venerdì,Novembre 22 2024

Rinascita Scott: i profili ed i ruoli dei 13 imputati per i quali la Dda ha chiesto 30 anni di carcere

Da Vibo a Sant’Onofrio, da San Gregorio d’Ippona a Tropea, da Capo Vaticano a Cessaniti sino ai fedelissimi del boss di Zungri, ecco chi rischia il massimo della pena

Rinascita Scott: i profili ed i ruoli dei 13 imputati per i quali la Dda ha chiesto 30 anni di carcere
L'aula di Rinascita Scott e nei riquadri da sinistra verso destra: Francesco Barbieri, Saverio Razionale, Pasquale Bonavota, Antonio La Rosa e Paolino Lo Bianco

Sono 13 gli imputati del maxiprocesso Rinascita Scott per i quali la Dda di Catanzaro, guidata dal procuratore Nicola Gratteri, ha chiesto il massimo della pena, cioè 30 anni di reclusione. Si tratta di soggetti collocati in molti casi al vertice di strutture mafiose, indicati quali capi, promotori ed organizzatori di un’associazione mafiosa. Ecco di chi si tratta, il loro profilo e le accuse per le quali si trovano sotto processo.

Il capo ‘ndrina di Cessaniti

Francesco Barbieri

Francesco Barbieri, 58 anni, alias “Carnera”, viene indicato come il capo ‘ndrina di Cessaniti, struttura di ‘ndrangheta inserita nel “locale” di Zungri con al vertice il boss Giuseppe Accorinti; Francesco Barbieri è residente nella frazione Piana Pugliese di Cessaniti, Francesco Barbieri è accusato del reato di associazione mafiosa, ritenuto un capo cosca con compiti di decisione e pianificazione delle strategie e degli obiettivi da perseguirsi e delle azioni delittuose da compiere, gestendo i rapporti con i gruppi rivali ed agendo in diretto contatto con Giuseppe Accorinti. In tal modo, Francesco Barbieri avrebbe avuto il controllo assoluto della zona di Cessaniti e Pannaconi, riscuotendo somme a titolo estorsivo, dirimendo controversie anche tra associati, compiendo reati volti a garantire al sodalizio proventi illeciti, prestigio ed autorevolezza fra la popolazione locale, attraverso il mantenimento di un ordine “mafioso” sul territorio, nonché infiltrandosi nell’economia locale. Le indagini hanno inoltre permesso di accertare che le attività edili (ditta individuale “Surace Cristian” ditta individuale “La Piana Giuseppe) con sede a Cessaniti “risultano essere nella disponibilità di Barbieri Francesco e fittiziamente” intestate ai “compiacenti Cristian Surace, 30 anni, e Giuseppe La Piana, 40 anni, entrambi di Cessaniti e nipoti di Francesco Barbieri in quanto figli di due sue sorelle. Per La Piana e Surace la Dda ha chiesto 6 anni di reclusione a testa per intestazione fittizia di beni aggravata dalle finalità mafiose. Francesco Barbieri avrebbe guidato il clan con accanto il fratello Antonino, 64 anni, di Pannaconi di Cessaniti, nei cui confronti la Dda ha chiesto 20 anni di reclusione. Antonino Barbieri è il cognato di Giuseppe Accorinti, in quanto sposato con Domenica Accorinti. [SCORRI IN BASSO E CLICCA SU “AVANTI” PER CONTINUARE A LEGGERE GLI ALTRI PROFILI]

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