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Petrolmafie, il collaboratore Megna ed i «non ricordo» su alcune domande dell’avvocato Scinica

E’ toccato al legale di Luigi Mancuso il primo controesame del nuovo pentito di Nicotera. Diversi gli argomenti trattati, dai rapporti all’interno della “famiglia” ai soldi per il clan sino alla latitanza di Marcello Pesce ed all’auto di un ex sindaco

Petrolmafie, il collaboratore Megna ed i «non ricordo» su alcune domande dell’avvocato Scinica

“Avevo paure di ritorsioni per la mia famiglia e per questo ho iniziato a collaborare. I problemi con il gruppo Campisi-Cuturello-Muzzupappa iniziano intorno al 2011-2012, forse anche qualche anno prima, ma di preciso non mi ricordo. Questi problemi sono iniziati finchè non si è messo nel mezzo Luigi Mancuso intorno al 2015-2016. Avevo la pistola con me perché ormai mi dovevo guardare, sapevo bene che i miei figli avrebbero in ogni caso perso un padre, lo avrebbero perso perché rischiavo ogni giorno di essere ucciso da loro, oppure perché uccidendo io qualcuno, sarei finito in carcere”. Questa la spiegazione di Pasquale Megna in ordine alla scelta di collaborare con la giustizia per come riferito nel corso del controesame rispondendo alle domande dell’avvocato Paride Scinica, difensore di Luigi Mancuso nel processo Petrolmafie. Di fatto il primo controesame in assoluto per il collaboratore. Domanda dell’avvocato Scinica: “Ma perché non ha collaborato prima di commettere l’omicidio di Muzzupappa”? Risposta del collaboratore: “Non lo so, avvocato, non vi so dire, perché non mi è venuto in testa non ve lo so dire”. Domanda: “Questa contrapposizione con il gruppo Campisi/Cuturello nasce prima o dopo la scarcerazione di Mancuso Pantaleone Scarpuni? Le chiedo se lei sa quando è stato scarcerato Mancuso Pantaleone Scarpuni”. Risposta di Megna: “No, non ricordo quando è stato scarcerato. Ho avuto una lite con Nicola Drommi, Francesco Mancuso che è un ragazzo di Comerconi e un altro che non ricordo il nome. Li ho picchiati a seguito di una bomba esplosa contro la mia abitazione”. In ordine all’anno della bomba contro la sua abitazione e la casa di campagna. Il collaboratore non ha però saputo ricordare l’anno.

Pasquale Megna

Nel corso del controesame, quindi, l’avvocato Paride Scinica ha incassato un altro paio di “non ricordo” da Pasquale Megna. “Non lo so cosa ha fatto Antonio Mancuso e con chi è andato a parlare per porre fine al rimedio e imporre la pace per come aveva chiesto Luigi Mancuso. Son solo che dopo non hanno fatto più niente nei miei confronti. Non so se in questo periodo Totò Campisi fosse detenuto o meno e non so neppure se in tale periodo Salvatore Cuturello fosse libero o meno. So comunque che suo figlio Alfonso era libero ma non so quanti anni avesse all’epoca”. Nel corso del controesame, Pasquale Megna ha tuttavia confermato che Totò Campisi era andato a riferire in giro che avrebbe ucciso tutti i Mancuso e che “per primo avrebbe ucciso Luigi Mancuso”. “Ricordo di essere andato in campagna – ha aggiunto il collaboratore – a prendere con una Jeep Pajero Luigi Mancuso e Pantaleone Mancuso, detto l’Ingegnere”. Nel corso del controesame, Pasquale Megna ha quindi riferito che il padre Assunto Natale Megna “era legato a Giuseppe Mancuso, detto ‘Mbrogghja. Emanuele Mancuso diceva che mio padre è nei Servizi Segreti e cosìio sono andato da mio papà e ho chiesto se era vero. Lui ridendo mi disse che ora vede per fare avere gli stipendi arretrati. Io non so se faccia parte o no dei Servizi, ma so che per sfortuna – ha aggiunto Megna – siamo capitati nella famiglia Mancuso”. Il collaboratore ha poi aggiunto che i due figli di Giuseppe Mancuso (‘Mbrogghja), ovvero Domenico Mancuso e Antonio Mancuso, erano fra loro in buoni rapporti, pur collocando Pasquale Megna la figura di Domenico Mancuso all’interno del gruppo dei Campisi-Cuturello-Muzzupappa. Rispondendo ad altre domande, Pasquale Megna si è quindi soffermato sui guadagni di Demetrio Putortì di Nicotera – “25mila euro dal Venta club grazie a Luigi Mancuso”  derivanti dal fatto che un’azienda di detersivi dello zio di Putortì (la Tomeo) avrebbe rifornito il villaggio. “Ma non so se la fornitura – ha aggiunto Megna – avvenivaanche prima che Luigi Mancuso uscisse dal carcere”. Il collaboratore ha infine dichiarato di non conoscere l’ammontare dei soldi che il padre versava a Luigi Mancuso, ed ha aggiunto di non aver mai visto direttamente lo stesso Mancuso parlare con l’allora latitante Marcello Pesce che si nascondeva in una casa di campagna dei Megna a Nicotera. Al tempo stesso il collaboratore ha affermato di non aver visto l’ex sindaco di Nicotera, Salvatore Rizzo, andare a prendere il latitante Marcello Pesce di Rosarno per trasferirlo in altro luogo, ma di averlo riconosciuto per la sua macchina, una Jeep Mercedes.

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