Cimitero degli orrori a Tropea: aperto a Vibo il processo per i due imputati
Numerosi i sepolcri violati e i cadaveri distrutti per come ricostruito dalla Procura e dalla Guardia di finanza. Uno degli imputati era stato premiato pubblicamente dal sindaco per “abnegazione al lavoro”. Il Comune parte civile mentre un terzo imputato è stato già condannato in abbreviato
Si è aperto oggi – a distanza di due anni e mezzo dagli arresti della Finanza – il processo nato dallo scandalo del c. d. “cimitero degli orrori” di Tropea. Dinanzi al Tribunale di Vibo Valentia, presieduto dal giudice Giulia Conti, sono comparsi gli imputati Francesco Trecate (di 64 anni, custode del cimitero di Tropea e dipendente comunale, difeso dall’avvocato Giuseppe Di Renzo) e Salvatore Trecate, di 40 anni (figlio di Francesco), assistito anche lui dall’avvocato Giuseppe Di Renzo. Aperto il dibattimento e costituite le parti, il giudice ha ammesso le prove richieste da accusa e difesa. A rappresentare l’ufficio di Procura in aula, il pm che ha seguito il caso sin dall’inizio, ovvero il pubblico ministero Concettina Iannazzo. Il Tribunale, quindi, ha rinviato il processo al 12 dicembre quando in programma è prevista la deposizione di uno dei principali investigatori che ha lavorato all’inchiesta, il maresciallo della Guardia di Finanza Marcello Amico. Il Comune di Tropea è rappresentato quale parte civile dall’avvocato Michele Accorinti. In precedenza, l’ufficio di Procura non aveva prestato il consenso per il patteggiamento degli imputati ritenendo le pene troppo basse rispetto alle contestazioni. La condanna a 3 anni e 6 mesi di reclusione, più cinque anni di interdizione dai pubblici uffici è stata quindi pronunciata il 3 luglio scorso dal gup, Barbara Borelli, nei confronti di Roberto Contartese, di 55 anni, di Tropea. La pena era scontata di un terzo per via della scelta del processo con rito alternativo. Nei suoi confronti il pm Concettina Iannazzo aveva chiesto la condanna a 4 anni di reclusione.
Le accuse per i Trecate
Nel primo capo d’imputazione si contestava il reato di associazione a delinquere, ma tale accusa non ha retto e i due Trecate si trovano a giudizio per rispondere delle violazioni dei sepolcri e della soppressione di diversi cadaveri. In particolare, Francesco Trecate si sarebbe adoperato per la predisposizione dei mezzi e il procacciamento degli strumenti necessari per portare a termine la materiale soppressione dei cadaveri. L’arco temporale delle contestazioni va dal febbraio 2019 al 7 febbraio 2021. Per i due Trecate l’accusa di violazione di sepolcro fa riferimento all’aver “violato le tombe di Clotilde Del Vecchio, Romana Marzano, Salvatore Addolorato, Francesco Toraldo, Maria Garibaldino, Antonio Macrì, Maria Cortese, Vincenzo Giovanni Baldo”, più altri due sepolcri di defunti con un cognome non ancora identificati (tali Giuseppe e Vittoria”).
La Procura contesta poi ulteriori violazioni in 16 tombe in cui erano tumulati i cadaveri di soggetti non identificati. In particolare, gli imputati avrebbero proceduto all’estumulazione delle bare all’interno delle quali vi erano le salme dei soggetti citati, in assenza delle prescritte autorizzazioni amministrative ed in violazione della normativa di settore; il reato è aggravato nei confronti di Francesco Trecate in quanto avrebbe commesso il fatto abusando dei propri poteri ed in violazione dei doveri derivanti dal ruolo di custode del cimitero. I Trecate, padre e figlio, devono rispondere anche del reato di distruzione e soppressione di cadavere. Per la precisione sette cadaveri sezionati con l’aiuto di un seghetto e di un martello. Tali distruzioni sarebbero avvenute – ad avviso degli inquirenti – nelle giornate del 18, 20, 23 e 27 novembre del 2020, del 16 dicembre 2020 e del 22 gennaio 2021; i sette cadaveri appartenevano a soggetti non identificati e i Trecate sono accusati di aver proceduto alla loro definitiva distruzione mediante combustione, con l’aggravante di aver commesso il fatto in un cimitero e con l’ulteriore aggravante per il solo Francesco Trecate in quanto avrebbe abusato dei suoi poteri di custode del cimitero.
Ai Trecate viene infine contestato di aver appiccato il fuoco ai rifiuti prodotti con le precedenti condotte finalizzate alla distruzione dei cadaveri. L’inchiesta è stata condotta sul “campo” dalla Guardia di finanza, grazie anche alle ripetute denunce del testimone di giustizia, Pietro Di Costa. Da ricordare che nel febbraio del 2021 la giunta comunale di Tropea, guidata dal sindaco Giovanni Macrì, ha deciso di costituire il Comune parte civile in tale procedimento penale, ma la relativa delibera di costituzione non è stata votata dall’assessore ai servizi cimiteriali, Erminia Graziano. L’assessore era infatti assente al momento del voto. L’avvocato Francesco Muscia (figlio di Erminia Graziano) ha invece difeso l’imputato (poi oggi condannato) Roberto Contartese. L’assessore agli Affari generali del Comune di Tropea, Greta Trecate, è invece al contempo la nipote dell’imputato Franco Trecate (fratello del padre dell’assessore) e prima cugina di Salvatore Trecate. Da ricordare che nel settembre 2020, il sindaco di Tropea Giovanni Macrì ha concesso una benemerenza pubblica “per abnegazione al lavoro” al dipendente comunale Francesco Trecate (custode del cimitero) ora sotto processo per lo scandalo del cimitero degli orrori.
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