Maestrale-Carthago: la Dda aveva chiesto l’arresto per un terzo avvocato, ma il gip ha rigettato
Per il giudice manca la gravità indiziaria per la penalista Daniela Garisto nell'ipotizzato reato di favoreggiamento nei confronti del boss di Zungri
C’è un terzo avvocato del Foro di Vibo Valentia tra gli indagati dell’inchiesta Maestrale-Carthago. Oltre a Francesco Sabatino (finito in carcere) e Azzurra Pelaggi (finita ai domiciliari), la Dda di Catanzaro ha infatti iscritto sul registro degli indagati l’avvocato Daniela Garisto, 41 anni, di Filandari, penalista impegnata anche nel maxiprocesso Rinascita Scott. Nei suoi confronti, la Procura distrettuale aveva avanzato la richiesta di arresti domiciliari ma il gip l’ha rigettata. Per l’avvocato Daniela Garisto e per Domenico Cichello, 51 anni, di Filandari (finito in carcere nell’ambito dell’operazione Maestrale), la Dda ipotizza il reato di favoreggiamento nei confronti del boss di Zungri Giuseppe Accorinti. In particolare, Peppone Accorinti in data 12 aprile 2019 era destinatario dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere per l’operazione “Errore Fatale” che faceva luce sull’omicidio del boss del Poro Raffaele Fiamingo detto “Lele il Vichingo” e sul tentato omicidio di Francesco Mancuso, detto “Ciccio Tabacco”, entrambi esponenti di spicco della ‘ndrangheta vibonese, avvenuto in data 9 luglio 2003 a Spilinga. L’ordinanza di custodia cautelare per Accorinti veniva confermata dal Riesame e, stando alla ricostruzione della Dda, il boss di Zungri avrebbe manifestato “un forte risentimento nei confronti del difensore Francesco Sabatino, reo, a suo dire, di aver trascurato la propria posizione a tutto vantaggio di Domenico Polito” che era ritornato in libertà avendo il Riesame annullato l’ordinanza. Accorinti avrebbe inoltre contestato al proprio avvocato “anche le modalità di redazione della consulenza, difformi da quelle che erano le sue volontà, atteso che il consulente avrebbe dovuto attestare che la voce registrata all’interno dell’abitacolo non fosse la sua”. Da qui, secondo l’impostazione accusatoria, “l’imbasciata mandata al proprio sodale Domenico Cichello per il tramite dell’avvocato Daniela Garisto”, con la quale Giuseppe Accorinti sarebbe stato “in contatto dal carcere attraverso l’utilizzo di un apparecchio cellulare che deteneva illegalmente”. Stando ad un’intercettazione tra Domenico Cichello e Francesco Barbieri, l’avvocato Garisto dopo aver ricevuto dal carcere la telefonata di Accorinti, si sarebbe recata nell’agosto 2019 nell’autosalone di Cichello per veicolargli l’imbasciata: avvicinare un perito per attestare falsamente in una perizia fonografica che la voce ascoltata nell’indagine “Errore Fatale” non era quella di Giuseppe Accorinti.
Per il gip assente la gravità indiziaria
Per il gip, tuttavia, tale ricostruzione della Dda di Catanzaro non può integrare la gravità indiziaria del reato di favoreggiamento ipotizzato nei confronti dell’avvocato Garisto. “Alla luce di quanto emerso, posto il generico riferimento a tale “Daniela” – sottolinea il gip –e considerato altresì che si sconosce il contenuto delle conversazioni intercorse tra Accorinti e la Garisto, riscontrate dai tabulati – di talché non può escludersi che le stesse – peraltro di pochi secondi ciascuna, anche se comunque illecite posto che Accorinti non era autorizzato all’uso di quel cellulare – avessero ad oggetto altre questioni – può dirsi sussistere unicamente il mero sospetto che l’autrice dell’imbasciata in esame sia stata l’avvocato Garisto, ma non può allo stato ritenersi integrata la gravità indiziaria del delitto in esame in capo alla medesima”.
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