Inchiesta Maestrale: l’accoglienza dei minori stranieri e le accuse ad un avvocato vibonese
Il Comune di Vibo sarebbe stato indotto in errore attraverso fatture per operazioni inesistenti con un danno per l’erario di oltre 421mila euro
Fatture per operazioni inesistenti, lucrando sul sistema dell’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, nei comuni di Joppolo, Mileto e Filadelfia, inducendo in errore il Comune di Vibo Valentia (quale ente “capofila” per tutta la provincia). C’è anche tale contestazione nell’operazione Maestrale-Carthago della Dda di Catanzaro. Il Comune di Vibo Valentia ha infatti autorizzato la liquidazione delle spese, procurando un danno per l’erario stimato in oltre 421mila euro, con denaro proveniente dal fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo (costituito anche da fondi europei), gestito dal Ministero dell’Interno e previsto nella legge finanziaria dello Stato. Tale vicenda vede indagati, per il reato di truffa aggravata dalle finalità mafiose, Azzurra Pelaggi, 46 anni, avvocato di Vibo Valentia, Domenico Colloca, 52 anni, di Mileto, e Antonino La Bella, 43 anni, di Vibo Valentia. Le fatture per operazioni inesistenti sarebbero state emesse verso le società riconducibili ad Azzurra Pelaggi ovvero nei confronti dell’associazione onlus “Da donna a donna” e nei confronti della cooperativa Abigail (alle quali era affidata, rispettivamente, l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati per i Comuni di Mileto, Joppolo e Filadelfia e lo Sprar del Comune di Mileto). Nel solo periodo dagli anni 2017 e 2018 in favore dell’associazione Da Donna a Donna è stata erogata la somma complessiva di 1.758.990,00 euro. Sulla somma di 421mila euro, secondo l’accusa, il 70% rimaneva nella disponibilità di Azzurra Pelaggi, mentre il 20% ritornava nella personale disponibilità del rappresentante dell’impresa che aveva emesso la fattura. Il 10% sarebbe entrato nella personale disponibilità di Domenico Colloca in qualità “di intermediario per l’operazione fraudolenta”. Nel caso in cui la fattura veniva emessa dalla ditta di Colloca, il 70% rimaneva nella disponibilità di Azzurra Pelaggi, il 30% ritornava “nella personale disponibilità di Domenico Colloca”. L’aggravante mafiosa viene contestata poiché con tali condotte sarebbe stata agevolata l’attività del locale di ‘ndrangheta di Mileto.
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