Inchiesta Maestrale: gli agganci del capoclan negli uffici del Comune di Cessaniti
L’indagine della Dda mette in luce “la contiguità alla ‘ndrina da parte di alcuni dirigenti” e gli appoggi di cui il boss Francesco Barbieri poteva godere in Municipio fra politici e impiegati. L’inserimento nell’edilizia privata grazie ad infiltrazioni negli uffici dell’ente locale. Si attendono le decisioni da parte della Prefettura di Vibo
Tocca non solo esponenti politici, ma anche dirigenti del Comune di Cessaniti, l’inchiesta Maestrale-Carthago della Dda di Catanzaro. Fra gli indagati c’è infatti Filippo Mazzeo, 70 anni, di Pannaconi di Cessaniti, sino a gennaio 2019 responsabile del servizio amministrativo del Comune di Cessaniti ed in tale veste viene ipotizzato nei suoi confronti il reato di truffa aggravata insieme all’ex sindaco di Briatico Andrea Niglia che avrebbe ricevuto proprio da Mazzeo – secondo l’accusa – una copia dei quiz della prova selettiva (ed anche le domande di due prove scritte) relativa ad un concorso pubblico. Sono le attività tecniche di intercettazione a svelare come la ‘ndrina dei Barbieri di Cessaniti “vanti conoscenze ed appoggi nel mondo istituzionale del Comune di Cessaniti” ed in tale contesto emerge “la contiguità alla ‘ndrina di Cessaniti da parte di alcuni dirigenti del Comune. In particolar modo – spiega la Dda di Catanzaro – del responsabile dell’Ufficio Tecnico, arch. Francesco Larosa e di Filippo Mazzeo, ex storico responsabile dell’area amministrativa fino al 31 dicembre 2018 e collaboratore amministrativo del Comune per tutto l’anno 2019. Sintomatico della citata condotta – evidenzia ancora la Procura diretta da Nicola Gratteri – è quanto avviene nel giugno dell’anno 2019. L’architetto Francesco Larosa, con l’incarico di responsabile dell’Ufficio tecnico del Comune di Cessaniti, in data 7 giugno 2019, emetteva il “Permesso di Costruire nr. 11” per la demolizione di due fabbricati e la contestuale ricostruzione di un fabbricato in civile abitazione ad uso commerciale a Pannaconi di Cessaniti in piazza del Popolo. Il direttore dei lavori, l’ingegnere Massimiliano Colloca, in data 18 giugno 2019 sottoscriveva, unitamente alla committente Graziella Ruffa e ai legali rappresentanti delle imprese interessate, una comunicazione formale con la quale dava notizia che in data 19 giugno 2019 la ditta Purita Salvatore sarebbe stata sostituita dalla ditta Movimento terra di Surace Cristian, quest’ultima di fatto di proprietà del capo ‘ndrina Francesco Barbieri. Tale comunicazione era depositata nella stessa data presso l’Ufficio tecnico comunale senza che fosse allegato il Durc della ditta subentrante, così come specificato nel permesso a costruire pena l’applicazione di una sanzione pecuniaria nonché la sospensione e la revoca del permesso stesso”. Per i pm antimafia di Catanzaro, dunque, l’architetto Francesco Larosa, avrebbe “omesso di compiere qualsiasi atto amministrativo che poteva dare effettivo e concreto esito al controllo della regolarità del citato subentro della ditta Surace Cristian”.
L’autocertificazione falsa
Successivamente, in data 21 giugno 2019, Francesco Barbieri in concorso con Filippo Mazzeo, Nicola Mazzeo e Cristian Surace, “pianificava la redazione dell’autocertificazione di regolarità contributiva dell’impresa Surace Cristian, il quale la sottoscriveva attestando il falso poiché, da controllo presso l’Inps la citata ditta non era in possesso del Durc. In seguito – spiegano sempre gli inquirenti – Francesco Barbieri la consegnava al dipendente della ditta Nicola Mazzeo che, come da pianificazione di Filippo Mazzeo, la faceva pervenire al responsabile dell’Ufficio tecnico comunale Francesco Larosa che la inseriva all’interno del fascicolo inerente il permesso a costruire. Il tutto – ha ricostruito la Dda – al fine di deviare eventuali controlli da parte delle forze di polizia”. Tra giugno e agosto del 2019, quindi, Francesco Barbieri, unitamente al sodale Cristian Surace e al dipendente della ditta Nicola Mazzeo, sarebbe stato “intento a curare gli aspetti burocratici e logistici per la ricevuta commissione di un lavoro di edilizia privato da Fabio Polito. Incrociando tali risultanze con l’acquisizione documentale presso l’ufficio tecnico del Comune di Cessaniti, effettuata in data 21 agosto 2019, era emerso come la coniuge convivente di Fabio Polito, Graziella Ruffa(titolare della rivendita di alimentari denominata Market G&F sita a Cessaniti nella frazione Pannaconi), in data 22 febbraio 2019 avesse richiesto all’Ufficio tecnico comunale di Cessaniti un “permesso di costruire per la demolizione di n. 2 fabbricati esistenti e la ricostruzione di un fabbricato in civile abitazione ad uso commerciale”, assunto a protocollo nr. 1156 in data 9 aprile 2019, opere da effettuare a Pannaconi in piazza del Popolo”.
