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Processo Rinascita Scott: il volto imprenditoriale della ‘ndrangheta vibonese nella requisitoria dei Pm

I pm antimafia continuano nella loro discussione dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia: da Giovanni Giamborino ai fratelli Artusa, da Gianfranco Ferrante a Rocco Delfino, da Giancarlo Pittelli a Luigi Mancuso

Processo Rinascita Scott: il volto imprenditoriale della ‘ndrangheta vibonese nella requisitoria dei Pm
A sinistra Giovanni Giamborino e Luigi Mancuso, a destra Giancarlo Pittelli
Mario Artusa

Continua in aula bunker a Lamezia Terme, dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia, la requisitoria della Dda di Catanzaro nel maxiprocesso Rinascita Scott. Da Andrea Mancuso ad Annamaria Frustaci, i due pm hanno continuato nell’esposizione dell’impalcatura accusatoria sulla scia di quanto già evidenziato nelle precedenti udienze dal pm Antonio De Bernardo. Da Giovanni Giamborino di Piscopio – personaggio ritenuto vicinissimo al boss di Limbadi Luigi Mancuso – sino agli imprenditori dell’abbigliamento Mario e Maurizio Artusa, la Dda di Catanzaro con i suoi ha illustrato al Tribunale la genesi del coinvolgimento di tali imputati nell’inchiesta e tutti gli elementi di prova in ordine alla loro vicinanza al clan Mancuso. I pm si sono poi soffermati sulla figura dell’imprenditore Gianfranco Ferrante, titolare di bar-tavola calda a Vibo Valentia, che per i collaboratori di giustizia sarebbe stato al tempo stesso vicino al defunto boss di Serra San Bruno, Damiano Vallelunga (ucciso nel settembre del 2009 dinanzi al santuario di Riace), al clan Lo Bianco-Barba di Vibo Valentia, ma anche al clan Mancuso. Imprenditori come Rocco Delfino di Gioia Tauro, invece, avrebbero consentito al boss di San Gregorio d’Ippona, Saverio Razionale, di inserirsi in molteplici attività imprenditoriali: dall’abbigliamento ai metalli, dalla Calabria a Roma. [Continua in basso]

Gianfranco Ferrante

Altrettanto importante – nella prospettazione accusatoria – il ruolo che avrebbe “giocato” l’avvocato catanzarese e parlamentare di Forza Italia, Giancarlo Pittelli, ritenuto vicino tanto a Luigi Mancuso, quanto a Saverio Razionale. Attraverso propri “canali”, il penalista – secondo la Dda di Catanzaro – sarebbe andato oltre il mandato difensivo occupandosi di operazioni anche immobiliari, ritenute illecite, per conto dei Mancuso. I pm non hanno mancato di evidenziare i suoi rapporti con l’ex presidente della Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro, Marco Petrini, già condannato per corruzione, così come con l’ex colonello dei carabinieri Giorgio Naselli, anche quest’ultimo finito nell’operazione Rinascita Scott. Intercettazioni e riscontri sul “campo” da parte dei carabinieri del Ros avrebbero permesso alla Dda di Catanzaro di ricostruire anni di rapporti e affari fra gli imputati, dal 2012 al 2019. Il tutto al soldo della ‘ndrangheta e sotto la sapiente “regia” di un boss del calibro di Luigi Mancuso, dal 2012 ritornato in libertà dopo 19 anni di ininterrotta detenzione e che nei periodi di assenza – anche volontaria attraverso l’irreperibilità – sarebbe stato sostituito e rappresentato dal fidato Pasquale Gallone di Nicotera Marina, già condannato a 20 anni di reclusione in primo grado al termine del troncone in abbreviato del maxiprocesso Rinascita Scott.

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