Rigettata sorveglianza speciale per imputato di Rinascita Scott
E’ accusato di essere uno degli esecutori materiali della rapina messa a segno a Ricadi nel 2016 ai danni del Credito cooperativo di San Calogero. La Dda ha chiesto per lui 15 anni di carcere
Rigettata dal Tribunale di Catanzaro la proposta di applicazione della misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, con obbligo di soggiorno, nei confronti di Sandro Ganino, 39 anni, di Acquaro, difeso dall’avvocato Michelangelo Miceli. Per il Tribunale non figurano ulteriori carichi pendenti – oltre a Rinascita Scott – che possano rappresentare degli indici sintomatici di una contiguità rispetto al contesto mafioso, essendo i fatti contestati nel maxiprocesso risalenti al 2016 e mancando quindi un giudizio di pericolosità attuale di Ganino. Nei suoi confronti la Dda di Catanzaro nel giugno scorso ha chiesto la condanna a 15 anni di reclusione. E’ accusato del reato di concorso in rapina a mano armata, aggravata dalle finalità mafiose, ai danni della Banca di Credito cooperativo di San Calogero ubicata a San Nicolò di Ricadi. In particolare – in concorso con Onofrio Barbieri, 43 anni, di Sant’Onofrio (da qualche mese nuovo collaboratore di giustizia), Cristian Capomolla, 35 anni, nativo di Soriano ma residente a Reggio Calabria, Domenico Cugliari, 41 anni, detto “Scric”, di Sant’Onofrio, Giuseppe Lopreiato, 29 anni, di Sant’Onofrio, e Francesco Tarzia, 41 anni, di Acquaro – il 20 maggio 2016 avrebbe puntato una pistola contro un impiegato della banca mentre costui stava digitando il codice di accesso della porta della filiale in modo tale da permettere ad uno dei rapinatori di entrare insieme a lui nei locali della banca per poi costringerlo ad aprire nuovamente la porta e fare entrare altri complici armati e con il volto travisato. I rapinatori avrebbero quindi puntato le armi contro l’impiegato, il direttore della banca e un cliente della filiale per tutte le fasi della rapina, quindi messo fuori uso i sistemi di videosorveglianza, e infine detto esplicitamente al direttore di non dare l’allarme, pena ritorsioni ai danni del figlio di quest’ultimo. Ottenute le chiavi della cassaforte, i rapinatori si sono impossessati della somma in contanti di 220mila euro, imbavagliando e bloccando direttore, impiegato e cliente con del nastro adesivo per poi rinchiuderli in una stanza. Sandro Ganino unitamente a Giuseppe Lopreiato, Onofrio Barbieri, Francesco Tarzia e Cristian Capomolla sono accusati di essere gli esecutori materiali della rapina.
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