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Imperium: gli stratagemmi di Luigi Mancuso per non farsi notare al battesimo del nipote

Il boss si sarebbe spogliato degli abiti da cerimonia e poi passato in paese sotto una telecamera installata dai carabinieri. L’inchiesta ipotizza il reato di favoreggiamento personale a carico del gestore del Golf Club di Limbadi. Le dichiarazioni di Emanuele Mancuso e le intercettazioni con Megna

Imperium: gli stratagemmi di Luigi Mancuso per non farsi notare al battesimo del nipote
Il Golf Club di Limbadi e nei riquadri Emanuele Mancuso, Luigi Mancuso e Assunto Megna
Luigi Mancuso

Fa luce anche sugli astuti stratagemmi adottati dal boss Luigi Mancuso per eludere i controlli dei carabinieri in occasione di un battesimo, l’operazione Imperium della Dda di Catanzaro e della Guardia di finanza. Per tale vicenda risulta indagato per il reato di favoreggiamento personale – aggravato dalle finalità mafiose – Fabio Demarzo, 50 anni, di Melicucco, gestore della struttura ricettiva denominata Golf Club Feudo Montalto di Limbadi. E’ accusato di aver aiutato Luigi Mancuso ad eludere le investigazioni informando il boss di Limbadi dell’incontro avvenuto in precedenza presso la caserma dei carabinieri di Rosarno e della richiesta formulatagli da un militare dell’Arma di ricevere, tra le 16:00 e le 16:30 del 16 ottobre 2017, un messaggio telefonico con aggiornamenti sulle persone presenti al ricevimento (e sui loro spostamenti) per il battesimo del nipotino di Luigi Mancuso (anche lui di nome Luigi, figlio di Giuseppe Mancuso, quest’ultimo a sua volta figlio di Giovanni Mancuso cl. ’41, fratello del boss Luigi Mancuso) organizzato proprio al Golf Club di Limbadi. Fabio Demarzo avrebbe quindi messo il proprio telefono cellulare a disposizione dello stesso Luigi Mancuso il quale – sostituendosi alla persona del Demarzo – avrebbe inscenato uno stratagemma per sottrarsi alle investigazioni sul suo conto e sui soggetti frequentati: in particolare, dopo avere inviato, alle ore 15.15, un messaggio sul dispositivo telefonico in uso al militare dell’Arma e dopo essersi spogliato degli abiti da cerimonia, sviava gli accertamenti in corso sui suoi spostamenti e sugli incontri avvenuti transitando sotto una telecamera che gli stessi carabinieri avevano installato nel comune di Limbadi potendo così dimostrare di non essere presente alla cerimonia attenzionata dalle forze dell’ordine. La vicenda viene ricostruita grazie alle confidenze che Fabio Demarzo avrebbe fatto ad Assunto Megna di Nicotera (padre del collaboratore di giustizia Pasquale Megna), mostrandogli tutte le conversazioni avute via whatsapp con il carabiniere. “Nell’udire tutto il racconto del Demarzo, Assunto Megna aveva cura di esternare un suo consiglio, ossia di stare bene attento a non farsi notare in compagnia di Luigi Mancuso o di contattarlo al fine di “tutelarsi” dalle forze dell’ordine: “Devi stare attento! Che basta che vedono tanto lo sai che fanno!?…”

I Mancuso e il Golf Club

“A riguardo della vicinanza di Fabio Demarzo agli ambienti criminali esistenti nell’hinterland di Nicotera e Limbadi – evidenzia la Dda – sono state intercettate alcune conversazioni dalle quali si evince che questi sia inoltre un personaggio che rispetta le dinamiche criminali della zona. Fabio Demarzo, infatti, per poter permettersi di gestire tranquillamente una struttura ricettiva ubicata nel territorio di Limbadi (Golf Club) deve acconsentire a quelle che sono le indicazioni della consorteria e, nel caso specifico, per le forniture di genere ittico, deve rivolgersi ad Assunto Megna, del quale ha dimostrato conoscere la sua vicinanza al boss Luigi Mancuso. Dall’analisi dei contatti effettuata sull’utenza monitorata in uso ad Assunto Megna si contano oltre 200 contatti intercorsi tra quest’ultimo e lo stesso Fabio Demarzo”, scambiandosi anche “confidenze relativamente ad alcune vicende legate alle sfera criminale del territorio”.

Le dichiarazioni di Emanuele Mancuso

Per la Dda, quindi, Fabio Demarzo “può essere definito come una persona a disposizione della consorteria criminale dei Mancuso, mettendo tra l’altro a disposizione le strutture e le attività commerciali a lui affidate in gestione” ed a supporto di ciò ci sono anche le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Emanuele Mancuso che, pur non conoscendo direttamente Demarzo, ha confermato che la struttura ricettiva del Montalto Golf Club è gestita da soggetti vicini alla consorteria dei Mancuso, la quale fruisce “gratuitamente di tutti i servizi” della struttura: “Posso dire che si tratta di una struttura gestita da soggetti certamente vicini ai Mancuso, anche perché vi si recavano alcuni parenti ed amici della mia famiglia – ha affermato il collaboratore – pure per festeggiare eventi e ricorrenze, oltre che per approfittare della piscina, il tutto sempre senza pagare. Ricordo che, una volta che stavo cercando Salvatore Ascone, i suoi familiari mi dissero che si trovava presso il suddetto Golf Club dove, insieme ai suoi operai, stava raccogliendo le olive. Giunto al Golf Club, Ascone mi presentava come “il figlio di Luni, il nipote di Peppe Mbrogghija” a due soggetti che si trovavano lì con lui, ma non ricordo di chi si trattasse, anche perché non ero un assiduo frequentatore di questa struttura; suppongo fossero i proprietari, perché non è che vai da un soggetto che è operaio là dentro e gli dici: “Chistu è u figghju i Luni”. Cioè l’operaio a mmia mi presenti!? Ca ti jettu du trattore. Ma stiamo scherzando…”.

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