Inchiesta Maestrale, la Dda: «Amministrazione comunale di Cessaniti da tempo in mano alla ‘ndrina»
Francesco Barbieri, ritenuto il boss della cosca, avrebbe inviato l’allora presidente del Consiglio, assessore sino a pochi mesi fa, a chiedere una “mazzetta” ad una ditta. I favori verso il clan ed i contatti diretti con politici e dipendenti comunali. Situazioni di infiltrazioni mafiose nell’ente locale definite “sconcertanti” dalla Procura distrettuale
Accende i “riflettori” anche sul Comune di Cessaniti l’operazione antimafia Maestrale-Carthago della Dda di Catanzaro e lo fa attraverso appositi capitoli dedicati “all’influenza ed al condizionamento della locale ‘ndrina sul Municipio”, allo “scambio elettorale politico-mafioso” ed alla “sottomissione” dell’allora presidente comunale – assessore sino a settembre 2022 ed oggi consigliere – Rocco Gallucci. La Procura distrettuale di Catanzaro, guidata dal procuratore Nicola Gratteri, unitamente ai carabinieri del Nucleo Investigativo di Vibo Valentia, è chiara nell’affermare che nelle ultime elezioni comunali di Cessaniti del settembre 2020 la locale ‘ndrina guidata dai Barbieri ha “gestito la ripartizione dei voti, segno tangibile dell’influenza che Francesco Barbieri riveste con il suo comportamento tipico mafioso, dando un ulteriore conferma di come i voti raccolti nelle precedenti votazioni comunali – sottolinea la Dda – siano stati controllati da Francesco Barbieri e dai soggetti insospettabili a lui vicini e facenti parti in modo palese o anonimo della ‘ndrina di Cessaniti di cui lui ne è il capo. Inoltre appare evidente il “modus operandi” di come la ‘ndrina di Cessaniti riesca a procurarsi i voti, ossia facendo dei favori senza avere niente in cambio, ma al momento opportuno verrà comunque richiesto un corrispettivo a titolo di favore personale”. Francesco Barbieri, 58 anni, alias “Carnera” viene ritenuto un personaggio talmente potente nell’ambito della ‘ndrangheta del Vibonese, che la Dda nel processo Rinascita Scott ha chiesto per lui il massimo della pena: 30 anni di reclusione. Per la Dda di Catanzaro, le risultanze investigative dell’operazione “Maestrale-Carthago” portano ad una sola conclusione: “la gestione di tutta l’amministrazione comunale è da tempo nelle mani della ‘ndrina di Cessaniti e di chi la comanda”.
Il consigliere Rocco Gallucci
“Altra figura centrale all’infiltrazione della ‘ndrina di Cessaniti nell’ente locale, è quella di Rocco Gallucci – scrive la Dda di Catanzaro –, all’epoca dei fatti presidente del Consiglio comunale di Cessaniti nonché coordinatore, per conto del Comune, della ditta appaltatrice “M.G. Impianti” di Mileto, relativamente alla gestione e manutenzione della rete idrica che riguarda nel caso specifico le manovre di apertura, chiusura e strozzamento delle saracinesche della condotta per consentire, alle frazioni di Cessaniti e allo stesso comune, di ricevere, in base alla carenza, la quantità d’acqua necessaria per il fabbisogno della popolazione”. La ditta “Mg Impianti” (pur non essendo il suo titolare indagato) viene indicata nell’operazione Maestrale come vicina ai clan di Mileto. “In questo contesto si inquadra la richiesta estorsiva di danaro ai danni della ditta “Mg Impianti elettrici e costruzioni edili di Mazzeo Giuseppe” e nello specifico – sottolinea la Dda – il capo ‘ndrina Francesco Barbieri, in data 12 luglio 2019, incaricava Rocco Gallucci a recarsi presso la ditta Mg Impianti al fine di riscuotere il provento estorsivo per i lavori effettuati nel mese di luglio dalla predetta ditta in località Maiorana della frazione Pannaconi di Cessaniti, messaggio fatto pervenire dal Gallucci, per come si evince dalla conversazione intercorsa tra Francesco Barbieri e Filippo Mazzeo”. Sino al gennaio 2019 Filippo Mazzeo è stato il responsabile del servizio amministrativo del Comune di Cessaniti ed in tale veste si trova indagato nell’operazione Maestrale-Carthago per il reato di truffa aggravata insieme all’ex sindaco di Briatico Andrea Niglia che avrebbe ricevuto – secondo l’accusa – proprio da Mazzeo una copia dei quiz della prova selettiva (ed anche le domande di due prove scritte) relative ad un concorso pubblico. La richiesta estorsiva alla ditta “Mg Impianti”, ad avviso degli inquirenti, si sarebbe tradotta nella “disponibilità data dalla ditta di utilizzare i mezzi meccanici in uso a Francesco Barbieri, per effettuare ulteriori lavori a Cessaniti, accordo raggiunto mediante il concorso del sodale Nicola Fusca, incaricato dal capo ‘ndrina Francesco Barbieri”.
