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‘Ndrangheta e narcotraffico dal Vibonese a Milano, chieste 21 condanne

Requisitoria della Dda nel troncone in abbreviato dell’operazione Medoro contro le ramificazioni in Lombardia del clan Mancuso

‘Ndrangheta e narcotraffico dal Vibonese a Milano, chieste 21 condanne
Il palazzo di Giustizia di Milano
Damiano Aquilano

Ventuno richieste di condanna da parte della Dda di Milano (pm Alessandra Cerreti) nel processo con rito abbreviato nato dall’operazione denominata Medoro. Fra loro ci sono anche 9 imputati del Vibonese. Associazione mafiosa e associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico i principali reati contestati.

Queste le richieste di condanna: 18 anni di reclusione per Luigi Aquilano, 45 anni, di Nicotera, residente a Milano (genero del boss Antonio Mancuso); 3 anni per Damiano Aquilano, 39 anni, di Milano, residente a Solaro (Mi), già coinvolto nell’operazione “Ossessione” della Dda di Catanzaro; 3 anni e 6 mesi Alessio Calabrese, 43 anni, di Monza; 3 anni Nazzareno Calaio, 54 anni, di Milano; 14 anni di reclusione per Salvatore Comerci, 38 anni, di Nicotera3 anni e 8 mesi per Giuseppe D’Angelo, 44 anni, di Nicotera; 3 anni e 8 mesi per Rosario D’Angelo, 39 anni, di Nicotera, residente  Bresso; 9 anni per Francesco Orazio Desiderato, 49 anni, di Nicotera, residente a Berlassina (Mb); 14 anni per Giuseppe Di Giacco, 38 anni, di Badia di Limbadi, residente a Milano; 3 anni per Cosimo Michele Iozzolino, 62 anni, di Corigliano Calabro, residente a Milano; 12 anni per Nicola La Valle, 53 anni, nativo di Reggio Calabria ma residente a Milano; 9 anni per Luciano Lioniello, 47 anni, nato a Roma, residente ad Ibiza; 3 anni per Alessandro Marangi, 52 anni, di Milano; 12 anni Giorgio Mariani, 65 anni, di Milano; 3 anni Massimiliano Mazzanti, 51 anni, di Milano; 3 anni e 8 mesi per Paolo Mesiano, 47 anni, di Mileto, residente a Milano (arrestato di recente nell’operazione Maestrale Carthago); 3 anni e 6 mesi Antonio Messineo, 42 anni, di Locri; 4 anni per Ylber Mezja, 47 anni, albanese residente a Baranzate (Mi); 3 anni e 9 mesi per Fortunato Palmieri, 38 anni, di Mileto; 3 anni e 8 mesi Vito Scravaglieri, 48 anni, di Nova Milanese; 7 anni per Giovanni Vecchio, 65 anni, di Nicotera, residente a Milano (già coinvolto nel processo in abbreviato nato dall’operazione Rinascita Scott con reato dichiarato prescritto nella sentenza in abbreviato. La Dda di Catanzaro aveva chiesto per lui 6 anni di reclusione). 

Fra gli avvocati difensori degli indagati vibonesi vi sono: Francesco Capria, Paride Scinica, Giuseppe Di Renzo, Michelangelo Miceli, Giuseppe Spinelli, Tommaso Zavaglia, Leopoldo Marchese (foro di Lamezia), Gianfranco Giunta (foro di Reggio Calabria).

Luigi Aquilano, Salvatore Comerci, Francesco Orazio Desiderato, Giuseppe Di Giacco, Nicola La Valle, Giorgio Mariani, Ugo Reitano, Davide Vailati e Giovanni Vecchio viene contestato il reato di associazione mafiosa avendo operato in Lombardia – secondo l’accusa – per conto di alcuni locali di ‘ndrangheta. In particolare, Luigi Aquilano avrebbe mantenuto contatti con il clan Mancuso di Limbadi mentre l’associazione avrebbe creato un collegamento pure con Ibiza, in Spagna.

L’associazione avrebbe cercato di assicurarsi il controllo di diverse attività economiche, in particolare nel settore della somministrazione di alimenti e bevande, oltre a i servizi di sicurezza in Italia ed all’estero. L’associazione avrebbe poi operato pure nel traffico di sostanze stupefacenti.
Luigi Aquilano, Ugo Reitano, Davide Vailati, Nicola De Luca e Luciano Lionello viene contestata anche un’estorsione avvenuta nel maggio 2019 in provincia di Torino, mentre lo stesso Luigi Aquilano, Davide Vailati, Giuseppe Di Giacco e Ugo Reitano devono rispondere per altra estorsione avvenuta a Milano nel luglio 2019. Luigi Aquilano si sarebbe poi impegnato ad intercedere con un avvocato per farlo desistere dal tentativo di acquisire la proprietà di un ristorante sul Ticino. Promotore e vertice dell’associazione dedita al narcotraffico viene indicato sempre Luigi Aquilano, che ha sposato una figlia del boss Antonio Mancuso (cl ’38). Avrebbe inoltre partecipato ad una riunione con esponenti di altra famiglia di ‘ndrangheta allo stato non identificati, al fine di dirimere una controversia sorta per un debito contratto da Giuseppe Baratta per la fornitura di stupefacente. A Luigi Aquilano sarebbero finiti anche i soldi provento dei delitti dell’associazione. Il denaro sarebbe stato distribuito dallo stesso Aquilano fra gli associati, provvedendo anche al sostentamento dei detenuti e al pagamento delle spese legali. Salvatore Comerci, anche lui genero del boss Antonio Mancuso per aver sposato altra figlia, è accusato di aver coadiuvato il cognato Luigi Aquilano nel comando dell’associazione mafiosa e nel traffico di sostanze stupefacenti. Nicola La Valle sarebbe stato, invece, uomo di “massima fiducia” di Luigi Aquilano, mentre il ruolo di organizzatori dell’associazione viene contestato anche a Ugo Reitano.

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