Sovraffollamento e detenuti con disturbi psichiatrici: le criticità del carcere di Vibo nel report Antigone
Il 18% delle persone ristrette nella casa circondariale di contrada Cocari ha una diagnosi grave, ma non esiste una sezione per la salute mentale. Ecco tutti i dati raccolti dall'associazione che da anni si batte per i diritti e le garanzie nel sistema penale
Carenza di agenti penitenziari ed educatori, sovraffollamento del 95%, presenza di celle in cui non sono garantiti tre metri quadrati calpestabili per ogni persona. È questa la fotografia scattata al carcere di Vibo Valentia dall’associazione Antigone e cristallizzata nel suo 19esimo rapporto sulle condizioni di detenzione nei penitenziari italiani, presentato a Roma pochi giorni fa. Il sodalizio, nato alla fine degli anni Ottanta con lo scopo di promuovere e salvaguardare i diritti e le garanzie nel sistema penale, nel corso degli ultimi 12 mesi ha visitato 97 dei 189 istituti di pena presenti in tutta Italia raccogliendo in ognuno dati e criticità. In Calabria le strutture attenzionate sono state quelle di Vibo Valentia, Catanzaro, Locri, Rossano, Crotone e l’istituto a custodia attenuata di Laureana di Borrello.
Le ultime notizie da Vibo
Le ultime notizie di cronaca sul carcere di Vibo restituiscono un quadro non di certo rose e fiori. Nella settimana appena trascorsa un detenuto con problemi psichiatrici ha appiccato il fuoco in una cella e tre poliziotti penitenziari sono rimasti intossicati. E ancora, i sindacati denunciano sempre più forte le condizioni in cui gli agenti sono costretti a lavorare, tra carenza di personale e gestione di situazioni difficili come appunto quella relativa ai detenuti affetti da problemi psichici. Per tentare di trovare una soluzione a quella che sta diventando una vera e propria emergenza, nei giorni scorsi il Sappe ha incontrato il prefetto di Vibo Valentia mentre l’Osapp ha annunciato l’invio di un esposto alla Corte Europea dei Diritti dell’uomo. Tutte criticità che il rapporto di Antigone conferma.
Sovraffollamento: c’è chi sta peggio di Vibo
Nel momento in cui l’associazione ha visitato la casa circondariale vibonese, i detenuti erano 344: numero destinato a salire con gli arresti nell’ambito delle operazioni antimafia degli ultimi mesi. L’ultimo dato fornito dal ministero della Giustizia, aggiornato al 28 maggio, parla infatti di 419 detenuti. La Calabria d’altronde viene segnalata come una delle regioni in cui il sovraffollamento nelle carceri è cresciuto di più in un solo anno (+9%). La media regionale segnalata da Antigone è del 123%, mentre il dato di Vibo come detto si attesta al 95%. A livello nazionale parliamo invece del 119%: la maglia nera spetta alla Lombardia dove il sovraffollamento è pari al 151,8%, seguita dalla Puglia (145,7%) e dal Friuli Venezia Giulia (135,9%). Ma è l’intero Paese a sfigurare in Europa, dove solo Cipro e Romania hanno tassi di sovraffollamento maggiori di quello italiano. A livello di istituti, il carcere più affollato è Tolmezzo (190,0%), seguito da Milano San Vittore (185,4%), da Varese (179,2%) e da Bergamo (178,8%). Sul sovraffollamento, nota il rapporto, pesa la custodia cautelare, che è pari al 26,6% del totale. È in calo rispetto al passato ma più alta rispetto alla media europea. Un problema serio quello del sovraffollamento che, oltre a mettere in difficoltà la polizia penitenziaria e lo staff delle carceri per la gestione dei detenuti e a limitare gli spazi vitali di questi ultimi, toglie loro anche possibilità lavorative, di studio o di svolgere altre attività “riabilitative” all’interno degli istituti di pena.
Gli altri dati riguardanti Vibo
Per quanto riguarda la presenza di stranieri in carcere, se in Calabria la percentuale è al 28% a Vibo non raggiunge il 5%. Nell’istituto di contrada Cocari il rapporto tra detenuti e agenti penitenziari è di 1,88; quello tra detenuti ed educatori di 114,67. Il rapporto Antigone segnala poi che a Vibo, pur non essendoci un’articolazione per la salute mentale, il 18% dei detenuti ha una diagnosi psichiatrica grave. Nel corso dell’ultimo anno sono stati eseguiti due Tso e ogni cento detenuti ci sono stati 11,05 episodi di autolesionismo e 3,49 tentativi di suicidio; e inoltre 0,87 aggressioni al personale, 9 aggressioni tra detenuti e 40,7 provvedimenti di isolamento. Sul fronte del lavoro e della formazione, al momento della visita il 18% dei detenuti lavora in carcere, il 21,8% è coinvolto in percorsi di formazione professionale e il 52% in corsi scolastici – quest’ultimo il dato più alto in Calabria. Infine, per quanto riguarda le condizioni strutturali Antigone segnala la presenza di celle in cui non sono garantiti tre metri quadri calpestabili a persona, cosa che ogni anno in Italia genera una miriade di ricorsi per condizioni di detenzione inumane e degradanti. Altra criticità segnalata è la mancanza di collegamenti a un trasporto pubblico locale. Per il resto, rileva Antigone, si tratta di una struttura costruita dopo gli anni Novanta: le celle sono dotate di riscaldamento ed è garantita l’acqua calda, cose che altrove – anche nella stessa Calabria – non sono garantite per tutti.
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