“Maestrale”: i migranti a Joppolo e i legami insospettabili dei Mancuso e di un avvocato
Un primo Centro di accoglienza sarebbe stato gestito dal clan Mancuso attraverso Vincenzo Spasari, mentre un secondo da Azzurra Pelaggi che avrebbe preso in affitto alcuni immobili corrispondendo ai proprietari 72mila euro all’anno
Fatture per operazioni inesistenti, lucrando sul sistema dell’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati. E’ una delle specifiche accuse che vengono mosse dalla Dda di Catanzaro, nell’ambito dell’operazione Maestrale-Carthago, ad Azzurra Pelaggi, 46 anni, avvocato di Vibo Valentia (indagata a piede libero) e a Domenico Colloca, 52 anni, di Mileto (ex assessore a Mileto ed arrestato per associazione mafiosa). Le fatture per operazioni inesistenti sarebbero state emesse verso le società riconducibili ad Azzurra Pelaggi ovvero nei confronti dell’associazione onlus “Da donna a donna” e nei confronti della cooperativa Abigail (alle quali era affidata, rispettivamente, l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati per i Comuni di Mileto, Joppolo e Filadelfia e lo Sprar del Comune di Mileto). Nel solo periodo dagli anni 2017 e 2018 in favore dell’associazione Da Donna a Donna è stata erogata la somma complessiva di 1.758.990,00 euro. Sulla somma di 421mila euro, secondo l’accusa, il 70% rimaneva nella disponibilità di Azzurra Pelaggi, mentre il 20% ritornava nella personale disponibilità del rappresentante dell’impresa che aveva emesso la fattura. Il 10% sarebbe entrato nella personale disponibilità di Domenico Colloca in qualità “di intermediario per l’operazione fraudolenta”. Nel caso in cui la fattura veniva emessa dalla ditta di Colloca, il 70% rimaneva nella disponibilità di Azzurra Pelaggi, il 30% ritornava “nella personale disponibilità di Domenico Colloca”. L’inchiesta prova così a fare luce, con un apposito “capitolo”, anche sul Centro di accoglienza per migranti di Joppolo.
Le dichiarazioni di Emanuele Mancuso
Il centro di accoglienza sito nel territorio di Joppolo è stato prioritariamente trattato grazie alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Emanuele Mancuso che ha spiegato come “la gestione degli immigrati fosse diretta competenza della criminalità organizzata. Nello specifico il collaboratore ha riferito che la gestione del centro di accoglienza di Joppolo” era stata affidata a Vincenzo Spasari (attualmente imputato in Rinascita Scott e nei cui confronti sono stati chiesti 17 anni di carcere) “individuato quale uomo di fiducia di Luigi Mancuso, il quale aveva incaricato proprio Spasari della gestione del Centro” all’interno della struttura turistica Summer Time. Tale gestione avrebbe consentito “l’assunzione di tutte le persone collegate alla cosca Mancuso”, tra cui pure una ragazza che all’epoca “intratteneva una relazione con Giuseppe Mancuso, fratello di Emanuele”.
La nuova gestione dei migranti a Joppolo
Successivamente alla gestione occulta di Vincenzo Spasari, nell’attualità le risultanze investigative hanno permesso alla Dda di Catanzaro di accertare che a Joppolo il Centro di accoglienza per migranti “ha cambiato gestione nonché strutture”. Difatti “dal 2017 il Centro di accoglienza di Joppolo – rimarca la Procura distrettuale diretta dal procuratore Nicola Gratteri – è gestito dall’associazione Da Donna a Donna di Azzurra Pelaggi ed è stanziato negli immobili di proprietà di Francesco Zappia, Biagio Zappia e Ornella Zappia, siti in località Policari del comune di Joppolo, per i quali l’associazione ha elargito un canone d’affitto per gli anni 2017 e 2018 ammontante a 72.000 euro annui. Procedendo ad un’analisi dei dati provenienti proprio dalla gestione del centro di accoglienza di Joppolo, rileva – sottolinea sempre la Dda di Catanzaro – che i proprietari dell’immobile, e nello specifico Francesco Zappia, abbia delle frequentazioni con Agostino Papaianni, tratto in arresto nell’ambito dell’operazione Rinascita Scott”, individuato quale vertice del clan Mancuso nella zona di Capo Vaticano (risiede a Coccorino di Joppolo) e nei cui confronti la Procura distrettuale nel giugno scorso ha chiesto la condanna a 30 anni di reclusione, mentre per il figlio Giuseppe la richiesta ammonta a 10 anni di carcere. “Dalle acquisizioni intercettive emerge che la Pelaggi si sia interessata anche per evitare la chiusura del Centro di accoglienza sito nel comune di Joppolo, evidenziando gli stretti legami con il sindaco di quel Comune dal quale riceve rassicurazioni”. Il riferimento è al precedente sindaco di Joppolo (epoca delle intercettazioni) , ma in ogni caso per la Dda “appare rilevante evidenziare che Biagio Zappia, uno dei proprietari degli immobili affittati dall’associazione della Pelaggi, ricopra la carica di consigliere di minoranza” al Comune di Joppolo, essendo stato eletto nell’ottobre 2021 con 206 voti di preferenza nella lista che vedeva candidato a sindaco Valerio Mangialardo (sconfitto dall’attuale sindaco Giuseppe Dato). L’altra proprietaria degli immobili affittati dall’associazione della Pelaggi per accogliere i migranti è stata identificata agli inquienti in Ornella Zappia, dipendente della Provincia di Vibo Valentia, mentre Franco Zappia è stato identificato nell’attuale primario del reparto di Chirurgia dell’ospedale “Jazzolino” di Vibo. Nessuno dei fratelli Zappia ha ricevuto avvisi di garanzia per l’operazione Maestrale-Carthago. Nella stessa inchiesta, per altre vicende, la Dda di Catanzaro ha sottolineato “gli stretti rapporti di Franco Zappia con Vito Pitaro”, quest’ultimo ex consigliere regionale ed attuale leader della formazione politica “Città Futura” attiva in seno al Comune di Vibo Valentia. Gli inquirenti hanno evidenziato chiamate telefoniche tra Franco Zappia e Vito Pitaro definite “ricorrenti” e la natura delle stesse, ad avviso della Dda, “spazia da argomenti politici/elettorali a richieste fatte da Pitaro per favori in merito a visite ospedaliere per propri amici o congiunti” scavalcando le liste d’attesa.