Inchiesta Maestrale: i clan di Zungri, Mileto e Cessaniti impegnati a favorire i latitanti
Nel Vibonese sarebbe stato nascosto anche il boss di Rosarno Gregorio Bellocco aiutato da Giuseppe Accorinti, all’epoca anche lui irreperibile
Ricostruisce anche il ruolo della ‘ndrina di Cessaniti e “locale” di Mileto nell’assistenza ai latitanti, l’operazione Maestrale della Dda di Catanzaro. Il presunto boss Francesco Barbieri (per il quale mercoledì scorso la Procura ha chiesto 30 anni di reclusione nel processo Rinascita Scott) è infatti qui accusato di aver favorito la latitanza di Pietro Accorinti di Zungri, fratello del più noto boss Peppone Accorinti. Una vicenda – quella della latitanza di Pietro Accorinti – che vede indagati anche Giuseppe Barbieri e Nicola Fusca, tutti di Cessaniti, i quali avrebbero fornito immobili e garantito i viveri a Pietro Accorinti. L’attività investigativa che ha portato a scoprire tale favoreggiamento della latitanza di Pietro Accorinti è nata in concomitanza al periodo durante il quale Giuseppe Accorinti si è reso volontariamente irreperibile a seguito della sua scarcerazione, avvenuta il 24 settembre 2015, sottraendosi alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza con obbligo di soggiorno nel comune di Zungri. “Tale irreperibilità di Giuseppe Accorinti rimarcava ancor di più l’estrema caratura criminale del soggetto, ma soprattutto – sottolinea la Dda – il sentore dello stesso di poter essere destinatario di ulteriori provvedimenti restrittivi” derivanti dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Raffaele Moscato, che ha iniziato a collaborare nel marzo 2015 e successivamente (giugno 2018) Emanuele Mancuso decidendo pertanto di sottrarsi fin da subito ai controlli delle forze dell’ordine.
I Bellocco latitanti nel Vibonese
E’ il 22 febbraio 2018 allorquando Peppone Accorinti, ancora in stato di irreperibilità, si trovava presso una masseria nelle campagne di Monte Poro intento a colloquiare con tale “compare Turi di Rosarno”, alla presenza di Michele Galati di Mileto, quest’ultimo figlio dell’ergastolano Salvatore Galati. Giuseppe Accorinti e “compare Turi” colloquiavano circa alcuni periodi di latitanza vissuti da grandi esponenti della ‘ndrangheta a cui gli stessi conversanti avevano dato supporto. Veniva così menzionato Giuseppe Bellocco, arrestato nel 2007 dopo circa dieci anni di latitanza in un bunker nella frazione di San Giovanni di Mileto. Proprio il predetto “compare Turi” gli avrebbe dato supporto e dall’inchiesta Maestrale è emerso che il latitante Giuseppe Bellocco dell’omonimo clan di Rosarno (condannato all’ergastolo) sarebbe stato favorito pure dagli indagati Pietro Corso (cl ’68) e Vincenzo Corso, detto Enzo (cl ’73), entrambi di Mileto. Dalle intercettazioni è poi emerso che in anni passati, Giuseppe Accorinti avrebbe aiutato il boss Gregorio Bellocco di Rosarno (detto “U lupu solitariu”, cugino di Giuseppe) a nascondersi a Papaglionti, frazione del comune di Zungri. E’ lo stesso Giuseppe Accorinti a ricordare l’episodio nelle intercettazioni: “Io me lo ricordo all’epoca era l’ottantacinque…. l’ottantasei…. laggiù a Papaglionti, sotto da me c’era Gregorio ed eravamo entrambi latitanti, eravamo là, solo che praticamente cosa facevamo: scendevano, ci lasciavano nella fiumara, scendevano la e finiva là. Invece là mi hanno preso due volte”.
La ‘ndrina di Cessaniti e le latitanze
Anche gli esponenti della ‘ndrina di Cessaniti sono risultati dediti a fornire appoggio a latitanti e capaci di darsi alla fuga. Una prima risultanza veniva registrata in data 20 settembre 2019, allorquando nel corso di un incontro tra il presunto capo della ‘ndrina di Cessaniti, Francesco Barbieri e Giuseppe Lo Bianco, quest’ultimo raccontava al primo, con un certo personale coinvolgimento nella faccenda, che due giorni addietro, la mattina intorno alle ore 4:00, aveva udito un elicottero sorvolare a bassa quota il centro abitato di Sant’Onofrio e a tale percezione esclamava tra sé e sé “lo hanno preso!”, facendo “inequivocabilmente riferimento ad uno dei due fratelli Bonavota, Pasquale e Domenico, entrambi ritenuti esponenti di vertice della consorteria di ‘ndrangheta di Sant’Onofrio ed all’epoca latitanti. A tale racconto, Francesco Barbieri esprimeva quindi la sua opinione sulle operazioni di ricerca dei latitanti da parte delle forze di polizia ma soprattutto descriveva come dovrebbe essere “tenuto” un latitante, raccontando della sua personale esperienza del passato, periodo non meglio precisato dallo stesso, allorquando aveva favorito la latitanza di un ergastolano, non indicandone però le generalità. Ulteriori captazioni hanno fatto emergere come Francesco Barbieri mantenesse stabili contatti con il latitante Pietro Accorinti. In data 21 giugno 2019, sul dispositivo telefonico di Francesco Barbieri sono state infatti captate due conversazioni ai in cui il monitorato parlava seduto ad un bar con Nicola Fusca. Nel corso dell’incontro, i due convenuti discutevano sia delle modalità mediante le quali veicolare i messaggi da far recapitare o ricevere all’allora irreperibile Pietro Accorinti, sia su alcuni particolari che riguardavano il supporto idoneo al favoreggiamento dello stesso Accorinti.
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