L’omicidio di Domenico Belsito a Pizzo nel racconto del collaboratore Onofrio Barbieri
Il nuovo pentito del clan Bonavota indica alla Dda di Catanzaro mandanti, esecutori e movente del fatto di sangue. Un racconto che coincide con quanto già svelato da Andrea Mantella e che va a rafforzare il quadro accusatorio
Confermano in pieno le risultanze investigative dei carabinieri e il racconto di Andrea Mantella, le ultime dichiarazioni del nuovo collaboratore di giustizia Onofrio Barbieri che ha indicato mandanti, movente ed esecutori pure dell’omicidio di Domenico Belsito, consumato a Pizzo il 18 marzo del 2004. In primo grado per tale fatto di sangue – all’esito del giudizio celebrato con rito abbreviato – il 20 luglio dello scorso anno sono stati condannati a 30 anni di reclusionea testa Nicola Bonavota, 47 anni di Sant’Onofrio, e Francesco Fortuna, 42 anni, pure lui di Sant’Onofrio. Assolto invece Pasquale Bonavota, 49 anni (fratello di Nicola), mentre Andrea Mantella, 51 anni, è stato condannato ad 8 anni di reclusione. Per l’omicidio di Domenico Belsito, sotto processo in Corte d’Assise a Catanzaro (rito ordinario) si trovano invece Domenico Bonavota, 44 anni, di Sant’Onofrio, Onofrio Barbieri, 43 anni, anche lui di Sant’Onofrio, e Salvatore Mantella, 49 anni, di Vibo Valentia.
Le dichiarazioni di Barbieri
“Con riferimento a Domenico Belsito, l’omicidio è stato deciso nel casolare di campagna di Nicola Bonavota. A guidare la macchina sono stati Salvatore Mantella, mentre Andrea Mantella è andato a prendere i sicari che si sono occupati dell’omicidio, ovvero Salvatore Mantella e Francesco Scrugli. A sparare – ha fatto mettere a verbale Onofrio Barbieri – è stato proprio Francesco Scrugli, mentre alla guida dell’auto c’era Salvatore Mantella. A decidere l’omicidio di Domenico Belsito sono stati Domenico Bonavota, Nicola Bonavota, Francesco Scrugli, Francesco Fortuna, io e Andrea Mantella. Salvatore Mantella non era presente alla riunione ed è stato chiamato successivamente da Andrea Mantella, dopo che io avevo rubato la macchina. Belsito è stato ucciso per una relazione sentimentale non gradita ai Bonavota. Per quanto a mia conoscenza – ha aggiunto Onofrio Barbieri alla Dda di Catanzaro – per questo omicidio non è stata chiesta l’autorizzazione a Pasquale Bonavota. La riunione è avvenuta circa una settimana prima del delitto. Prima di ucciderlo avevamo fatto diversi tentativi senza riuscire a trovare Domenico Belsito. Lo stavamo pedinando e poi lo abbiamo individuato in un bar sulla Nazionale di Pizzo”.
L’omicidio di Domenico Belsito
Secondo l’accusa – così come confermato ora anche da Onofrio Barbieri – il mandato omicidiario a Salvatore Mantella sarebbe stato dato dal cugino Andrea Mantella. A sparare materialmente a Domenico Belsito sarebbe stato Francesco Scrugli (poi a sua volta ucciso nel marzo 2012 a Vibo Marina dal clan Patania di Stefanaconi).
L’omicidio Belsito sarebbe stato il delitto con il quale Andrea Mantella strinse l’alleanza con il clan Bonavota di Sant’Onofrio. L’omicidio di Belsito sarebbe stato infatti preceduto da un accordo: uno scambio di uomini fra il gruppo guidato da Andrea Mantella e Francesco Scrugli (all’epoca staccatisi dal clan Lo Bianco di Vibo) e quello dei Bonavota.
Era la sera del 18 marzo 2004 a Pizzo quando Domenico Belsito, nei pressi di un bar, appena sceso dalla sua autovettura è stato raggiunto da numerosi colpi d’arma da fuoco, mentre i sicari facevano perdere le loro tracce a bordo di un’autovettura, risultata rubata e rinvenuta, ancora in fiamme, a pochi chilometri di distanza, nei pressi di una masseria. La vittima, dopo alcuni giorni di agonia e nonostante i tentativi disperati dei sanitari dell’ospedale civile di Vibo Valentia, è deceduta il successivo 1 aprile 2004. La sentenza di morte era stata eseguita perché il Belsito, ritenuto intraneo al locale di ‘ndrangheta di Sant’Onofrio, e già sposato, avrebbe intrattenuto una relazione extraconiugale con la sorella di un altro affiliato. Il lavoro investigativo ha individuato nei vertici del clan Bonavota di Sant’Onofrio i mandanti e negli elementi dell’allora emergente gruppo criminale di Andrea Mantella (oggi collaboratore di giustizia) gli esecutori materiali del brutale omicidio, maturato nell’ambito di logiche di scambio, finalizzate a sancire l’alleanza tra i due sodalizi ‘ndranghetistici. La spedizione di morte, infatti, ha fatto seguito, a pochi giorni di distanza, al raid punitivo eseguito da killer del clan di Sant’Onofrio presso l’abitazione di Antonio Franzè, 66 anni, di Vibo Valentia, rimasto ferito alla spalla destra da colpi di arma da fuoco e reo di avere mancato di rispetto nei confronti del cognato Andrea Mantella, sminuendone in città la reputazione. Domenico Belsito all’epoca dell’omicidio aveva 34 anni.
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