Le intercettazioni fra il capoclan e il dipendente comunale
Dall’attività di intercettazione del 21 giugno 2019, per gli inquirenti emerge così “una vera e propria contiguità tra il capo ‘ndrina Francesco Barbierie e Filippo Mazzeo, ex responsabile dell’Area Amministrativa del Comune di Cessaniti, incarico ricoperto fino al 1 gennaio 2019, data del suo pensionamento, ma al quale, con delibera nr. 1 della giunta comunale del 16 gennaio 2019, veniva concesso “un incarico di collaborazione a titolo gratuito, per la durata di un anno, a supporto degli uffici comunali”. Nel corso della conversazione intercorsa tra Francesco Barbieri, Mazzeo Nicola e Mazzeo Filippo, i soggetti ascoltati, in particolare Filippo Mazzeo e Francesco Barbieri, discutevano sulla documentazione da fornire al Comune relativa a un lavoro edile da effettuare in tempi brevi, che Nicola Mazzeo, dipendente della ditta Surace, dopo averne discusso con Barbieri, era in procinto di portare in visione al presidente del Consiglio comunale Rocco Gallucci”, attuale consigliere comunale di maggioranza, “al fine di avere delle agevolazioni e una qualche corsia preferenziale all’interno del Comune. Tale documentazione – sottolineano gli inquirenti – altro non era che l’autocertificazione della regolarità contributiva della ditta Surace. In quella data, ovvero il 21 giugno 2019 – momento dell’intercettazione – il citato documento viene a “materializzarsi” all’interno del fascicolo relativo all’autorizzazione ai lavori concessa alla committente Ruffa. Filippo Mazzeo, anch’egli coinvolto in tale vicenda tanto da confermare a Francesco Barbieri che il fratello Nicola gli aveva già mostrato l’incarto, messo a conoscenza del coinvolgimento nella vicenda di Rocco Gallucci si allarmava e con frasi concitate riferiva a Barbieri di contattare velocemente Nicola Mazzeo affinché evitasse di coinvolgere il presidente del consiglio comunale, in quanto non più ritenuto persona degna di fiducia, poiché sospettato da entrambi i conversanti di divulgare gli affari illeciti della ‘ndrina, tanto che Mazzeo si lasciava andare ad una sibillina esclamazione “A sto cazzo di Rocco lo dobbiamo lasciare fuori da tutte cose”.
La ‘ndrina di Barbieri e il Comune
Per la Dda di Catanzaro, dunque, “appare evidente in questa circostanza come anche l’arch. Larosa Francesco, responsabile dell’Area Tecnica del Comune di Cessaniti, sia partecipe di tali intrighi, agevolando la ‘ndrina e la sua impresa edile di riferimento, nel disbrigo della pratiche amministrative circa i lavori da compiere di volta in volta ed in particolare, in questo specifico caso, nell’agevolare il superamento delle problematiche burocratiche. E’ infatti il Larosa che, in qualità di responsabile dell’Ufficio Tecnico comunale – rimarca ancora la Procura di Catanzaro – sarebbe stato deputato all’effettuazione dei controlli nonché all’emanazione delle sanzioni ad esse corrispondenti ma soprattutto alla dovuta sospensione/revoca del permesso di costruire che avrebbe causato una perdita alle casse della ‘ndrina”, mentre l’inserimento dell’autocertificazione della ditta di Cristian Surace – all’interno del fascicolo della Ruffa avrebbe dovuto sanare le “lacune amministrative”.
La ‘ndrina infiltrata nel Municipio di Cessaniti
Nell’inchiesta Maestrale-Cartagho risultano indagati Francesco Barbieri, il nipote Cristian Surace e Filippo Mazzeo. Non risultano indagati gli altri chiamati in causa per tale vicenda (Francesco Larosa, Nicola Mazzeo, Rocco Gallucci, Colloca, Polito e Ruffa). La ricostruzione dell’episodio serve tuttavia alla Dda di Catanzaro (procuratore Nicola Gratteri e pm Andrea Buzzelli, Annamaria Frustaci e Antonio De Bernardo) per dimostrare le “infiltrazioni della ‘ndrina negli enti pubblici locali, strumentale all’ottenimento da parte delle ditte proprie dell’organizzazione mafiosa, di lavori nell’ambito dell’edilizia privata. Viene preferito quest’ultimo particolare settore, quello delle committenze private – fanno notare i magistrati antimafia – poichè per quanto concerne i lavori pubblici, aggiudicati o con gara di appalto o con incarichi diretti per somma urgenza, tali ditte sarebbero facilmente individuabili e di conseguenza soggette a sequestri o amministrazioni controllate; l’attenzione degli affiliati, in questo caso del capo ‘ndrina Francesco Barbieri, si rivolge così ai diversi professionisti, contigui alle organizzazioni, che hanno dei ruoli cardine all’interno degli uffici tecnicidel Comune”. Spetterà ora alla Prefettura di Vibo Valentia, alla luce di quanto emerge nell’inchiesta Maestrale-Carthago, decidere se inviare o meno una Commissione di accesso agli atti al Comune di Cessaniti al fine di accertare – per quanto di propria competenza – la presenza di infiltrazioni mafiose nella vita dell’ente. Nei confronti di Francesco Barbieri, la Dda di Catanzaro ha intanto di recente chiesto 30 anni di reclusione al termine della requisitoria del maxiprocesso Rinascita Scott.
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