I presunti rapporti tra il boss Anello e l’ex assessore Stillitani nei nuovi verbali di Onofrio Barbieri
La Dda di Catanzaro deposita le dichiarazioni inedite del collaboratore di giustizia di Sant’Onofrio
“Sono a conoscenza che Rocco Anello aveva dei rapporti con gli Stillitani ed in più circostanze mio fratello Giuseppe Barbieri si era rivolto a Rocco Anello per soggiornare in questi villaggi. Gli appartenenti al nostro gruppo avevano, in virtù di questi rapporti, la possibilità di soggiornare in questi villaggi a prezzi scontati o gratis”. E’ il 3 luglio quando Onofrio Barbieri, 43 anni, di Sant’Onofrio, componente del clan dei Bonavota, rilascia tali dichiarazioni alla Dda di Catanzaro che ha ora depositato i verbali nel processo con rito ordinario nato dall’operazione antimafia denominata Imponimento in corso di celebrazione dinanzi al Tribunale collegiale di Lamezia Terme. Onofrio Barbieri ha deciso di collaborare con la giustizia dopo essere stato condannato in via definitiva a 30 anni di reclusione per l’omicidio di Domenico Di Leo, alias “Micu Catalanu”, ucciso a Sant’Onofrio in via Tre Croci il 12 luglio 2004, ed anche per l’omicidio di Raffaele Cracolici, alias “Lele Palermo”, ucciso il 4 maggio 2004 a colpi di arma da fuoco a Pizzo Calabro. “Sono a conoscenza che un imprenditore di Sant’Onofrio del quale al momento non ricordo il nome, ma che saprei riconoscere in foto, per il tramite di un accordo tra Rocco Anello e Domenico Bonavota lavorava in questi villaggi. Anello poteva decidere questo perché – ha fatto mettere a verbale il collaboratore – aveva degli accordi con gli Stillitani e perché comunque in quel territorio comandava lui. L’imprenditore di Sant’Onofrio che lavorava all’interno dei villaggi di Rocco Anello, di cui non ricordavo il nome, si chiama Antonio Facciolo”. Rocco Anello è ritenuto il boss indiscusso dell’omonimo clan di Filadelfia. Il resto delle dichiarazioni di Onofrio Barbieri sono ancora coperte da omissis e dal segreto investigativo. Nell’aprile scorso Antonio Facciolo, 64 anni, ha lasciato gli arresti domiciliari per l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Viene ritenuto dalla Dda di Catanzaro un imprenditore intraneo al clan Anello-Fruci di Filadelfia e Acconia di Curinga. Tuttavia, il Tribunale del Riesame ha riqualificato la condotta nel reato di concorso esterno in associazione mafiosa.
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