Indagine Maestrale: la chiusura dei centri di accoglienza nel Vibonese ed i contatti di Colloca con i politici
Al centro dell’indagine la figura dell’avvocato Azzurra Pelaggi ed i suoi legami, dalla politica alla criminalità, da Filadelfia a Mileto. Le telefonate di Colloca con Vito Pitaro, Giuseppe Mangialavori e Francesco Pascale, gli incontri al bar e le rassicurazioni
Emergono forti interessi della criminalità organizzata vibonese sul sistema di accoglienza dei migranti dall’inchiesta della Dda di Catanzaro denominata Maestrale-Carthago. In particolare, l’attenzione investigativa si è concentrata sulle strutture di accoglienza di minori non accompagnati presenti nei comuni di Joppolo, Filadelfia e Mileto gestite dall’associazione “Da donna a donna” (con sede a Vibo Valentia) per gli anni 2016, 2017 e 2018. A Mileto, in particolare, avrebbe operato una struttura gestita dalla Abigail cooperativa sociale. “Anello di congiunzione delle predette strutture – evidenzia la Dda – è la figura di Azzurra Pelaggi, presidente dell’associazione “Da Donna a Donna”, la quale mediante i contatti con la criminalità organizzata ha trasformato l’accoglienza dei minori in un fiorente business”. Azzurra Pelaggi, 46 anni, è un avvocato del Foro di Vibo Valentia e figura fra gli indagati a piede libero. “Le attività tecniche – sottolinea la Dda – hanno permesso di accertare che la Pelaggi, in relazione ai differenti centri di accoglienza, ha stabilito dei solidi legami con la criminalità organizzata. Nella ricostruzione investigativa è possibile tracciare degli importanti legami tra Azzurra Pelaggi e Domenico Colloca”, quest’ultimo di 52 anni, arrestato in quanto ritenuto organico alla ‘ndrangheta di Mileto. Oltre che con Colloca, la Dda sottolinea che Azzurra Pelaggi avrebbe intessuto importanti legami pure con Daniele Prestanicola, 40 anni, di Maierato (condannato in primo grado in Imponimento a 16 anni e 2 mesi in quanto ritenuto espressione del clan Anello di Filadelfia) e con Vincenzo Spasari di Nicotera, quest’ultimo coinvolto in Rinascita Scott. “In tale complesso scenario – rimarca la Procura distrettuale diretta dal procuratore Nicola Gratteri – emerge altresì il coinvolgimento della componente politica per il tramite di Pitaro Vito e Mangialavori Giuseppe”.
La Dda sottolinea quindi in premessa che “Azzurra Pelaggi rappresenta il perno organizzativo delle strutture di accoglienza ed è divorziata da Diego Bulzomì”. Sul conto di quest’ultimo (non indagato) vengono riportate nel fermo le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Andrea Mantella, Bartolomeo Arena e Raffaele Moscato che hanno indicato Diego Bulzomì come soggetto dedito all’usura, prima vicino al clan Lo Bianco di Vibo, poi a Diego Mancuso e, da ultimo, vicino a Saverio Razionale. [Continua in basso]
I legami con la criminalità
Dall’indagine, ad avviso della Dda, emerge che Azzurra Pelaggi abbia provveduto a stabilire un produttivo legame con “le diverse componenti criminali operative a Filadelfia, Joppolo e Mileto in relazione ai diversi centri gestiti, stipulando accordi illeciti relativi alla produzione di fatture fittizie – finalizzate a creare degli utili – , affitto di immobili di proprietà di soggetti contigui alle strutture criminali, nonché l’assunzione di personale indicato dalla criminalità organizzata”. E’ l’inchiesta antimafia denominata Imponimento a “fotografare” il rapporto “stabilito tra la cosca Anello di Filadelfia e Azzurra Pelaggi”. Il boss Rocco Anello, del resto, intercettato avrebbe esclamato che “il business degli immigrati rende più del traffico di droga”.
