giovedì,Dicembre 26 2024

Rinascita Scott: lascia il carcere il figlio del defunto boss di Vibo

Arresti domiciliari concessi in ragione dell’affievolimento delle esigenze cautelari. Per lui la Dda ha chiesto 24 anni di reclusione

Rinascita Scott: lascia il carcere il figlio del defunto boss di Vibo
Domenico Lo Bianco

Lascia il carcere per gli arresti domiciliari Domenico Lo Bianco, 61 anni, di Vibo Valentia, coinvolto nelle operazioni Imponimento e Rinascita Scott. Il Tribunale collegiale di Vibo Valentia del maxiprocesso Rinascita Scott (dove è confluita per Lo Bianco anche la successiva imputazione per l’inchiesta Imponimento), in accoglimento di un’istanza degli avvocati Giuseppe Di Renzo e Santo Cortese, ha infatti ravvisato un affievolimento delle esigenze cautelari (tempo di sottoposizione dalla misura in carcere – tre anni – e condizioni di salute), e da qui la concessione degli arresti domiciliari. Si trovava in carcere per un episodio estorsivo, ma gli viene contestato pure il reato di associazione mafiosa (con un ruolo di vertice nell’omonimo clan) e altre due ipotesi di estorsione con l’aggravante mafiosa, tanto che per lui nel giugno scorso la Dda di Catanzaro ha chiesto la condanna a 24 anni di reclusione. Domenico Lo Bianco – difeso dagli avvocati Santo Cortese e Giuseppe Di Renzo – è figlio del defunto boss Carmelo Lo Bianco, alias “Piccinni”, nonché fratello di Paolino Lo Bianco, quest’ultimo fra i principali imputati di Rinascita Scott tanto che la Dda ha chiesto per lui 30 anni di reclusione. A Domenico Lo Bianco oltre che del reato di associazione mafiosa deve rispondere per una vicenda che mira a far luce su un’estorsione al Lido degli Aranci di Bivona. In particolare, Domenico Lo BiancoAntonio Tripodi, 59 anni, di Portosalvo; Sante Tripodi, 50 anni, di Portosalvo; Domenico Tripodi, 55 anni, di Portosalvo, Paolo Lo Bianco (59 anni), Vincenzo Barba (70 anni) e Filippo Catania (61 anni), tutti di Vibo Valentia, sono accusati di aver compiuto atti estorsivi volti ad imporre ad Antonio Facciolo – gestore dal 2016 al 2018, attraverso la Golden Service srl della struttura turistica denominata “Lido Golfo degli aranci” a Bivona – la consegna di una somma di denaro.  Mediante violenza e minaccia derivante dall’appartenenza alla criminalità organizzata, in virtù di pregressi accordi sarebbe stata attribuita inizialmente a Domenico Lo Bianco (e quindi al clan Lo Bianco-Barba) e poi direttamente ai Tripodi la competenza criminale a gestire le pretese estorsive relative alla gestione del Lido degli Aranci, costringendo Antonio Facciolo a consegnare ai due clan il denaro richiesto a titolo estorsivo e, segnatamente: nell’anno 2016 tra gli 8 ed i 10mila euro; nell’anno 2017 diecimila euro.  Domenico Lo Bianco avrebbe svolto l’incarico di sorvegliare la struttura, mantenere i contatti con la vittima e riscuotere il denaro (almeno fino all’estate del 2017).

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