‘Ndrangheta: Onofrio Barbieri svela mandanti ed esecutori degli omicidi Cracolici e Furlano
Prime dichiarazioni del nuovo pentito del clan Bonavota che chiama in causa personaggi sinora non coinvolti nell’inchiesta per il duplice fatto di sangue ricostruito nell’indagine Rinascita Scott
Prime rivelazioni sulle dichiarazioni del nuovo collaboratore di giustizia Onofrio Barbieri, 43 anni, di Sant’Onofrio, che da qualche mese ha deciso di interrompere il proprio percorso criminale e raccontare quanto a sua conoscenza su fatti e misfatti del clan Bonavota. Le sue dichiarazioni potrebbero riscrivere le responsabilità penali anche in ordine a due fatti di sangue al centro del troncone del processo Rinascita Scott che si sta celebrando dinanzi alla Corte d’Assise di Catanzaro. Per il duplice omicidio di Alfredo Cracolici e Giovanni Furlano (9 febbraio 2002) si trovano infatti sotto processo Domenico Bonavota, 44 anni, di Sant’Onofrio – indicato dall’accusa come il mandante del fatto di sangue – e Antonio Ierullo, 54 anni, di Vallelonga, che avrebbe fornito appoggio logistico durante le fasi propedeutiche alla missione di morte e sarebbe stato poi l’autore materiale della sparatoria che ha cagionato la morte delle due vittime, contro le quali sono state esplose raffiche di fucile mitragliatore kalashnikov e colpi di fucile calibro 12, tanto da lasciare sul posto dell’agguato – in contrada Muraglie di Vallelonga – i bossoli di oltre venti colpi. A recarsi insieme a Ierullo a fare un sopralluogo a Vallelonga ci sarebbe stato anche un soggetto di Sant’Onofrio rimasto al momento ignoto.
Le rivelazioni di Barbieri
Onofrio Barbieri in ordine a tale duplice fatto di sangue ha spiegato al pm della Dda di Catanzaro, di non averne preso parte direttamente ma di conoscere i soggetti coinvolti per averlo appreso direttamente nel coso di un pranzo. “Domenico Bonavota si fidava di me – ha dichiarato il collaboratore – perché ci siamo cresciuti insieme. E’ stato lui a dirmi tutto il giorno dopo l’omicidio, mentre ci trovavamo a casa sua a mangiare. Era presente con noi anche Francesco Fortuna e in quell’occasione mi disse con precisione come l’avevano fatto e chi erano”. Onofrio Barbieri, quindi, pur coinvolgendo Domenico Bonavota nel delitto di Alfredo Cracolici, costato la vita pure a Giovanni Furlano, non menziona il nome di Antonio Ierullo come soggetto coinvolto nei due fatti di sangue, ma chiama in causa personaggi rimasti fuori dal processo. Le persone coinvolte nell’agguato, ad avviso di Onofrio Barbieri sono invece: “Domenico Bonavota, Bruno Cugliari, Antonino Lopreiato, detto “Famazza”, e il fratello Salvatore Lopreiato. Sono a conoscenza di come si sono svolti i fatti e dei responsabili dell’agguato perché mi sono stati riferiti direttamente da Domenico Bonavota”. Il resto delle dichiarazioni di Onofrio Barbieri sono al momento ancora coperte da segreto investigativo.
Le dichiarazioni di Mantella, Di Leo e Costantino
Onofrio Barbieri svela dunque quanto avrebbe appreso su due fatti di sangue da Domenico Bonavota, ma occorre ricordare che la ricostruzione del duplice omicidio Alfredo Cracolici-Giovanni Furlano (che ha portato sotto processo in Assise Domenico Bonavota e Antonio Ierullo) è stata possibile – oltre che per via delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Andrea Mantella di Vibo e Francesco Costantino di Maierato – anche a seguito delle rivelazioni rese a suo tempo da Bruno Di Leo di Sant’Onofrio. Scrive infatti il gip distrettuale esaminando gli atti di Rinascita Scott: “Bruno Di Leo, appartenente al clan Bonavota, zio del defunto Domenico Di Leo – ucciso per mano degli stessi Bonavota, fatto per cui è intervenuta sentenza nell’ambito del processo “Conquista” – nel corso di un colloquio informale riferì al maggiore Luigi Grasso, all’epoca dei fatti comandante del Reparto Operativo Carabinieri di Vibo Valentia, che Alfredo e Raffaele Cracolici erano stati assassinati per volere dei vertici della cosca Bonavota a causa dei numerosi furti (anche ai danni della madre di Domenico Cugliari, detto “Micu i Mela”, zio dei Bonavota) da loro perpetrati in danno di soggetti ritenuti “intoccabili”. Inoltre precisava che Raffaele Cracolici era stato ucciso anche perché era solito denigrare i killer del fratello, affermando che costoro non sapevano sparare (il riferimento è sicuramente riconducibile al fatto che Alfredo Cracolici, nonostante i numerosi colpi esplosi, fu attinto effettivamente da un solo proiettile nella zona inguinale)”.
Fondamentali per la ricostruzione del duplice omicidio anche le intercettazioni ambientali. “Quanto alla partecipazione di Domenico Bonavota – scrive ancora il gip – all’omicidio di Alfredo Cracolici valga il riferimento puntuale che Luca Belsito, nel conversare sotto il gazebo della Esso (zona sottoposta a monitoraggio ambientale), fa espressamente a Domenico Bonavota quale autore dell’agguato ad Alfredo Cracolici. La chiusura del cerchio sulla riconducibilità dell’omicidio ai due indagati Bonavota e Ierullo è stata ricavata anche dalle conversazioni captate a bordo della macchina in uso ad Antonio Ierullo in quel momento storico, dalle quali si evince senza ombra di dubbio che Ierullo stesse monitorando la zona di San Nicola da Crissa frequentata – rimarca il gip – da Alfredo Cracolici (che lì aveva l’amante) e dove, di fatto, si è consumato l’omicidio, per come riferito da Domenico Bonavota ad Andrea Mantella. Nell’agguato ,oltre a Cracolici, ha perso la vita anche Giovanni Furlano, il quale ultimo si trovava vicino alla vittima designata”.
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