora: “L’attuale attività di indagine, mediante la ricostruzione dei retroscena relativi alla gestione degli appalti da parte dell’Asp di Vibo e la stretta correlazione con la criminalità organizzata ha offerto un punto di vista privilegiato ed attuale circa gli assetti dell’ente sanitario ed i più che evidenti condizionamenti”.
Asp in mano a criminalità e politica
Oltre alla gestione dell’appalto delle mense ospedaliere, alle attività ispettive, ai concorsi per operatori socio sanitari ed “ai patti corruttivi intrapresi da alcuni dirigenti dell’Asp”, ad avviso della Dda le diverse vicende vanno tutte concatenate “in un articolato sistema di scambio elettorale volto sia al collocamento ai vertici dell’Azienda di personaggi appartenenti al medesimo circuito, sia all’ottenimento di un bacino di voti quale unità di scambio delle concessioni e degli atti d’ufficio adottati dai dirigenti”. Le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia unite a delle rilevanti acquisizioni intercettive hanno consentito agli inquirenti di tracciare la “strettissima interconnessione di una serie di dirigenti sanitari con la criminalità organizzata, ottenendo una chiara dimostrazione di come l’Azienda sanitaria provinciale di Vibo rappresenti al suo interno differenti esponenti criminali e politici che tramutano l’ente sanitario, ed i relativi poteri affidati, in un mero strumento al servizio della criminalità organizzata e di alcune correnti politiche”. È difatti emerso che alcuni dirigenti sanitari, mediante “concorsi, appalti, ispezioni e nomine interne rispondano a degli specifici interessi criminali e politici ben lontani dalla necessaria imparzialità nell’esercizio di tali funzioni”.
Interessi mafiosi sull’Asp
“Dalle indagini sono emersi strettissimi collegamenti tra alcuni pubblici funzionari ed esponenti della ‘ndrangheta. In particolare all’interno dell’Asp di Vibo tali relazioni hanno determinato il condizionamento delle attività dell’ente pubblico per perseguire interessi privati e mafiosi”. Questo invece quanto messo nero su bianco dal gip distrettuale di Catanzaro, Filippo Aragona, nella nuova ordinanza relativa all’operazione antimafia “Maestrale-Carthago” eseguita il mese scorso con diversi arresti. L’Azienda sanitaria locale era già stata sciolta una volta per infiltrazioni mafiose nel 2010 ma, stando all’inchiesta Maestrale-Carthago, la situazione da allora non sembra essere di molto cambiata, tanto che la Procura distrettuale antimafia ha rimarcato il “condizionamento totale” dell’Asp da parte della criminalità organizzata e della politica. Per l’attuale commissario dell’Asp, il generale Antonio Battistini, l’invio della Commissione di accesso agli atti è a tutela di tutti gli operatori sanitari che lavorano onestamente all’interno della sanità vibonese. La Commissione di accesso agli atti avrà ora tre mesi di tempo per vagliare atti e documenti e presentare poi una relazione al prefetto di Vibo Valentia.
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