L’intervento del boss Anello
In tale contesto, secondo la ricostruzione degli investigatori, sarebbe stato così “proprio il boss di Filadelfia a riferire di aver interceduto sul sindaco di Filadelfia Maurizio De Nisi per tramite del fratello De Nisi Francesco al fine di risolvere i contrasti con l’associazione di Azzurra, riconducibile alla onlus di Pelaggi Azzurra che all’epoca gestiva un centro di accoglienza per migranti stranieri a Filadelfia”. Sul puntogli investigatori hanno ancheascoltato una donna che ha lavorato nel Centro di accoglienza di Filadelfia che ha riferito di aver “notato dei rapporti tra Pelaggi Azzurra e Francescantonio Anello”, quest’ultimo figlio del boss Rocco Anello, “il quale nell’occasione ha interceduto per il conto di una persona affinchè quest’ultima potesse essere assunta quale custode. Tale circostanza conferma lo specifico interesse della criminalità organizzata nell’indotto derivante dal centro di accoglienza”. [Continua in basso]
Gli aiuti del “locale” di Mileto alla Pelaggi
Per la Dda di Catanzaro, il locale di ‘ndrangheta di Mileto ha “fattivamente aiutato Azzurra Pelaggi a mantenere intatto il sistema illecito creato con la gestione degli immigrati”. Dalle intercettazioni emerge che è stato Domenico Colloca con la propria azienda a fornire i pasti ai Centri di accoglienza “instaurando una stabile cointeressenza con Azzurra Pelaggi” la quale avrebbe poi provveduto ad introdurre Domenico Colloca a Cesare Pasqua, sfruttando la circostanza che in passato la stessa Pelaggi avesse aiutato l’allora consigliere regionale Vincenzo Pasqua, durante il mandato elettorale, a produrre una relazione sulla situazione dei migranti.
Colloca ed i contatti con i politici
Emerge così che Domenico Colloca per evitare la chiusura dei Centri di accoglienza nel Vibonese “ha provveduto ad interloquire con esponenti politici”. Siamo nel 2018 e secondo l’inchiesta Domenico Colloca e Azzurra Pelaggi avrebbero creato società fittizie per la gestione del business dei migranti attraverso false fatturazioni anche “attraverso una rete di imprenditori tutti collegati a Domenico Colloca i quali, mediante l’emissione di fatture su servizi non forniti hanno dato la possibilità all’associazione della Pelaggi di ottenere dei rimborsi dagli enti pubblici”. Un sistema che la Dda non esita a definire come “criminale” emergono due imprenditori – entrambi indagati nell’operazione Maestrale – : Clemente Mazzeo, 45 anni, di Mileto, e Antonino La Bella, 43 anni, di Vibo Valentia, rispettivamente titolari della società “Mc di Clemente Mazzeo” e “Pulibello di Antonino Di Bella”. L’accordo prevedeva la restituzione agli imprenditori del 30% dell’importo fatturato.
I centri di accoglienza finiscono però nel “mirino” prima dei giornali, poi di una corale azione politica nazionale che puntava alla loro chiusura. Siamo nel 2017 e proprio tale “timore ha determinato – evidenzia la Dda – le relazioni conseguenti adottate da Colloca, il quale ha sfruttato i legami con Pitaro Vito e Mangialavori Giuseppe per tutelare i macroscopici illeciti derivanti proprio dalla gestione dei centri immigrati e dagli accordi criminali stipulati con Azzurra Pelaggi”.
Difatti il 20 giugno 2018 Domenico Colloca contattava al telefono Vito Pitaro richiedendo a quest’ultimo un “incontro finalizzato a discutere proprio delle sorti del centro di accoglienza”. Ecco parte delle intercettazioni. Colloca: “Oi Vito!” Pitaro: “Mimmo mio, ti pensavo oggi…”. Colloca: Ma l’assessore Riga come si chiama, quella di Vibo…, con chi è?”, Pitaro: Una mia amica è, glielo posso dire io”. Colloca: “ Ho capito, siccome sta rompendo, poi ti spiego cosa!“.
L’incontro monitorato tra Pitaro e Colloca
Effettivamente da lì a poco Domenico Colloca raggiunge Vito Pitaro presso l’abitazione di quest’ultimo. L’incontro è stato monitorato dagli investigatori mediante “intercettazione telematica” e qui Domenico Colloca informa Pitaro dell’intenzione dell’allora assessore Silvia Riga (giunta del sindaco Elio Costa) di chiudere i centri per i migranti minori. Tale circostanza sarebbe stata appresa da Domenico Colloca attraverso Azzurra Pelaggi.
