venerdì,Ottobre 18 2024

‘Ndrangheta: “Imperium”, il ruolo dei quattro arrestati all’interno del clan Mancuso

Dai rapporti con Luigi Mancuso al controllo del Sayonara di Nicotera e dell’hotel Cliffs di Joppolo, dall’aiuto al latitante Marcello Pesce al riciclaggio

‘Ndrangheta: “Imperium”, il ruolo dei quattro arrestati all’interno del clan Mancuso
Nei riquadri Francesco Mancuso e Assunto Megna

E’ l’associazione mafiosa il principale reato per il quale la Dda di Catanzaro ha eseguito quattro fermi di indiziato di delitto nei confronti di: Francesco Mancuso, 52 anni, di Limbadi; Domenico Cupitò, 64 anni, di Nicotera, detto “Pignuni”; Assunto Natale Megna, 65 anni, di Nicotera Marina; Paolo Mercurio, 45 anni, di Marcellinara. Di seguito le singole accuse.

Assunto Natale Megna

Assunto Megna

E’ il padre del collaboratore di giustizia Pasquale Megna. Per la Dda di Catanzaro è un partecipe del clan Mancuso, “punto di riferimento dei vertici apicali della cosca sul comprensorio di Nicotera Marina, inizialmente sotto le direttive di Giuseppe Mancuso (cl. ’49, detto “Peppe Mbroglia”) ed in seguito sotto le direttive di Luigi Mancuso. Assunto Megna avrebbe sfruttato la forza di intimidazione della consorteria di appartenenza, nonché il vincolo di affinità che lo lega al cognato Pantaleone Mancuso (detto “Scarpuni”) ed a suo fratello Francesco Mancuso (cl. 71 detto “Bandera”). Assunto Megna vanterebbe poi pregressi rapporti con Pantaleone Mancuso (detto “l’Ingegnere”)  ed il fratello Diego Mancuso. Forte di tali legami, Assunto Megna avrebbe assunto per assunto una posizione commerciale dominante sul territorio, specie nelle relazioni con altri imprenditori del settore ittico e con i gestori delle strutture ricettive alle quali avrebbe imposto l’esclusività nelle forniture. Quale amministratore di fatto ed effettivo dominus delle società “Ittica Nicotera sas” (formalmente amministrata dal figlio Giuseppe Megna), Assunto Megna avrebbe veicolato agli altri sodali le direttive e le “ambasciate” di Luigi Mancuso, oltre ad assumere, di concerto con lo stesso, iniziative nel settore turistico-ricettivo.

Il controllo del Sayonara e del Cliffs

l’hotel Cliffs a Joppolo

Assunto Natale Megna è quindi accusato di aver esercitato il controllo di fatto del villaggio Sayonara di Nicotera Marina e dell’Hotel Cliffs di Joppolo. Sarebbe stato proprio lui – ad avviso degli inquirenti – il soggetto che avrebbe ricevuto e consegnato periodicamente al boss Luigi Mancuso le somme di denaro elargite dai soggetti incaricati della gestione del villaggio Sayonara. In esecuzione delle direttive impartite da Luigi Mancuso e da Pasquale Gallone (ritenuto il braccio destro di Mancuso), Assunto Megna si sarebbe inoltre adoperato – unitamente a quest’ultimo ed al figlio Pasquale Megna – per favorire la latitanza di Marcello Pesce, elemento di spicco dell’omonimo clan di Rosarno, offrendo un significativo contributo al rafforzamento della storica alleanza tra la famiglia Mancuso e la famiglia Pesce. Infine, Assunto Megna è accusato di essere stato investito dagli altri esponenti del sodalizio per la risoluzione delle problematiche insorte con altre consorterie operanti nel Vibonese e nel Reggino.

Francesco Mancuso

Francesco Mancuso

E’ il fratello dei più noti boss Pantaleone Mancuso (detto Scarpuni) e Giuseppe Mancuso (alias “Pino Bandera”). Non veniva coinvolto in una vicenda giudiziaria dai tempi della storica operazione antimafia denominata “Dinasty” (ottobre 2003). Avrebbe rappresentato sul territorio il fratello Pantaleone Mancuso quando quest’ultimo è stato arrestato a seguito delle operazioni “Gringia” e “Black money”, quindi dal 2013 in poi. Inoltre – simulando una posizione defilata – Francesco Mancuso avrebbe intrattenuto “costanti rapporti con lo zio Luigi Mancuso per il tramite di Assunto Megna, Pasquale Gallone e Gaetano Molino, palesando in più occasioni gli interessi “di famiglia” nel villaggio Sayonara e nella riscossione degli introiti derivanti dalla sua gestione”; nell’attualità – ad avviso della Procura distrettuale – si sarebbe adoperato in iniziative volte al riciclaggio dei proventi illeciti della cosca, rilevando, per il tramite del suo prestanome Paolo Mercurio, una serie di attività economiche tra cui una piadineria ubicata a Milano ed un’attività ittica ubicata prima a Vibo Valentia e poi a Marcellinara.

Domenico Cupitò

Già coinvolto nell’operazione Odissea del settembre 2006, Domenico Cupitò, detto “Pignuni”, di Nicotera, è accusato di essere un partecipe al clan Mancuso, prima sotto le direttive del boss Giuseppe Mancuso (alias ‘Mbrogghja”), poi di sotto quelle di Luigi Mancuso. Quale percettore degli introiti illeciti della cosca, avrebbe consegnato personalmente allo stesso Luigi Mancuso le somme di denaro che venivano prelevate, ad opera di Assunto Megna, dai soggetti incaricati della gestione del villaggio Sayonara. Si sarebbe inoltre attivato per ottenere notizie riservate, e coperte dal segreto istruttorio in ordine alle indagini in corso, a carico di esponenti della cosca Mancuso, rivelando tali informazioni ai sodali ed in particolare ad Assunto Megna. Avrebbe poi sfruttato il vincolo associativo e la forza intimidatrice prima per il tramite della ditta individuale della coniuge Maria Arcuri, successivamente per il tramite della “A.F.S. Investment S.r.l”, costituita formalmente ai figli nel dicembre 2020, ma di fatto gestita dallo stesso Cupitò, ottenendo una posizione commerciale dominante in relazione alle forniture di prodotti alimentari nei confronti delle strutture ricettive del comprensorio.

Paolo Mercurio

Avrebbe avuto il ruolo di partecipe all’associazione mafiosa, sfruttando il rapporto di lungo corso che – ad avviso della Dda – lo lega ad Assunto Megna ed ai fratelli Pantaleone Mancuso (“Scarpuni”) e Francesco Mancuso (“Bandera”), impiegando “i loro proventi illeciti delle attività criminose e adoperandosi per avviare, direttamente o per il tramite di altri soggetti interposti, diverse attività di interesse della cosca, tra cui una piadineria ubicata a Milano ed un’attività ittica ubicata prima a Vibo Valentia e poi a Marcellinara, consegnando periodicamente a Francesco Mancuso gli introiti derivanti da tali attività”.

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