Operazione “Pinocchio”, il processo infinito: in gioco la credibilità della giustizia – Video
Si avvia a sentenza al Tribunale di Vibo Valentia uno dei processi di mafia più lunghi e logoranti della storia giudiziaria del nostro paese
«Credo nella giustizia. E sono certo che alla fine ci sarà una sentenza giusta», così il testimone di giustizia Michele Tramontana poco prima di entrare nell’aula del Tribunale di Vibo Valentia per prendere parte ad una delle udienze finali del processo. Professione artigiano del legno. Quando denunciò i suoi strozzini, gli inquirenti gli attribuirono il nome in codice di Geppetto. L’operazione che ne scaturì venne così, non a caso, denominata Pinocchio, scattata nel marzo del 2009. I fatti di reato di cui fu vittima, però, risalgono al periodo compreso tra il 2000 ed il 2006. Oggi, nell’anno 2023, il procedimento penale attende ancora la sentenza di primo grado. Uno dei processi di mafia più lunghi della storia giudiziaria italiana. La Procura antimafia di Catanzaro, nel maggio scorso, ha chiesto tre condanne per usura aggravata dal metodo mafioso e tre assoluzioni. Di cui una per la intervenuta prescrizione dei reati. Ma se il Tribunale non dovesse riconoscere la sussistenza del contesto mafioso, questo processo infinito potrebbe andare in malora. Testi spesso assenti, incartamenti processuali inspiegabilmente distrutti. È accaduto un po’ di tutto in questo processo che mette in discussione la credibilità della giustizia a fronte del coraggio di chi denuncia. Ma Michele Tramontana, oggi, non è solo. C’è l’associazione Libera al suo fianco e c’è la Confederazione nazionale artigiana, parte civile al processo. «Restare accanto a quegli imprenditori che hanno avuto il coraggio di denunciare è nostro dovere», spiega Giuseppe Borrello, referente di Libera Vibo. «Chi denuncia contribuisce a liberare questo territorio dalla presenza asfissiante della criminalità organizzata. Ma è anche un monito per quelle persone che ancora oggi si trovano schiacciate da questo potere. Si può e si deve denunciare».
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