Omicidio Franzoni a Portosalvo, rideterminata la pena in appello per Salvatore Mantella
La sentenza dopo un precedente annullamento con rinvio ad opera della Cassazione. Il fatto di sangue è stato commesso il 21 agosto 2002 nella frazione di Vibo
Rideterminata in 15 anni e 4 mesi dalla Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro la condanna nei confronti di Salvatore Mantella, 49 anni, di Vibo Valentia, ritenuto responsabile di aver preso parte all’omicidio – aggravato dalle finalità mafiose – dell’allora 29enne Mario Franzoni. Un fatto di sangue commesso il 21 agosto del 2002 a Portosalvo mentre la vittima si trovava a bordo della sua Fiat Punto dopo essere rientrato in paese per un periodo di vacanza proveniente da Mariano Comense. La sentenza arriva dopo un precedente annullamento con rinvio ad opera della Cassazione del precedente verdetto di secondo grado al termine del quale Salvatore Mantella era stato condannato a 16 anni di reclusione. In primo grado la condanna del gup distrettuale (al termine di un processo celebrato con rito abbreviato che è valso uno sconto di pena pari ad un terzo) nei confronti di Salvatore Mantella era stata pari ad anni 30, pena poi ridotta in appello. Salvatore Mantella è difeso dagli avvocati Diego Brancia e Riccardo Caramello.
L’operazione Outset
L’operazione della Dda di Catanzaro che mira a far luce sull’omicidio di Mario Franzoni è scattata il 14 luglio del 2017 ed è stata denominata “Outset”. Secondo l’accusa, Franco Barba e Andrea Mantella sarebbero stati i mandanti del fatto di sangue (oltre ai defunti Francesco Scrugli, ucciso nel 2012, e Carmelo Lo Bianco, alias “Piccinni”, il boss dell’omonimo clan di Vibo morto in carcere), ma la posizione di Franco Barba è stata separata da quella degli altri imputati ed ancora non è stata definita processualmente. Nazzareno Mantella – fratello di Andrea Mantella – secondo l’originaria accusa, avrebbe curato insieme a Salvatore Mantella (quest’ultimo accusato, oltre che dal cugino Andrea Mantella anche dal collaboratore Domenico Giampà, cioè da uno degli esecutori materiali dell’omicidio) di essere la logistica dell’omicidio fornendo le armi e un motorino ai killer. Nazzareno Mantella è stato però già assolto in appello e Cassazione “per non aver commesso il fatto” in dopo aver rimediato 20 anni in primo grado (era difeso in appello dagli avvocati Antonio Porcelli e Salvatore Sorbilli). Domenico e Vincenzo Giampà di Lamezia Terme sarebbero stati invece gli esecutori materiali del fatto di sangue con il secondo che avrebbe guidato la moto con a bordo i due; contestati anche i reati di concorso in detenzione di armi illegali e ricettazione.
Il collaboratore di giustizia Giuseppe Giampà aveva spiegato che l’omicidio era stato ordinato da Andrea Mantella e Francesco Scrugli per conto della cosca Lo Bianco. L’autore materiale dell’omicidio, secondo il pentito, sarebbe stato Domenico Giampà che avrebbe utilizzato una pistola calibro 9 short a nove colpi monofilare. Per portare a termine l’omicidio era stato utilizzato uno scooter guidato da Enzo Giampà, pure lui di Lamezia Terme. Ad avviso di Giuseppe Giampà, il mandato omicidiario di uccidere Mario Franzoni sarebbe pervenuto pure dal defunto boss Carmelo Lo Bianco, detto Piccinni”. In cambio dell’omicidio il gruppo criminale di Mantella e Scrugli avrebbe dovuto ammazzare Pasquale Torcasio, detto “Carrà” o “Ciccio bello”, ed anche Francesco Zagami, entrambi ritenuti esponenti del clan Torcasio di Lamezia Terme, cosca avversaria dei Giampà. Tali ultimi omicidi ai danni dei lametini dovevano essere compiuti – secondo Giuseppe Giampà – da Francesco Scrugli e Salvatore Mantella. Andrea Mantella, a differenza degli altri collaboratori, aveva indicato anche le ragioni dell’omicidio da ricercare nel fatto che Mario Franzoni aveva picchiato e poi puntato la pistola e colpito in faccia i figli di Franco Barba, di nome Bruno ed Enzo.
La contropartita di Barba a Mantella e il confronto in aula
Andrea Mantella aveva poi precisato che Franco Barba, a fronte dell’incarico di morte, si era impegnato a costruirgli gratuitamente due villette in località “Cervo” di Vibo Valentia, una per lui e l’altra per Francesco Scrugli, villette che effettivamente furono costruite subito dopo l’omicidio. Mantella avrebbe quindi dato incarico a Francesco Scrugli di organizzare l’omicidio, chiedendo a Pasquale Giampà, detto “Mille Lire”, di mandargli “due ragazzi dei suoi a Vibo”.
Nel processo di secondo grado a carico di Nazzareno Mantella si era proceduto ad un confronto fra il collaboratore di giustizia lametino Domenico Giampà e Vincenzo Giampà che erano rimasti però ognuno sulle proprie posizioni. In particolare, Domenico Giampà per l’omicidio di Mario Franzoni aveva accusato Salvatore Mantella e Nazzareno Mantella, oltre a Francesco Scrugli e Andrea Mantella, mentre Vincenzo Giampà si era autoaccusato di aver aperto il fuoco contro Mario Franzoni chiamando in causa per il delitto Andrea Mantella e Francesco Scrugli, ma scagionando Salvatore Mantella e Nazzareno Mantella. Dal canto suo, Andrea Mantella aveva specificato il ruolo del fratello Nazzareno nell’omicidio di Mario Franzoni affermando che non era a conoscenza del fatto di sangue e neppure che l’auto sarebbe stata usata per il delitto; in tale processo di secondo grado erano stati anche acquisiti il verbale di interrogatorio sul fatto di sangue rilasciati dal collaboratore di giustizia Bartolomeo Arena.
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