Tropea, Di Costa a Libera: «Cosa aspetta a difendermi dagli attacchi del sindaco?»
Dopo le parole del primo cittadino Giovanni Macrì che ha l’ha definito “soggetto noto alle forze dell’ordine”, Pietro Di Costa stigmatizza il silenzio scelto dall’associazione antimafia sulla vicenda e sugli avvenimenti che ruotano attorno al Comune
Non nasconde la sua delusione, l’ex testimone di giustizia Pietro Di Costa dopo il mancato intervento a proprio sostegno, pur richiesto, da parte dell’associazione antimafia Libera a seguito “dell’attacco” ricevuto nel corso dell’ultimo Consiglio comunale dal sindaco di Tropea, Giovanni Macrì, che l’ha definito testualmente “soggetto noto alle forze dell’ordine”. “Ho ricevuto tantissima solidarietà dalle persone comuni e dai cittadini di Tropea e non solo – fa sapere Pietro Di Costa – e proprio per questo non riuscivo a spiegarmi il silenzio da parte di Libera che, invece, negli anni con don Ciotti, anche da Torino, mi è stata sempre vicina. Ho contattato allora il referente regionale dell’associazione Giuseppe Borello – fa sapere Di Costa – per capire per quale motivo sulla situazione al Comune di Tropea Libera non abbia mai speso una parola insieme a Libera, non intervenendo neppure ora che sono stato denigrato dal sindaco che mi ha pubblicamente definito come un soggetto noto alle forze dell’ordine, quando invece di certo non sono io ad essere schedato. Io – aggiunge Di Costa – che con le mie denunce ho dato un contributo importante alla lotta alla criminalità organizzata e di recente la Cassazione mi ha definito credibile e coerente. Non riesco a comprendere questo silenzio da parte di un’associazione antimafia come Libera rispetto ai fatti del Comune di Tropea dove si sono invece mossi sin dallo scorso anno – per chiedere l’invio di una Commissione di accesso agli atti per verificare eventuali infiltrazioni mafiose nel Municipio -, oltre a me anche l’allora presidente della Commissione parlamentare antimafia Nicola Morra, qualche giornalista – locale e nazionale – , il consigliere comunale di minoranza Piserà e, da ultimo, pure il questore di Vibo ha tirato in ballo un assessore comunale, mentre sua eccellenza il prefetto non è rimasto a guardare facendo bene il proprio lavoro rispetto al controllo su alcuni locali pubblici di proprietà pure di alcuni stretti congiunti di un assessore di Tropea. Dov’è, dunque, Libera a Tropea e a Vibo Valentia? Perché non interviene su questi temi? E’ normale che un sindaco delegittimi la figura di un testimone di giustizia e l’associazione antimafia scelga la via del silenzio e non spenda una parola? Non mi pare fossero questi gli insegnamenti – conclude Di Costa – di magistrati come Falcone e Borsellino ed anche dello stesso don Ciotti”.
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