lunedì,Febbraio 17 2025

Inchiesta Maestrale: nuove accuse per due avvocati e un ex dirigente dell’Asp di Vibo

Nel “mirino” della Dda anche un rivenditore di auto. La Procura distrettuale formula ulteriori capi di imputazione per i legali Garisto e Sabatino. Al dottore Cesare Pasqua, che avrebbe portato sotto la giacca una pistola, contestato pure il reato di minaccia ai danni di Massara e Talarico

Inchiesta Maestrale: nuove accuse per due avvocati e un ex dirigente dell’Asp di Vibo
Nel riquadro il collaboratore di giustizia Andrea Mantella

Nuove accuse per alcuni indagati “eccellenti” dell’inchiesta Maestrale-Carthago giunta all’avviso di conclusione delle indagini preliminari. La Dda di Catanzaro con i pm Andrea Buzzelli, Annamaria Frustaci, Antonio De Bernardo – ed i procuratori Nicola Gratteri e l’aggiunto Vincenzo Capomolla – formula in particolare nuovi capi d’accusa nei confronti di due avvocati del foro di Vibo Valentia, di un ex rivenditore di automobili e dell’ex dirigente dell’Asp (poi direttore della clinica Villa S.Anna di Catanzaro) Cesare Pasqua. Si tratta di accuse non formulate in precedenza e non oggetto, quindi, di richiesta di misura cautelare e per le quali gli indagati avranno ora venti giorni di tempo per chiedere alla Dda di essere interrogati o presentare eventuali memorie difensive.

La posizione dell’avvocato Garisto

Si aggrava così la posizione dell’avvocato Daniela Garisto, 41 anni, di Filandari, penalista impegnata anche nel maxiprocesso Rinascita Scott. La Dda aveva chiesto per lei gli arresti domiciliari ma il gip ha rigettato la misura sottolineando che non era stata raggiunta per il legale la gravità indiziaria per il reato di favoreggiamento nei confronti del boss di Zungri Giuseppe Accorinti. Eliminato il reato di favoreggiamento, la Dda contesta ora all’avvocato Garisto un reato più grave ovvero il concorso esterno in associazione mafiosa. In particolare, l’avvocato Garisto avrebbe contribuito – pur senza farne formalmente parte – al rafforzamento ed alla realizzazione degli scopi di alcuni clan di ‘ndrangheta instaurando con le cosche Mancuso di Limbadi, Soriano di Filandari, Galati di Mileto, “uno stabile rapporto di tipo collusivo”, interfacciandosi – secondo l’accusa – con Giuseppe Accorinti, Domenico Cichello e Michele Galati e “mettendo a disposizione della predetta organizzazione informazioni relative ad indagini in corso, anche coperte ·da segreto istruttorio, ovvero comunicando agli affiliati dell’organizzazione notizie investigative ottenute nell’espletamento del mandato difensivo in favore di altri esponenti della criminalità organizzata locale”; il legale è accusato di aver  “partecipato ad incontri con esponenti di spicco dell’associazione in stato di latitanza, o in violazione di misure restrittive alle quali erano sottoposti, mettendo a disposizione di questi i contenuti delle intercettazioni disposte nei confronti di gruppi loro antagonisti nell’ambito di procedimenti nei quali veniva chiamata a svolgere il proprio mandato difensivo, come in occasione dell’incarico ricevuto da Leone Soriano nell’ambito del procedimento Nemea, quando prometteva a Giuseppe Accorinti la consegna delle conversazioni· ivi intercettate, così da consentirgli di conoscere il progetto attraverso cui i suoi rivali ne stavano decretando finanche l’eliminazione fisica, inasprendo, in tal modo, ancor di più, le tensioni tra i due gruppi e, di conseguenza, la possibilità che i rispettivi vertici portassero a compimento i reciproci propositi omicidiari”.

