‘Ndrangheta: trovate due foto di Pasquale Bonavota in abiti clericali e in compagnia di un prelato
La scoperta nell’appartamento della moglie a Genova. E poi gli appunti segreti nel marsupio su fogli intestati ad una parrocchia, le carte d’identità intestate anche a reggini, il denaro in contanti e i telefoni sequestrati. Ecco tutte le sorprendenti novità che vengono fuori dalle perquisizioni e che sveliamo per la prima volta
Poteva disporre non di una ma di diverse carte d’identità intestate a persone differenti, Pasquale Bonavota, il latitante 49enne di Sant’Onofrio arrestato nella cattedrale di Genova dopo oltre quattro anni di latitanza. Ma le sorprese in ordine a quanto rinvenuto dai carabinieri del Ros e del Nucleo Investigativo di Genova nel corso delle perquisizioni nel capoluogo ligure non finiscono qui. Anche perché il materiale investigativo di interesse non è stato rinvenuto solo nell’appartamento di Genova preso in affitto – sotto falso nome ed in nero – da Pasquale Bonavota, ma anche nell’abitazione della moglie. Materiale a dir poco sorprendente il cui contenuto siamo in grado di svelare per la prima volta, così come quanto rinvenuto nel marsupio di marca Carpisa che Pasquale Bonavota portava con sé al momento dell’arresto. [Continua in basso]
La perquisizione personale
Mentre nella tasca dei pantaloni i carabinieri hanno rinvenuto due biglietti manoscritti recanti in intestazione la scritta “Parrocchia San Donato … O dio Nostro Padre ti prego”, riportanti appunti e nomi vari, e quindi una banconota da 50 euro e una da 20, nel marsupio è stato trovato altro materiale interessante: la somma in contanti di 1.600 euro con banconote di vario taglio contenute all’interno di una busta; altre 80 euro in un portamonete; una carta d’identità rilasciata dal Comune di Sant’Onofrio nel 2015 ed intestata ad un cittadino dello stesso paese, e ivi residente, con attaccata la foto di Pasquale Bonavota; la tessera sanitaria della stessa persona di Sant’Onofrio, scaduta nel gennaio scorso; dieci abbonamenti mensili – dal luglio 2022 ad aprile 2023 – al bus di Genova (Amt) a nome del medesimo soggetto di Sant’Onofrio; una pen drive; ben 40 immaginette sacre; una drink card di una discoteca; uno smartphone e tre telefoni cellulari.
I nomi sui biglietti manoscritti
Gli investigatori sono impegnati sin dal momento dell’arresto a “decifrare” i vari appunti trovati sui due biglietti manoscritti recanti in intestazione la scritta “Parrocchia San Donato … O dio Nostro Padre ti prego”. Dagli atti versati dalla Dda di Catanzaro nel maxiprocesso Rinascita Scott – che si sta celebrando dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia – si evincono alcuni di questi nominativi, come quello di Onofrio Garcea, il 73enne originario di Pizzo, imparentato con gli stessi Bonavota, e ritenuto fra i vertici della ‘ndrangheta di Genova. Ma ci sono altre annotazioni di interesse sullo stesso foglio intestato alla Parrocchia, come quelle (fra le tante) con le seguenti diciture: “Passaporto carabinieri”; “Detenzione Mantella con obbligo”; “Dep. Giampà Giuseppe”; “Det. Accorinti-Bonavota”; “Chiedere denuncia carro funebre”; “Denunzia zio Mico”; “Soc. Star Games in Replay”; “Depositare Giornali”; “Trascrizioni intercettazioni”. Quindi anche il riferimento al 416 bis (il reato di associazione mafiosa) e ad un ferimento a “Vena di Ionadi”.
La perquisizione domiciliare
Al quarto piano di un condominio a Genova sito in via Bologna, i carabinieri del Ros e del Nucleo Investigativo hanno trovato altro materiale utile alle indagini. In particolare, venticinque foto-tessere a colori e due fototessere con impresso il timbro a secco (rinvenuto all’interno dell’abitazione) del Comune di Sant’Onofrio, oltre a tre foto-tessere con fori da spillatrice. Accanto a ciò è stata trovata un’altra carta d’identità intestata sempre allo stesso soggetto di Sant’Onofrio, questa volta priva di fotografia e recante scadenza ad aprile 2025.
Su una sedia nel soggiorno sono stati poi trovati e sequestrati: un hard disk, un Laptop portatile e due pen drive, mentre dietro il comodino della camera da letto è stato rinvenuto un borsello contenente banconote per 12mila euro, oltre a quattro telefoni. Trovato anche un gioiello in oro bianco acquistato in un centro commerciale nel gennaio scorso e sopra l’armadio altre banconote per un totale di diecimila euro.
Le altre carte di identità
Le sorprese venute fuori dalla perquisizione domiciliare a Genova non finiscono qui. I carabinieri hanno infatti rinvenuto altre due carte d’identità: una rilasciata a Pasquale Bonavota dal Comune di Roma nel settembre 2018 (nella capitale per lungo tempo ha dimorato il 49enne di Sant’Onofrio), l’altra intestata ad un quasi cinquantenne originario della provincia di Reggio Calabria, rilasciata dal Comune di Roma nel 2015 e riportante però la fotografia di Bonavota. E non manca infine copia fotostatica di altra carta d’identità rilasciata da un Comune della provincia di Reggio Calabria intestata ad altra persona ancora, ma sempre con la foto di Pasquale Bonavota, oltre alla tessera sanitaria con scadenza nell’agosto 2024.
Pasquale Bonavota in foto in abiti clericali
La scoperta senza dubbio più interessante – e che potrebbe riservare clamorosi sviluppi investigativi – arriva tuttavia dalla perquisizione domiciliare eseguita dai carabinieri nell’abitazione a Genova della moglie di Pasquale Bonavota, un appartamento diverso dal “covo” dove si era rifugiato il latitante. Gli investigatori hanno infatti rinvenuto a casa della donna (insegnante in una scuola di Genova) anche due foto che ritraggono Pasquale Bonavota in abiti clericali in compagnia di altri due uomini e un prelato. Una delle due foto rinvenute – hanno annotato i carabinieri – “con dedica a firma Don Leonardo”. Le foto, unitamente a telefoni, pc e una chiavetta Usb sono state sequestrate. E quanto a sorprese in ordine ai contatti di Pasquale Bonavota potremmo essere solo all’inizio.
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