Antimafia: Commissione di accesso agli atti al Comune di Tropea
Ad inviarla il prefetto di Vibo Giovanni Paolo Grieco per accertare eventuali infiltrazioni mafiose o forme di condizionamento della criminalità organizzata nella vita dell’ente locale guidato politicamente dal sindaco Giovanni Macrì
Commissione di accesso agli atti al Comune di Tropea. L’invio porta la firma del prefetto di Vibo Valentia, Giovanni Paolo Grieco, e punta ad accertare eventuali infiltrazioni mafiose nella vita dell’ente o forme di condizionamento della criminalità organizzata sull’amministrazione anche attraverso legami, rapporti ed eventuali parentele di politici ed impiegati del Comune che possono aver svilito il prestigio che un ente locale (anche all’esterno) deve sempre conservare. Un’attività ispettiva ad ampio raggio, dunque – come prevede la legge in simili casi – che fissa in tre mesi l’arco temporale per i lavori della terna che compone la Commissione di accesso agli atti, prorogabile di altri tre mesi. Al “setaccio” verranno quindi passate tutte le determine, le delibere e gli atti prodotti dall’amministrazione comunale guidata dal sindaco Giovanni Macrì, eletto primo cittadino nell’ottobre del 2018 con la lista “Forza Tropea”, vicina a Forza Italia – partito di cui Macrì è da tempo esponente di primo piano nel Vibonese tanto da ricoprire in passato anche l’incarico di vicesegretario provinciale degli azzurri berlusconiani. L’invio della Commissione di accesso agli atti a Tropea era stato sollecitato pubblicamente, a più riprese, sin dal luglio 2020, dall’allora presidente della Commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra, con una serie di ripetuti interventi ai quali la nostra testata aveva dato ampio spazio, e che riprendevano parte delle nostre inchieste sul delicato tema delle infiltrazioni mafiose negli enti locali nel Vibonese. Nessun “fulmine” a ciel sereno a Tropea, dunque, almeno per la nostra testata, anche alla luce del fatto che – come denunciato pure dall’allora presidente della Commissione parlamentare antimafia – tre degli attuali amministratori comunali di maggioranza figuravano nella relazione della Commissione di accesso agli atti (all’epoca sedevano nelle fila della minoranza, compreso l’attuale sindaco Giovanni Macrì) che ha portato nel 2016 allo scioglimento degli organi elettivi dell’ente per infiltrazioni mafiose (scioglimento che ha retto dinanzi al Consiglio di Stato). Nella stessa relazione venivano poi indicati anche stretti congiunti di attuali consiglieri comunali e di altro assessore, segnalati (i congiunti) per gravi precedenti penali o di polizia. Oltre a ciò, la precedente relazione aveva posto l’accento pure su diverse figure dell’apparato burocratico-comunale, tutte segnalate per rapporti controindicati, alcune delle quali ancora in servizio e altre ancora stabilizzate nei mesi scorsi. Il lavoro finale della Commissione di accesso agli atti dirà se gli organi elettivi del Comune di Tropea sono da sciogliere o meno per infiltrazioni mafiose. Un dato è certo: quanti in questi anni hanno ripetutamente sollecitato l’invio della Commissione di accesso agli atti al Comune di Tropea (compresi alcuni consiglieri di minoranza) non sono rimasti delusi alla luce della decisione odierna del prefetto di Vibo Valentia, Giovanni Paolo Grieco, alla guida dell’ufficio territoriale del Governo dal marzo scorso prendendo il posto in precedenza occupato da Roberta Lulli e, prima ancora, da Francesco Zito.
Il sindaco e le “garanzie” dallo Stato
Il sindaco Giovanni Macrì il 31 gennaio scorso nel corso del Consiglio comunale di Tropea – nel rispondere ai resoconti di alcuni pezzi della nostra testata che davano conto dell’operazione antimafia Olimpo portata a termine dalla polizia e dalla Dda di Catanzaro del procuratore Nicola Gratteri – aveva affermato: «Mi trovo su un sito un intervento del solito giornalista dove si tira in ballo il Comune di Tropea in virtù di un rapporto tra l’assessore e uno dei colpiti da misura cautelare. Il solo fine – aveva dichiarato Macrì – è quello di andare contro il Comune di Tropea, contro la città di Tropea e il sottoscritto. Questo avviene ormai senza soluzioni di continuità da quattro anni a questa parte. L’attività di questa amministrazione e del Comune sarà capace di sommergere questi personaggi e il web di questi personaggetti. Riuscirò in qualche modo a fargli scoppiare il fegato per l’invidia e per la cattiveria, perché Tropea ha un ruolo importante nel panorama regionale e nazionale e non lo vuole perdere. Io penso di avere delle garanzie da parte dello Stato – aveva chiosato Macrì – e mi sento tutelato nel mio agire”. Concetti ribaditi dal sindaco di Tropea con un comunicato stampa anche nell’aprile scorso all’indomani dell’inchiesta del settimanale L’Espresso sulla sua amministrazione. “Non ci stancheremo mai di invitare quanti ne hanno competenza ad indagare a fondo – aveva affermato Macrì – per capire quali sono i reali motivi di tale e tanto odio ed accanimento mediatico fondato miseramente sul nulla. Per quel che ci riguarda continueremo a nutrire massima fiducia nella magistratura e nello Stato dai quali in questi anni ci siamo sentiti tutelati e garantiti nell’azione complessa portata avanti; una protezione, quella dello Stato, che ci ha consentito di avviare, consolidare e proseguire un percorso di governo per nulla scontato e riconoscibile di rinnovamento. Non possono che esservi interessi indicibili dietro questa che è diventata una vera e propria ossessione quotidiana di qualcuno a riciclare in proprio, o a far riciclare da altri, fatti diversi e circostanze stravecchie”. “Garanzie dallo Stato”, dunque, e “interessi indicibili” da parte della stampa (almeno quella poca che in questi anni non gli ha steso il “tappetto rosso”, non ha occultato le notizie ed ha provato a fare semplicemente il proprio lavoro), secondo il pensiero di Giovanni Macrì. Quello stesso Stato che però ora – attraverso la Prefettura di Vibo – ha deciso di inviare una Commissione di accesso agli atti al Comune di Tropea per “accendere i riflettori” non certo sulla stampa che ha sollevato il problema (casomai ci sarebbe da “indagare” su chi ha occultato le pubbliche denunce di Nicola Morra e anche le nostre) ma proprio sull’amministrazione guidata da Giovanni Macrì il quale potrà difendersi da eventuali addebiti nelle forme che lo Stato (da cui ha dichiarato di sentirsi tutelato) riconosce in simili situazioni. Naturalmente l’invio della Commissione di accesso agli atti, così come l’intento di chi in questi anni ne ha sollevato il problema, contrariamente al pensiero del sindaco non è contro nessuno (ma casomai è a garanzia dei cittadini e della democrazia) e di certo non è contro la città di Tropea che è cosa ben diversa da chi guida politicamente di volta in volta un Municipio.
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