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Cimitero degli orrori a Tropea: chiesta una condanna mentre altri due imputati optano per l’ordinario

Strade processuali differenti per Contartese e i Trecate. Numerosi i sepolcri violati e i cadaveri distrutti per come ricostruito dalla Procura di Vibo e dalla Guardia di finanza

Cimitero degli orrori a Tropea: chiesta una condanna mentre altri due imputati optano per l’ordinario
Cimitero di Tropea
I mezzi del Comune a disposizione di Francesco Trecate

In due optano per il rito ordinario, mentre un terzo imputato sceglie l’abbreviato e per lui arriva la richiesta di pena da parte dell’ufficio di Procura. Questo l’esito odierno dell’udienza preliminare, dinanzi al gup del Tribunale di Vibo Barbara Borelli, nel procedimento penale nato a seguito dello scandalo del c. d.  “cimitero degli orrori” di Tropea. In precedenza, l’ufficio di Procura non aveva prestato il consenso per il patteggiamento degli imputati ritenendo le pene troppo basse rispetto alle contestazioni. Le difese avevano infatti avanzato le seguenti richieste di patteggiamento: 2 anni per Francesco Trecate (di 64 anni, custode del cimitero di Tropea e dipendente comunale, difeso dall’avvocato Giuseppe Di Renzo); un anno e 6 mesi per Salvatore Trecate, di 40 anni (figlio di Francesco), assistito anche lui dall’avvocato Giuseppe Di Renzo.  Non essendosi trovato alcun accordo fra accusa e difesa in ordine al patteggiamento, i due Trecate hanno optato per il processo con rito ordinario. Ha invece scelto il processo con rito abbreviato Roberto Contartese, di 55 anni, difeso dagli avvocati Giovanni Vecchio e Francesco Muscia (oggi sostituiti in aula dall’avvocato Bruno Vallelunga). Per Contartese la richiesta di condanna, formulata dal pm Concettina Iannazzo, è di 4 anni di reclusione (richiesta scontata di un terzo per via della scelta del rito alternativo). Il Comune di Tropea, parte lesa nel procedimento, è rappresentato dall’avvocato Michele Accorinti che oggi si è associato alla richiesta di condanna formulata dal pm. Il 3 luglio, quindi, il giudice deciderà sulle due richieste di rinvio a giudizio per i Trecate ed emetterà la sentenza nei confronti di Roberto Contartese.

Le contestazioni

Francesco Trecate, Salvatore Trecate, Roberto Contartese

Nel primo capo d’imputazione si contesta il reato di associazione a delinquere. I tre imputati – secondo l’accusa – si sarebbero associati fra loro per commettere una serie indeterminata di violazioni di sepolcro e di soppressione di cadaveri. In particolare, Francesco Trecate, quale promotore, sarebbe stato il principale organizzatore delle singole operazioni e attività dei sodali, curando tutte le fasi dell’attività criminosa, occupandosi dell’organizzazione e della supervisione delle attività illecite del gruppo del quale avrebbe costituito un punto di riferimento quanto alle decisioni da assumere e alle direttive da impartire, nonché si sarebbe adoperato per la predisposizione dei mezzi e il procacciamento degli strumenti necessari per portare a termine ulteriori reati, attivandosi anche per la materiale soppressione dei cadaveri. L’arco temporale della contestazione va dal febbraio 2019 al 7 febbraio 2021.

La Guardia di finanza al cimitero di Tropea

Ai tre imputati viene anche contestato il reato di violazione di sepolcro per avere Francesco Trecate, Salvatore Trecate e Roberto Contartese – in concorso materiale e morale fra loro – “violato le tombe di Clotilde Del Vecchio, Romana Marzano, Salvatore Addolorato, Francesco Toraldo, Maria Garibaldino, Antonio Macrì, Maria Cortese, Vincenzo Giovanni Balso”, più altri due sepolcri di defunti con un cognome non ancora identificati (tali Giuseppe e Vittoria”). La Procura contesta poi ulteriori violazioni in 16 tombe in cui erano tumulati i cadaveri di soggetti non identificati. In particolare, gli imputati avrebbero proceduto all’estumulazione delle bare all’interno delle quali vi erano le salme dei soggetti citati, in assenza delle prescritte autorizzazioni amministrative ed in violazione della normativa di settore. Il reato è aggravato nei confronti di Francesco Trecate in quanto avrebbe commesso il fatto abusando dei propri poteri ed in violazione dei doveri derivanti dal ruolo di custode del cimitero.  

Il sindaco Macrì mentre premia Trecate

I tre imputati devono rispondere anche del reato di distruzione e soppressione di cadavere. Per la precisione sette cadaveri sezionati con l’aiuto di un seghetto e di un martello. Tali distruzioni sarebbero avvenute – ad avviso degli inquirenti – nelle giornate del 18, 20, 23 e 27 novembre del 2020, del 16 dicembre 2020 e del 22 gennaio scorso. I sette cadaveri appartenevano a soggetti non identificati, procedendo alla loro definitiva distruzione mediante combustione. Con l’aggravante di aver commesso il fatto in un cimitero e l’ulteriore aggravante per il solo Francesco Trecate in quanto avrebbe abusato dei suoi poteri di custode del cimitero.
Ai tre imputati viene infine contestato di aver appiccato il fuoco ai rifiuti prodotti con le precedenti condotte finalizzate alla distruzione dei cadaveri. L’inchiesta è stata condotta sul “campo” dalla Guardia di finanza, grazie anche alle ripetute denunce del testimone di giustizia, Pietro Di Costa, su quanto stava accadendo al cimitero di Tropea. Da ricordare che nel febbraio del 2021 la giunta comunale di Tropea, guidata dal sindaco Giovanni Macrì, ha deciso di costituire il Comune parte civile in tale procedimento penale, ma la relativa delibera di costituzione non è stata votata dall’assessore ai servizi cimiteriali, Erminia Graziano, e neppure dall’assessore agli Affari generali Greta Trecate. Entrambi gli assessori, infatti, al momento del voto risultavano assenti. L’avvocato Francesco Muscia – che assiste l’imputato Roberto Contartese – è inoltre il figlio dell’assessore Graziano, mentre l’assessore Greta Trecate è al contempo la nipote dell’imputato Franco Trecate (fratello del padre dell’assessore) e prima cugina di Salvatore Trecate. Nel settembre 2020, invece, il sindaco di Tropea Giovanni Macrì ha concesso una benemerenza pubblica “per abnegazione al lavoro” al dipendente comunale Francesco Trecate, oggi imputato per lo scandalo del cimitero degli orrori.

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