L’intercettazione tra il boss e il politico
Nel corso di alcune intercettazioni, gli investigatori riescono a capire che Francesco Barbieri sospettava l’allora presidente del Consiglio comunale, Rocco Gallucci, di essere stato il “confidente” dei carabinieri in occasione di una perquisizione domiciliare. Temendo Barbieri che Gallucci volesse ostacolarlo in un lavoro pubblico, ecco quindi che i due – boss e politico – si sono incontrati personalmente, stando attenti a non essere ripresi dalle telecamere presenti in paese. Questa l’intercettazione: Barbieri: “Senti…a Rocco…”, Gallucci: “Oi…vedi che c’è la telecamera lì…a Ciccio”; Barbieri: “Sembra che ci vedono? Ah? Mi sembra che questo…”; Gallucci: “…di qua”. Dai diversi argomenti trattati nella “conversazione tra i due” – Francesco Barbieri e Rocco Gallucci – emergono per i Pm antimafia “le diverse sfaccettature proprie del sodalizio al quale appartengono i soggetti finora ascoltati, le lettere anonime – esposti recapitati ai carabinieri che riportano alcuni commenti sui dipendenti comunali e vengono descritti gli scomodi legami familiari e le condotte illecite sia dei colloquianti che di altri soggetti – ed anche l’interesse del capo ‘ndrina sui lavori pubblici di manutenzione della rete fognaria a Cessanti, nell’ambito dei quali Francesco Barbieri lamenta alcune condotte poste in essere da Gallucci, presidente del Consiglio comunale. Il tutto – evidenzia ancora la Dda –rappresentato da Barbieri come una vera e propria mancanza di rispetto nei suoi confronti per via di alcuni lavori a Pannaconi nel 2019 sulla condotta fognaria che sarebbero passati su un terreno riconducibile allo stesso Barbieri, pronto a contestare a Gallucci di “esserne venuto a conoscenza solo grazie a suo nipote (di Barbieri), ovvero Cristian Surace”.
Gallucci, il sindaco e i Barbieri
Stando alla ricostruzione della Procura distrettuale diretta dal procuratore Nicola Gratteri (pm Antonio De Bernardo, Annamaria Frustaci e Andrea Buzzelli), l’allora presidente del Consiglio comunale di Cessaniti, Rocco Gallucci (oggi consigliere dopo essere stato assessore sino a settembre scorso) “palesemente intimorito” da Francesco Barbieri, “a propria discolpa e senza che vi sia un motivato obbligo di giustificazione, negava di essere stato l’artefice dell’iniziativa sopra descritta, ed affermava di essere stato delegato da Larosa Francesco, responsabile dell’Area Tecnica del Comune di Cessaniti, aggiungendo di essere stato investito dal sindaco Mazzeo Francesco dell’incarico di chiedere a Nino, [Barbieri Antonino], il permesso per accedere nel suddetto terreno ed inoltre di avere avvisato Pino Grasso il quale, per quanto si evince dalla conversazione, avrebbe minacciato di segnalare il guasto alla fogna alla Capitaneria di Porto nel caso in cui il Comune non fosse intervenuto”.
Il sindaco Francesco Mazzeo è stato rieletto nelle comunali del settembre 2020 ed ha nominato quale suo assessore Rocco Gallucci che nel 2019 (quando è intervenuto l’incontro con Francesco Barbieri) era invece presidente del Consiglio comunale. Nel settembre 2022 il sindaco ha rimodulato la giunta confermando tutti gli assessori, tranne proprio Rocco Gallucci. Antonino Barbieri (Nino) – al quale si sarebbe rivolto Gallucci, a suo dire su mandato del sindaco per chiedere il permesso di accedere ad un terreno – è stato identificato dagli investigatori in Antonino Barbieri, 64 anni, fratello di Francesco Barbieri. Nei confronti di Antonino Barbieri (che è anche cognato del boss di Zungri Peppone Accorinti) la Dda nel processo Rinascita Scott ha chiesto 20 anni di reclusione. Sempre la Procura distrettuale sottolinea quindi che “giova evidenziare come l’episodio in argomento non sia da considerarsi isolato ma appare che Gallucci abbia in altre occasioni favorito, sempre per una questione di rispetto, la famiglia Barbieri”. Nelle intercettazioni Rocco Gallucci rivolgendosi a Francesco Barbieri è infatti chiaro: “A Ciccio tu lo sai quanto ti rispetto. Lo sai se, se c’è stato qualcosa ho sempre mantenuto una certa costanza. Non mi sono mai messo a calpestarvi i piedi, mai messo a dirvi né chi è, nè come e nè quanto. Io ti rispetto. Ciccio, sul bene di mio padre….”. Di rimando, Francesco Barbieri ribatteva: “Vedi che io sono più grande di te! Non scherzare Rocco! Non scherzare, ti ho detto non scherzare, non mi venire a prendere in giro a me. Adesso voglio i soldi, adesso arrivati a questo punto vai là e gli dici di darmi i soldi!”.
