martedì,Novembre 26 2024

Rinascita Scott: i profili ed i ruoli dei 13 imputati per i quali la Dda ha chiesto 30 anni di carcere

Da Vibo a Sant’Onofrio, da San Gregorio d’Ippona a Tropea, da Capo Vaticano a Cessaniti sino ai fedelissimi del boss di Zungri, ecco chi rischia il massimo della pena

Rinascita Scott: i profili ed i ruoli dei 13 imputati per i quali la Dda ha chiesto 30 anni di carcere
L'aula di Rinascita Scott e nei riquadri da sinistra verso destra: Francesco Barbieri, Saverio Razionale, Pasquale Bonavota, Antonio La Rosa e Paolino Lo Bianco

Il boss di Tropea

Antonio La Rosa

Già condannato in via definitiva quale capo ‘ndrina di Tropea, anche dopo aver scontato la pena per l’operazione “Peter Pan”, Antonio La Rosa, 62 anni, alias “Ciondolino” avrebbe continuato imperterrito a guidare il proprio clan. Per questo anche per lui la Dda di Catanzaro ha chiesto 30 anni di reclusione. Opererebbe in costante collegamento con il clan di Limbadi, anche grazie al raccordo posto in essere da Domenico Polito, 59 anni, altro soggetto ritenuto di peso nella “geografia” criminale della zona e per il quale la Dda ha chiesto 20 anni di reclusione. Antonio La Rosa è accusato di aver individuato personalmente gli obiettivi da colpire a Tropea, anche attraverso la selezione delle attività commerciali da sottoporre ad estorsione, nonché disponendo dei propri affiliati ai quali indicare le azioni da compiere, dirimendo in prima persona i contrasti coinvolgenti i propri sodali.

I vibonesi

Antonio Macrì

A rischiare 30 anni di reclusione ci sono poi tre figure ritenute di elevato spessore criminale nella città di Vibo Valentia: Paolino Lo Bianco, innanzitutto, 60 anni, il quale avrebbe ereditato il “bastone” del comando dell’omonimo clan dal padre Carmelo (cl ’32), deceduto nel 2014 in ospedale a Parma in stato di detenzione all’età di 82 anni. Era già stato condannato in via definitiva per associazione mafiosa nel processo “Nuova Alba”. Scontata la pena, però, Paolino Lo Bianco avrebbe continuato nelle proprie attività criminali, tanto da divenire un bersaglio da colpire nelle intenzioni di Mommo Macrì, altro personaggio di Vibo Valentia condannato a 20 anni di reclusione nel processo Rinascita Scott celebrato con il rito abbreviato. Per il padre di Mommo Macrì, ovvero Antonio Macrì, 65 anni, di Vibo Valentia, la Dda ha ora chiesto 30 anni di reclusione, venendo indicato come una delle figure di vertice del nuovo “locale” di ‘ndrangheta di Vibo Valentia – nato dopo le scarcerazioni di “Nuova Alba” – e poi a capo della ‘ndrina dei Macrì-Camillò distaccatasi dai Lo Bianco.

Rosario Pugliese

Il massimo della pena è stato chiesto anche nei confronti di Rosario Pugliese, 57 anni, posto a capo della ‘ndrina dei “Cassarola”, dal soprannome della famiglia Pugliese con competenza criminale nel quartiere Affaccio di Vibo Valentia Già coinvolto nel 2007 nell’operazione antimafia “Nuova Alba” quale elemento di spicco del clan Lo Bianco, Rosario Pugliese era stato però clamorosamente assolto in appello dall’accusa di associazione mafiosa; Viene ora indicato quale capo e direttore del sodalizio, con compiti decisionali e rappresentativi per l’intera ‘ndrina dei “Cassarola”, impartendo disposizioni ai vari sodali, coordinandone le attività e occupandosi direttamente delle attività estorsive e del controllo del territorio. [SCORRI IN BASSO E CLICCA SU “AVANTI” PER CONTINUARE A LEGGERE GLI ALTRI PROFILI]

Articoli correlati

top