Inchiesta Maestrale, nel Vibonese anche i lavori per il metano nel mirino dei clan
Il tentativo di estorsione ai danni di una ditta con cantiere a Mesiano di Filandari. L'intervento della 'ndrina di Cessaniti, i rimproveri di Luigi Mancuso e la medizione di Saverio Razionale
Anche i lavori per il passaggio del metanodotto sarebbero finiti nel Vibonese nel mirino dei clan. Non una novità, atteso che altre inchieste in passato (come l’operazione Genesi) hanno svelato il pagamento di una maxitangente milionaria al clan Mancuso nei primi anni ’90 per il passaggio del metano. E’ quindi ora l’inchiesta Maestrale-Carthago a svelare un tentativo di estorsione ai danni di una ditta di Foggia impegnata nell’opera di costruzione del metanodotto, con cantiere sito a Mesiano, frazione di Filandari. Per tale vicenda sono indagati Francesco Barbieri, 58 anni, indicato quale capo ‘ndrina di Cessaniti, e Salvatore Policaro, 55 anni, detto “Turi”, di Portosalvo. In concorso tra loro avrebbero cercato di piegare l’impresa di Foggia impegnata nei lavori per il metano provvedendo materialmente Policaro (mandane Francesco Barbieri) a posizionare sul cantiere di Mesiano un bidone in plastica contenente liquido infiammabile ed un accendino, nonchè danneggiando a mezzo incendio 13 metri cubi di tubi in polietilene, oltre che a dare fuoco alla cartellonistica stradale ed a prendere di mira le transenne metalliche; il tutto – ad avviso della Dda di Catanzaro e dei carabinieri – nell’ambito di un “controllo assoluto di tutte le attività imprenditoriali ed economiche della zona e, quindi, arrogandosi il potere di far accedere o far escludere chicchessia dagli appalti e dalle forniture relative alle più importanti opere da realizzare”. Barbieri e Policaro avrebbero così cercato di convincere nel settembre 2019 l’impresa di Foggia impegnata nei lavori del metano a “mettersi a posto” con la ‘ndrangheta vibonese, sborsando una somma imprecisata di denaro. Un tentativo di estorsione al “Consorzio Stabile Prometeo srl” non riuscito. Gli investigatori sono quindi riusciti a ricostruire in seguito l’accaduto in occasione di alcune intercettazioni (5 ottobre 2019) nel corso di un matrimonio, in un locale di Capo Vaticano, dove tra gli invitati figuravano Francesco Barbieri e il boss di Limbadi Luigi Mancuso. Proprio quest’ultimo avrebbe redarguito Francesco Barbieri invitandolo a smetterla di porre in essere atti intimidatori proferendo nei suoi riguardi la seguente testuale frase: “… senza che gli mettete ste cazzo di bottiglie! (bottiglie incendiarie utilizzate negli atti intimidatorio) che se mettiamo ste cazzo di bottiglie poi, gli mettono le intercettazioni e invece di una cosa ne esce un’altra“. Nella stessa occasione, Luigi Mancuso chiedeva a Francesco Barbieri se tale ditta interessasse a lui personalmente, facendo chiaro riferimento alla tangente che la ditta avrebbe dovuto pagare in favore di Barbieri il quale, a sua volta, rispondeva affermativamente, ottenendo apposita autorizzazione da Luigi Mancuso che replicava: “Vi ho detto sempre prendetevela”.
Il ruolo di Luigi Mancuso
Luigi Mancuso raccontava così a Barbieri di essersi attivato in prima persona, recandosi unitamente a Giuseppe Raguseo a Mesiano di Filandari, al fine di prendere contatti sia con il referente della criminalità organizzata di quella zona, indicato espressamente in Domenico Cichello, detto Mimmo, ritenuto dagli inquirenti “organico al Locale di Zungri”, sia con il responsabile del cantiere. Non riuscendo ad incontrare Cichello, poiché, per come riferito dal Raguseo, l’autosalone del Cichello era chiuso, Luigi Mancuso sarebbe stato messo a conoscenza da Saverio Razionale – ritenuto il boss di San Gregorio d’Ippona – che a commettere il fatto reato erano stati dei ragazzi, tanto che Mancuso riferiva a Razionale che, una volta ultimati i lavori, una parte del “regalo” gli venisse consegnata dallo stesso Razionale (e gli ho detto io a Saverio “allora digli a sti ragazzi che come finiscono il lavoro, il regalo che fanno glielo porti tu stesso). Da altra intercettazione intercorsa tra Francesco Barbieri e Davide Surace di Spilinga, è Barbieri a svelare un retroscena inerente l’interessamento, manifestato da Saverio Razionale, circa l’individuazione degli autori dell’atto intimidatorio, “investigazione” commissionatagli dallo stesso Luigi Mancuso, il quale si era mostrato molto interessato alla ditta che aveva subito l’azione criminale.
Affiora così come la fonte di Saverio Razionale fosse stato proprio lo stesso Francesco Barbieri, il quale avrebbe rassicurato Razionale che, una volta ricevuto l’introito estorsivo, avrebbe diviso il provento con quest’ultimo e Luigi Mancuso. L’interessamento di Mancuso nella dinamica criminale , che aveva interessato un ambito territoriale ricadente nella frazione Mesiano di Filandari appannaggio degli Accorinti di Zungri “ingenera quindi in Barbieri un apprezzabile fastidio ed un sentimento vendicativo nei riguardi della stessa ditta vittima di estorsione” ed impegnata nel passaggio del metano in varie zone del Vibonese. Il tutto si evince da altra conversazione in cui Barbieri confida a Costantino Gaudioso: “Ora che arriva sta ditta, ed è la stessa, lo sfondo di fucilate!…vabbè che lo raddrizzavo poi io! Appena mi fa il nome suo! Ti giuro! Gli faccio una passata di botte“. Da evidenziare che nell’altra storica inchiesta della Dda di Catanzaro denominata Rinascita Scott, il procuratore Nicola Gratteri ha chiesto la condanna a 30 anni di reclusione a testa sia per Francesco Barbieri che per Saverio Razionale (quest’ultimo non indagato nell’inchiesta Maestrale). La posizione di Luigi Mancuso è invece confluita nel procedimento Petrol Mafie.
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