Ulteriori accuse per l’avvocato Sabatino

Francesco Sabatino

Oltre al reato di concorso esterno in associazione mafiosa (LEGGI QUI: Maestrale-Carthago: dalle intercettazioni ai collaboratori, le accuse per l’avvocato Sabatino), nei confronti dell’avvocato Francesco Sabatino (che ha di recente lasciato il carcere per gli arresti domiciliari concessi dal Tribunale del Riesame) la Dda di Catanzaro con l’avviso di conclusione indagini contesta ora anche i reati di false dichiarazioni e uso di atto falso. Reati aggravati dalle finalità mafiose. In concorso con Andrea Mantella, il legale è accusato di aver fatto uso di una scrittura falsa che veniva allegata ad un ricorso per Cassazione depositato nell’ambito di un procedimento della Dda; il ricorso – secondo l’accusa – veniva materialmente redatto dall’avvocato Francesco Sabatino, ma trasmesso alla Suprema Corte di Cassazione a firma dell’assistito Andrea Mantella al fine di ottenere l’annullamento dell’ordinanza emessa dal Tribunale della Libertà di Catanzaro il 14 febbraio 2012 e far scagionare così lo stesso Mantella dal reato estorsivo in quella sede contestatogli, come effettivamente avvenuto con sentenza del 21 settembre 2012. Con tale atto sarebbe stata attestata falsamente la condizione di debitore da parte del rivenditore di auto di Vibo, Domenico Russo, nei confronti di Andrea Mantella. Tale vicenda costa quindi il reato di favoreggiamento personale nei confronti di Domenico Russo, 65 anni, di Vibo, il quale dopo l’estorsione compiuta ai suoi danni da Andrea Mantella, sentito dalla Squadra Mobile in ordine alla missiva – apparentemente a firma dello stesso concessionario di automobili – indirizzata alla compagna di Andrea Mantella (del quale la polizia giudiziaria non ha trovato alcuna traccia tra la documentazione contabile presente all’interno della concessionaria) – aiutava Andrea Mantella ad eludere le investigazioni riferendo falsamente agli inquirenti – in data 30 arile 2013 – i rapporti di debito e credito.

Le nuove accuse per Cesare Pasqua

L’Asp di Vibo e nel riquadro Cesare Pasqua

Oltre che dei reati di concorso esterno in associazione mafiosa, abuso d’ufficio con l’aggravante mafiosa e scambio elettorale politico-mafioso per i voti al figlio Vincenzo, candidato a sostegno di Jole Santelli in occasione delle elezioni regionali del 26 gennaio 2020, nei confronti di Cesare Pasqua – finito agli arresti domiciliari e già capo Dipartimento di Prevenzione dell’Asp di Viboviene ipotizzato il reato di minaccia aggravata dal metodo mafioso. In particolare, “con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, anche in tempi diversi perpetrate, è accusato di aver rivolto minacce di morte all’indirizzo del veterinario e dirigente Asp, Francesco Massara e per il suo tramite all’indirizzo dell’allora direttore dell’Azienda sanitaria provinciale di Vibo Francesco Talarico. I fatti al centro delle contestazioni risalgono al novembre 2014 e al luglio 2020. Nel 2014 Pasqua avrebbe rivolto a Massara la seguente frase: Parlerò con i miei amici potenti di Vibo e qualche sera di queste ti faccio sparire per sempre a te ed a Talarico”. Nel luglio 2020, invece, Cesare Pasqua avrebbe portato con sé una pistola revolver – arma detenuta legalmente – per mostrarla a Francesco Massara aprendo la giacca e proferendo all’indirizzo del veterinario la seguente frase: “A te e a Talarico vi distruggo”. Tutto ciò sarebbe accaduto dopo la pubblicazione sulla stampa di un resoconto del procedimento Rinascita Scott nel quale si dava conto degli elementi investigativi raccolti da Francesco Talarico e Francesco Massara riguardanti l’intervento del boss di Limbadi, Luigi Mancuso, su Cesare Pasqua per far dissequestrare una tonnellata di insaccati sequestrati dai carabinieri del Nas in un supermercato di Vibo a seguito di un controllo.

*** In relazione a quanto sopra, dai difensori dell’avvocato Sabatino riceviamo e pubblichiamo: “La difesa dell’avvocato Francesco Sabatino dal giorno dell’arresto non ha mai inteso replicare alle notizie di cronaca che da più parti hanno riversato l’ipotesi investigativa senza offrire elementi di sospetto ben noti ai giornalisti – vedasi scontro in aula con il collaboratore Andrea Mantella nel processo Black money – ma a questo punto dinanzi all’ennesimo titolone che pretenderebbe di attribuire profili di novità alla vicenda Russo, sono doverose alcune precisazioni poichè questa difesa in sede di riesame ha documentalmente dimostrato che l’avvocato Sabatino non ha allegato alcunché al ricorso per Cassazione citato, con evidenti ricadute sull’attendibilità del collaboratore. Si ribadisce che comunque la vicenda faceva parte già da prima del fascicolo del pm senza alcun elemento di novità inutilmente addotto per suscitare la curiosità del lettore”.

** 17 Ottobre ore 16:00. In riferimento a quanto sopra, dall’avvocato Nicola Pistininzi in nome e per conto del suo assistito dott Cesare Pasqua, riceviamo e integralmente pubblichiamo: “Senza entrare nel merito delle accuse rispetto alle quali lo stesso avrà modo di difendersi nei tempi e nei modi previsti dalla legge, mi preme precisare ad ogni buon fine ed a futura memoria, che il dott. Cesare Pasqua non ha mai avuto il porto d’armi e/o posseduto legalmente una pistola revolver”.

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