Sparò alla sorella a Nicotera: condannato il fratello, non punibile il presunto favoreggiatore
La sparatoria a colpi di fucile la sera del 19 agosto 2016 dinanzi ad un bar dove la ragazza lavorava
Una condanna ed un’assoluzione. Questa la decisione della Corte d’Appello di Catanzaro che ha condannato a 9 anni ed 8 mesi di reclusione Demetrio Putortì, 30 anni, di Nicotera, ed ha invece dichiarato la non punibilità della condotta di Giuseppe De Certo, 30 anni, pure lui di Nicotera.
Gli imputati erano rimasti coinvolti nel procedimento penale scaturito dalla sparatoria del 19 agosto 2016 costata il ferimento alle gambe di Marisa Putortì, la ragazza colpita da alcuni colpi di fucile esplosi dal fratello a Nicotera dinanzi al bar dove l’allora 21enne lavorava.
Con sentenza del 20 settembre 2017 il Tribunale di Vibo Valentia, con rito abbreviato, aveva condannato Demetrio Putortì alla pena di 10 anni e 4 mesi di reclusione per il tentato omicidio della sorella Marisa, oltre che per connesso reato di porto in luogo pubblico di arma comune da sparo. Con la stessa sentenza, il Tribunale aveva condannato anche Giuseppe De Certo alla pena di 8 mesi per il reato di favoreggiamento personale commesso in relazione ai delitti per cui era stato condannato Putortì. Il 12 luglio 2021 la Corte d’Appello di Catanzaro aveva poi confermato la sentenza di primo grado. La Cassazione in tema di responsabilità aveva poi confermato il verdetto di colpevolezza per Putortì ma annullato con rinvio per il ricalcolo della pena limitatamente alla recidiva. [Continua in basso]
Per Giuseppe De Certo – difeso dagli avvocati Francesco Capria e Guido Contestabile – l’annullamento con rinvio era invece in ordine alla causa di non punibilità che deriverebbe dall’essere stato costretto l’imputato a tutelarsi da una possibile accusa di coinvolgimento nel tentato omicidio. Giuseppe De Certo era rimasto coinvolto nel processo in quanto, nel corso delle indagini per accertare chi avesse fornito l’arma a Putortì, si era scoperto che la sera precedente al fatto lo stesso aveva cenato con De Certo. Convocato dai carabinieri, De Certo aveva assunto un atteggiamento giudicato dagli investigatori come reticente, in particolare aveva negato “qualsiasi elemento conoscitivo circa i fatti d’indagine”, aveva riferito di una “conoscenza del tutto superficiale con Putortì Giulio” (zio dell’autore del reato ed assolto già in primo grado); inoltre, mentre si trovava all’interno della stazione carabinieri, De Certo aveva cercato di istruire Giulio Putortì, pure convocato all’uopo, sulle risposte da fornire a chi lo avrebbe interrogato. All’ esito dell’odierna udienza, Demetrio Putortì (difeso dagli avvocati Salvatore Pronestì e Guido Contestabile) è stato condannato, per effetto dell’esclusione della recidiva, alla pena di 9 anni e 8 mesi di reclusione, mentre Giuseppe De Certo è stato dichiarato non punibile in relazione al reato ascrittogli per la sussistenza della causa di non punibilità.
LEGGI ANCHE: Rinascita Scott, le rivelazioni di Albanese: l’omicidio Vallelunga deciso da una super cupola mafiosa
Operazione Olimpo: lasciano il carcere i fratelli Stillitani
Operazione Olimpo: le decisioni del Tdl per i fratelli Mancuso