La vicenda sconcertante e i condizionamenti
Per la Dda di Catanzaro a rendere tale ricostruzione “particolarmente sconcertante è il fatto che il capo cosca incarichi il presidente del Consiglio comunale di estorcere una mazzetta, come “risarcimento”, alla ditta MG Impianti vincitrice dell’appalto di manutenzione. Fatto egualmente gravissimo – sottolinea la Procura antimafia – è che Rocco Gallucci, preso in contropiede da Francesco Barbieri che lo incalzava attribuendogli la responsabilità dell’errore compiuto, a sua discolpa attribuisce a Francesco Mazzeo, sindaco del Comune di Cessaniti, il ruolo di gestore delle ditte alludendo, in forma implicita, che a condizionare gli appalti, i lavori e le mazzette sia proprio il sindaco”. Per chiarire il disguido, Rocco Gallucci avrebbe quindi proposto a Francesco Barbieri un confronto “unitamente al sindaco Francesco Mazzeo, al responsabile dell’Area Tecnica del Comune di Cessaniti Francesco Larosa e lo stesso Barbieri”. Anche se al momento nell’inchiesta Maestrale-Carthago non viene mossa una contestazione specifica per tale episodio al sindaco Mazzeo, a Larosa ed a Rocco Gallucci (non indagati, a differenza di Francesco Barbieri), per gli inquirenti “da quanto argomentato si può desumere che tutti i soggetti siano, ognuno per la propria parte di competenza, facenti parte attiva del medesimo disegno criminoso”. Ed ancora: “Altro passaggio di rilievo, che fotografa con obiettività il condizionamento della gestione dell’ente da parte della struttura criminale – rimarca la Dda – consta nel passaggio in cui Francesco Barbieri riferisce al suo interlocutore che Gallucci, e con lui l’intera lista ove era inserito l’attuale sindaco, ha beneficiato dei voti della cosca per raggiungere il quorum elettivo di maggioranza. Emerge cristallinamente il voto di scambio mafioso posto come genesi della mala gestio”. In data 7 agosto 2019 emerge così che “Francesco Barbieri, nell’interesse suo e della ‘ndrina di Cessaniti, con l’ausilio di Nicola Fusca, suo sodale, abbia ottenuto dalla ditta MG Impianti, con sede in Mileto, quanto richiesto al Gallucci, cioè il pagamento della “mazzetta”.
L’assessore cognato di “U Gniccu”
Dulcis in fundo, i carabinieri del Nucleo Investigativo di Vibo, coordinati dalla Dda di Catanzaro, hanno accertato che l’attuale assessore comunale Rocco Gallucci è cognato con Salvatore Lo Bianco, 51 anni, detto “U Gniccu”, di Vibo Valentia, condannato in abbreviato per associazione mafiosa nel processo Rinascita Scott a 10 anni e 8 mesi quale componente dell’omonimo clan di Vibo (pende l’appello), nonché sotto processo per l’omicidio del geologo vibonese Filippo Piccione, fatto di sangue avvenuto il 21 febbraio 1993 in pieno centro a Vibo e di cui Salvatore Lo Bianco è accusato di essere stato l’esecutore materiale. Dalle intercettazioni dell’inchiesta Maestrale-Carthago emerge che il presunto boss di Cessaniti, Francesco Barbieri, temendo che l’autore delle lettere anonime – circolanti in quel periodo a Cessaniti – fosse proprio Rocco Gallucci, avrebbe avvicinato Salvatore Lo Bianco affinchè convincesse il cognato Gallucci ad abbandonare “l’opera intrapresa perché considerata preludio di un possibile inizio di indagini da parte delle forze dell’ordine”. Non sapeva Francesco Barbieri che gli investigatori antimafia gli erano già addosso da un pezzo svelando ora anche i suoi contatti diretti con gli amministratori ed i dipendenti comunali.
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