Intimidazione alla Cooper Poro, Pata: «Le istituzioni ci proteggano»
L’amarezza dell’imprenditore dopo l’incendio sul cantiere per la costruzione di una chiesa a Pizzo: «Ogni volta si presentano così». La vicinanza del vescovo Renzo e del sindaco Callipo
La triste sequela di intimidazioni ha origini lontanissime. E non cenna ad arrestarsi. La Cooper Poro edile di Rombiolo è entrata ancora una volta nel mirino della criminalità. Nella notte di lunedì i soliti ignoti sono entrati nel cantiere di Pizzo, dove sono stati appena avviati i lavori per la costruzione di una chiesa e di strutture aggregative annesse, ed hanno dato fuoco ad una trivella, mandandola praticamente in fumo, con un danno di circa 50mila euro. Nella voce di Antonio Pata, già amministratore della ditta, si percepisce l’amarezza. «Siamo stati avvertiti dai carabinieri, sono intervenuti i vigili del fuoco ma la macchina è quasi distrutta. Ogni volta che apriamo un cantiere si presentano così…». Pata non ha voglia di sollevare clamore, si intuisce che è tristemente abituato a «queste cose che succedono in questa terra». «È un fatto ricorrente, fastidioso – afferma -, le solite cose che si ripetono». Un episodio che comunque non lo fa indietreggiare, e lo porta a lanciare un appello alle istituzioni: «Noi abbiamo un contratto che cercheremo di onorare nel migliore dei modi, sperando che le istituzioni ci diano una mano, sorveglino, ci diano la possibilità di concludere al meglio questo lavoro». Anche perché non c’è alternativa: «Con la crisi che c’è mica possiamo abbandonare, andare altrove. Ci sono 15 operai che lavorano. Ci auguriamo che le istituzioni ci supportino anche nella vigilanza dell’area».
Il cantiere in questi giorni era chiuso per ferie. I lavori riprenderanno lunedì. E il richiamo ad una «protezione» che diventa necessaria da parte delle istituzioni non è casuale. Perché Antonio Pata ricorda bene i tanti precedenti che hanno interessato la sua ditta, le intimidazioni subite, alcune pesantissime: «In passato sono arrivati pure a colpire i dipendenti e sparare sui mezzi in pieno giorno, abbiamo una casistica molto preoccupante, non lavoriamo con serenità». Un appello che non può e non deve cadere nel vuoto. Il primo a farsi sentire è il vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea Luigi Renzo. La chiesa, d’altronde, è finanziata proprio dalla Conferenza episcopale per un progetto da quattro milioni di euro. Il presule parte dal celebre detto «scherza con i fanti, ma lascia stare i santi»: «Un detto popolare che non sembra interessare minimamente alla malavita – scrive l’ufficio stampa del vescovo in una nota diffusa ieri sera -. La sua tracotanza ormai non ha limiti, ma non per questo è vincente. Imporre il pizzo con la prepotenza e la violenza a chi si guadagna da vivere onestamente e con sacrificio, sfruttare e approfittarsi del lavoro altrui è da parassiti, espressione della legge della giungla, habitat naturale per animali e non per umani. L’atto intimidatorio a danno dell’impresa edile appaltatrice dei lavori – prosegue la nota – è un gesto di inaudita arroganza mafiosa che va a colpire non solo l’impresa in sé e per sé, cosa già grave, ma offende e calpesta il profondo sentimento religioso della comunità pizzitana intera, che nel complesso parrocchiale in costruzione sta ritrovando la sua ferma volontà a voler uscire dall’isolamento e risorgere coraggiosamente. Prendersela con un’impresa che fa del lavoro lo strumento di crescita sociale per garantire vita dignitosa ad intere famiglie che nel nostro territorio vivono alla giornata, è proprio da vigliacchi, da immorali, da gente dal cuore di pietra». Impresa alla quale va la solidarietà di «vescovo, sacerdoti, religiosi, l’intera comunità diocesana che esprimono alla Cooper Poro e alle sue maestranze tutta la vicinanza, il sostegno e la solidarietà per questo ennesimo atto estorsivo ed intimidatorio subito con i danneggiamenti delle proprie attrezzature del lavoro quotidiano. Allo Stato – conclude la nota – si chiede altresì di continuare e di rafforzare quell’azione di tutela, necessaria a dare sicurezza e piena fiducia alla comunità». [Continua dopo la pubblicità]
A prendere posizione anche il sindaco di Pizzo, Gianluca Callipo: «Questa gente non guarda in faccia nessuno e non ha remore a infliggere alla propria terra umiliazioni e ferite quotidiane. Il Comune di Pizzo, che ha fortemente caldeggiato la realizzazione di questo progetto siglando un protocollo d’intesa con la diocesi e riavviando un iter che era ormai arenato da anni, auspica che i responsabili dell’intimidazione vengano al più presto individuati. Allo stesso tempo, lanciamo un appello alle forze dell’ordine e alla magistratura affinché il livello di guardia venga alzato al massimo per proteggere un intervento che rappresenta un’occasione di crescita per la comunità di Pizzo, non solo con riguardo agli aspetti legati al culto religioso, ma soprattutto per le infrastrutture di servizio, tra cui un auditorium destinato alla fruizione cittadina, comprese nel progetto. Difendere la realizzazione del nuovo complesso parrocchiale non significa solo salvaguardare la legalità, ma anche tutelare quella comunità di persone oneste a cui questa struttura è destinata».
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