Ripetitore Wind a Stefanaconi, il comitato diffida il sindaco
Chiesto l’immediato sequestro dell’area e messo fortemente in dubbio l’atteggiamento dell’amministrazione comunale rispetto al progetto dell’azienda telefonica
Torna alla carica il comitato spontaneo di cittadini costituitosi a Stefanaconi per fronteggiare il progetto portato avanti dalla Wind per la paventata costruzione di un’antenna di telefonia mobile a ridosso del centro cittadino e in un’area classificata ad alto rischio dal punto di vista idrogeologico.
Lo stesso comitato, forte di una raccolta firme sostenuta da circa 1300 cittadini, chiede ora al Comune di Stefanaconi, di «disporre con la massima urgenza un’ordinanza per il sequestro cautelativo e la delimitazione dell’area al fine di evitare un’eventuale prosecuzione dei lavori (sospesi con apposita ordinanza comunale) da parte della Wind, la quale in recenti circostanze li ha intrapresi arbitrariamente anche con interventi pesanti di sbancamento e movimento terra, stante il tentativo di realizzare, arbitrariamente e senza alcun progetto, una strada abusiva di accesso al sito».
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Ricordando la circostanza che le opere dovrebbero sorgere in zona R4; che la stessa area risulta non direttamente accessibile e, soprattutto, che le stesse ricadrebbero nella zona in cui è collocata la Tangenziale est di Vibo, già sottoposta a sequestro da parte della Procura, il comitato si chiede «perché il Comune di Stefanaconi ha preso in considerazione la richiesta di un intervento edilizio su quest’area collinare?; perché il Comune di Stefanaconi non ha semplicemente valutato che su un’area sottostante ad un’altra posta sotto sequestro non era nemmeno immaginabile prendere in considerazione una richiesta per qualsivoglia intervento edilizio; perché il Comune di Stefanaconi, ha lasciato maturare i 90 giorni di silenzio-assenso e quindi determinato un tacito accoglimento della richiesta?; perché il sindaco di Stefanaconi non ha ancora provveduto a denunciare la Wind per aver presentato ben tre comunicazioni di inizio lavori di cui due con lo stesso numero di protocollo ma con… differenti date di inizio e la terza riguardava un altro comune; perché – ancora – il sindaco di Stefanaconi non ha provveduto ad informare il prefetto sul fatto che il dirigente e il funzionario del Genio Civile gli avevano notificato tali atti e manomesso la posta elettronica per come si evince dalla comunicazione che gli stessi hanno trasmesso al Comune di Stefanaconi con Prot. 194314 del 17.06.2016, (“di aver provveduto a rimuovere il documento con data errata sostituendolo con quello originario”)?; perché – infine – il Comune di Stefanaconi ha sempre fatto riferimento solo ad organismi amministrativi, come il Tar ed il Consiglio di Stato, quando invece avrebbe dovuto interessare anche la Procura della Repubblica?».
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Quindi la diffida indirizzata al sindaco Salvatore Di Sì «a rivolgere ulteriore credito ed interesse alla pratica in questione in quanto in palese contrasto con le decisioni assunte e le competenze acquisite dalla Procura della Repubblica di Vibo Valentia fin dal Maggio 2010» e contestualmente invitandolo «a disporre con la massima urgenza un’ordinanza per il sequestro cautelativo e la recinzione dell’area in oggetto in attesa di successive determinazioni da parte della Procura della Repubblica; a denunciare la Wind; a voler opportunamente informare il prefetto di questa vicenda che evidenzia gravi illegalità e tante zone d’ombra; a trasferire tutti gli atti al Procuratore della Repubblica di Vibo Valentia».
Si tratterebbe, spiega il comitato, di «un semplice quanto dovuto atto di responsabilità istituzionale, di legalità e di trasparenza. Atteggiamenti diversi, non sarebbero compresi».
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