Maestrale: il monopolio del pane a Mileto e la svolta sugli esecutori dell’omicidio di Angelo Corigliano
L’inchiesta della Dda svela i retroscena inediti sui fatti di sangue che hanno visto contrapposte le famiglie Mesiano e Corigliano con il coinvolgimento anche dei Pititto. Le intercettazioni e le dichiarazioni di Oksana Verman portano in carcere pure un barista e un giovane di Tropea
Rientra nei contrasti attorno alla gestione del monopolio nella fornitura del pane ai vari esercizi commerciali del Vibonese, l’omicidio di Angelo Corigliano consumato a Mileto il 19 agosto 2013 e sul quale prova a fare piena luce l’operazione antimafia Maestrale-Carthago con i recenti nuovi arresti. Ci si trova in particolare dinanzi a quella che il gip distrettuale, Filippo Aragona, definisce come “prepotenza mafiosa esercitata dal clan Mesiano nel settore della produzione e del commercio del pane mediante manovre speculative che hanno alterato gli equilibri economici dei prezzi e della concorrenza e mediante l’uso primitivo delle estorsioni quale strumento per costringere le vittime a piegarsi agli appetiti materiali delle cosche. I Mesiano inquinano a tal punto il settore merceologico in questione con la loro arroganza – rimarca il gip – da aver determinato l’omicidio di Corigliano Angelo perché quest’ultimo si era rifiutato di consumare una estorsione ai danni di un supermercato che non voleva acquistare il pane dai Mesiano”. Il monopolio di fatto del settore del pane nella zona di influenza del clan Mesiano deriva da un “cartello tra i Mesiano e i Corigliano i quali hanno imposto a tutti i rivenditori il prezzo di acquisto e di vendita del pane”.
L’omicidio Corigliano
L’omicidio di Angelo Corigliano (avvenuto il 19 agosto 2013) costituisce per il gip “un caso tipico di vendetta mafiosa, infatti esso è la risposta da parte di un clan per l’omicidio di Giuseppe Mesiano avvenuto circa un mese prima (17 luglio 2013). Tali vicende nascono da una situazione di contrasto tra i Mesiano e i Corigliano derivante anche da problemi di vicinato tra le rispettive proprietà site in località Pigna di Mileto”. Il conflitto tra le due famiglie si era inasprito soprattutto a causa degli attriti tra Angelo Corigliano e Franco Mesiano (già condannato per l’omicidio del piccolo Nicolas Green) in relazione ad alcune attività estorsive ai danni dei supermercati Corigliano finché si è giunti ad un “incendio della porta di ingresso dell’abitazione di Corigliano Giuseppe la notte del 17 luglio 2013 a cui è seguito dopo qualche ora l’omicidio di Giuseppe Mesiano. Dopo circa un mese è stato ucciso Angelo Corigliano”.
La collaborazione di Oksana Verman
In relazione a tali fatti, importanti si sono rivelate le dichiarazioni di Oksana Verman, l’amante di Salvatore Pititto di Mileto, la quale ha iniziato a collaborare con la giustizia nell’ambito dell’operazione Stammer contro il narcotraffico internazionale. La donna in riferimento agli omicidi Mesiano e Corigliano ha raccontato quanto appreso da Salvatore Pititto, ossia che “Rocco Iannello aveva provocato l’incendio alla porta d’ingresso dell’abitazione di Giuseppe Corigliano e che Salvatore Pititto e Domenico Iannello erano stati gli esecutori materiali dell’omicidio di Angelo Corigliano per vendicare l’uccisione di Giuseppe Mesiano”. La decisione di uccidere Angelo Corigliano e le modalità esecutive dell’omicidio sarebbero state stabilite durante un incontro a casa di Pasquale Pititto a San Giovanni di Mileto (Pasquale Pititto si trovava ai domiciliari sulla sedia a rotelle dpo essere stato condannato all’ergastolo per un omicidio avvenuto nel 1990 a Catanzaro) a cui sarebbe stato invitato anche Vincenzo Corso, genero di Giuseppe Mesiano, quale rappresentante della famiglia Mesiano e al quale avrebbero preso parte Salvatore Pititto, Rocco Iannello e Domenico Iannello”. Vi è da ricordare, però, che il 25 febbraio 2022 la Corte d’Assise di Catanzaro, al termine del processo nato dall’operazione antimafia denominata Miletos, ha assolto Franco Mesiano e Vincenzo Corso dall’omicidio di Angelo Corigliano. “Salvatore Pititto –ha riferito agli investigatori Oksana Verman – mi ha detto che ad uccidere Angelo Corigliano sono stati lui e Domenico Iannello mentre erano a bordo di un motorino rubato, quando questa persona era in macchina, credo una Punto bordeaux. Salvatore guidava la moto, Domenico Iannello ha sparato. Mi ha anche detto le seguenti parole:” lo abbiamo fatto perché lo dovevamo ad Enzo”, raccontando di averlo fatto perché facevano parte del loro gruppo anche Rocco Iannello ed Enzo Corso. Mi diceva spesso “Enzo è con noi”.
I dialoghi intercettati e i ruoli di Polito e Mazzitelli
A permettere però al gip distrettuale di superare le assoluzioni per l’omicidio di Angelo Corigliano decise lo scorso anno dalla Corte d’Assise sono i dialoghi intercettati sulle utenze di Michele Galati e Domenico Polito di Mileto i quali, appresa la notizia della collaborazione della Verman, avrebbe esclamato che ciò rappresentava la fine per Salvatore Pititto, anche in relazione all’omicidio di Angelo Corigliano. Domenico Polito, 49 anni, avrebbe inoltre confessato a Michele Galati di aver egli stesso svolto il ruolo di “vedetta” il giorno dell’omicidio di Angelo Corigliano per segnalare ai complici l’eventuale passaggio dei carabinieri (appostandosi dinanzi la caserma dell’Arma), così come ruolo di “vedetta” nell’omicidio avrebbe assunto anche Salvatore Pititto (che invece la Verman indica come presente sulla moto); a sparare contro Angelo Corigliano, secondo i dialoghi intercettati tra Domenico Polito (proprietario di un bar a Mileto) e Michele Galati, sarebbe stato quindi anche un soggetto di Tropea identificato in Giuseppe Mazzitelli (cl ’90) “che ha condotto la moto – evidenzia il gip – su cui viaggiava Domenico Iannello” il quale è accusato di aver aperto il fuoco contro Angelo Corigliano; “Sussistono senza dubbio – conclude il gip – i gravi indizi di colpevolezza per Pititto Salvatore, Iannello Domenico, Polito Domenico e Mazzitelli Giuseppe”.
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