Pitaro, dal canto suo, avrebbe rassicurato che l’assessore Riga non sarebbe mai andata contro le intenzioni del sindaco ipotizzando quindi che l’iniziativa di chiudere i centri non sia invece guidata “dallo stesso sindaco Elio Costa. Proprio Pitaro, forte dell’amicizia con l’assessore Riga si dice comunque disponibile ad interessarsi della vicenda già nella stessa serata, ma Colloca frena il suo intervento nell’attesa di conoscere l’esito delle azioni intraprese dalla Pelaggi in considerazione che quest’ultima si trova in buoni rapporti – evidenzia la Dda – con il sindaco Costa”.
Appena fuori dall’abitazione di Pitaro, Domenico Colloca contatta proprio Azzurra Pelaggi per informarla dell’incontro appena avuto ma, appresa la notizia, le esternava le proprie perplessità in ordine all’interessamento di Vito Pitaro.
Nella successiva giornata del 21 giugno 2018, Domenico Colloca contattava Vito Pitaro il quale gli riferiva di aver appreso dall’allora assessore del Comune di Vibo, Silvia Riga, della richiesta del sindaco di Filadelfia, Maurizio De Nisi, di trasferire i migranti. Per Pitaro, in ogni caso, la situazione era “sotto controllo”.
Colloca contatta Mangialavori
Nel timore che il centro di accoglienza potesse essere effettivamente chiuso, il 22 giugno 2018 l’imprenditore Domenico Colloca contattava il senatore di Forza Italia, Giuseppe Mangialavori al fine di avere un incontro con questi unitamente ad Azzurra Pelaggi. Ecco l’intercettazione: “Senatore buongiorno…, era una cosa mezza urgente, quindi ho detto io, lo chiamo. Devo venire a trovarti con Azzurra Pelaggi…”. Mangialavori rimanda però l’incombenza – annotano gli investigatori – a Francesco Pascale, all’epoca assessore al Commercio del Comune di Vibo e attualmente responsabile amministrativo della Struttura Speciale dell’assessore regionale Rosario Varì. Giuseppe Mangialavori riferiva quindi a Colloca di chiamare Francesco Pascale “dato che questi è già a conoscenza della problematica”.
A seguire Domenico Colloca contattava proprio Francesco Pascale “e dopo avergli fatto presente che aveva già parlato con il senatore Giuseppe Mangialavori, gli chiedeva un incontro. Pascale si diceva subito disponibile [Ci possiamo pure vedere subito…] e Colloca unitamente all’avvocato Azzurra Pelaggi incontrava Pascale in un bar”.
La conversazione avvenuta in presenza, tra Francesco Pascale. Domenico Colloca e Azzurra Pelaggi, è stata successivamente commentata nel corso di una telefonata intercettata dove si fa “riferimento alle parole di Pascale e – concludono gli inquirenti – all’interessamento in tal senso del senatore Giuseppe Mangialavori”. Ecco l’intercettazione: “Ciccio Pascale parlava di un mese di tempo per mettere a posto, ce la potremmo fare? Sì, secondo me sì. Però la questione è che ieri a me avevano detto tre giorni…lui dice trenta giorni…forse perché ha forzato…, forse Giuseppe (Mangialavori, ndr) ha forzato la mano”. Vito Pitaro, Francesco Pascale, i De Nisi e Giuseppe Mangialavori è bene sottolineare che – a differenza di Azzurra Pelaggi e Domenico Colloca – non risultano indagati. Dall’inchiesta emergono però contatti telefonici diretti tra Domenico Colloca ed i politici Pitaro e Mangialavori. Da ieri Domenico Colloca si trova in carcere con l’accusa di associazione mafiosa (locale di ‘ndrangheta di Mileto) e nel suo capo d’imputazione è dato leggere testualmente, tra l’altro, che lo stesso risulta “collegato politicamente al consigliere regionale Vito Pitaro e rappresentava – evidenzia la Procura diretta di Nicola Gratteri – anche il punto di riferimento del sodalizio nell’ambito politico ed istituzionale, vantando anche rapporti con uomini politici di livello nazionale come il senatore Giuseppe Mangialavori”.
LEGGI ANCHE: ‘Ndrangheta: inchiesta Maestrale, i contatti degli indagati con la politica vibonese
‘Ndrangheta: inchiesta Maestrale-Carthago nel Vibonese, ecco i nomi dei 167 indagati
Inchiesta Maestrale: l’accoglienza dei minori stranieri e le accuse ad un avvocato vibonese
‘Ndrangheta: il monopolio di tre ditte nel Vibonese per la refezione scolastica
‘Ndrangheta: operazione della Dda nel Vibonese, ecco i 61 destinatari del provvedimento di fermo