mercoledì,Novembre 20 2024

Inchiesta Maestrale: modificate le misure per cinque indagati

Decisione del gip all’esito degli interrogatori di garanzia nell’ambito dell’operazione antimafia della Dda di Catanzaro

Inchiesta Maestrale: modificate le misure per cinque indagati

Nuove modifiche delle misure cautelari per alcuni indagati coinvolti nell’operazione antimafia Maestrale-Carthago. A deciderle, il gip distrettuale all’esito degli interrogatori di garanzia. In particolare, Giorgio Vurro (cl ’56), di Pizzo, in accoglimento di una richiesta formulata dall’avvocato Walter Franzè, ha lasciato gli arresti domiciliari per la misura dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per tre giorni a settimana. In qualità di lavoratore marittimo, e’ accusato di concorso in corruzione. In cambio dell’accesso abusivo al sistema informatico dell’Inps e della rivelazione di informazioni riservate, secondo gli inquirenti Giuseppe D’Andrea – impiegato dell’Inps di Vibo – sarebbe stato ricompensato dagli altri indagati (lavoratori marittimi, tra cui Giorgio Vurro) con l’elargizione di beni tra cui “prodotti ittici, panettoni, torroni, champagne ed altre utilità non meglio specificate per un valore non inferiore a 500 euro”. L’aggravante mafiosa era già stata esclusa per lui dal gip distrettuale. Lascia poi gli arresti domiciliari anche Rosario La Rocca (cl  ’74) di Vibo Valentia, difeso dall’avvocato Patrizio Cuppari. Il gip Sara Merlini ha ritenuto che l’indagato abbia fornito una ricostruzione alternativa alle accuse, supportata anche da documentazione. Dai domiciliari all’obbligo di firma, invece, per gli imprenditori Antonio Tripodi (cl ’73) e Mattia Tripodi (cl ’96) di Santa Domenica di Ricadi, proprietari della società di navigazione Tripodi Group srl. Nei loro confronti l’accusa di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. I Tripodi sono difesi dagli avvocati Patrizio Cuppari e Albanelli La Terra. Revoca degli arresti domiciliari per l’obbligo di firma, infine, per Antonio Gaetano Prestia (cl ‘64) di Comparni e già assessore e vicesindaco al Comune di Mileto. In qualità di vicesindaco del Comune di Mileto ha consegnato le chiavi dell’ufficio anagrafe ad Angelo Bartone il quale ha perpetrato un furto di carte d’identità vergini, utili alle attività criminali della ‘ndrina, e soldi contanti trovati all’interno. E’ difeso dall’avvocato Giuseppe Monteleone.

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