‘Ndrangheta delle Preserre in Cassazione: 7 annullamenti con rinvio sull’aggravante mafiosa
Operazione Black Widows: vanno definitive le singole responsabilità penali in ordine ai reati contestati agli imputati di Gerocarne e Sorianello
Sette condanne in Cassazione nel processo nato dall’operazione antimafia denominata “Black Widows” che mira fra l’altro a far luce sul tentato omicidio di Giovanni Nesci e del fratello dodicenne (affetto dalla sindrome di down) commesso il 28 luglio 2017. Annullamento con rinvio per un nuovo giudizio d’appello a Catanzaro solo in ordine alla contestata aggravante mafiosa.
In secondo grado questa era stata la sentenza: 5 anni e 8 mesi e 9mila euro di multa per per Rosa Inzillo, di 55 anni, di Sorianello; 6 anni e 10.300,00 euro di multa per Viola Inzillo, di 57 anni, nativa di Sorianello e residente a Gerocarne; 5 anni e 8 mesi e 9mila euro di multa per Michele Nardo, di 52 anni, di Sorianello; 2 anni e 4mila euro di multa Teresa Inzillo, di 60 anni, di Gerocarne; 4 anni Ferdinando Bartone, 24 anni, di Gerocarne; 4 anni Salvatore Emmanuele, di 29 anni, di Gerocarne; 10 mesi, 20 giorni e 4mila euro di multa (pena sospesa) per Maria Rosaria Battaglia, di 86 anni, di Sorianello. Non erano state invece appellate in Cassazione le assoluzioni del secondo grado che interessavano: Vincenzo Cocciolo, 35 anni, di Gerocarne, Antonio Farina, 48 anni, di Soriano, Domenico Inzillo, 68 anni, di Sorianello ma residente a Francica, Gaetano Muller, 24 anni, di Sorianello (difeso dall’avvocato Di Renzo) e Michele Idà, 26 anni, di Gerocarne (difeso dall’avvocato Di Renzo). [Continua in basso]
Secondo l’accusa, Antonio Farina, Rosa Inzillo, Michele Nardo e Bruno Lazzaro (successivamente ucciso) avrebbero concorso nel tentato omicidio di Giovanni Nesci e del fratello dodicenne.
Rosa Inzillo e Michele Nardo avrebbero avuto il ruolo di concorrenti morali del fatto di sangue, quali istigatori ed organizzatori del progetto omicidiario, mentre Antonio Farina ed il defunto Bruno Lazzaro sarebbero stati gli esecutori materiali. In particolare, su mandato di Rosa Inzillo e Michele Nardo, Antonio Farina e Bruno Lazzaro si sarebbero posizionati nella tarda serata del 28 luglio 2017 in uno stabile disabitato di Sorianello, su corso Vittorio Emanuele II, di fronte all’abitazione delle persone offese attendendone il rientro ed esplodendo poi al loro indirizzo numerosi colpi di arma da fuoco e, nella specie, almeno quattro colpi di fucile calibro 12 e 9 colpi di pistola calibro 9.
Ai tre imputati venivano anche contestati i reati di ricettazione, porto e detenzione illegale di armi da fuoco: il fucile calibro 12 marca Breda, compendio di un furto consumato a Stoppiana (Vc) il 13 febbraio 2011, e la pistola calibro 9 usata contro i fratelli Nesci. Altri reati in materia di detenzione e porto illegale di armi (un’arma corta non meglio identificata e il relativo munizionamento calibro 7,65) venivano contestati al solo Michele Nardo, mentre lo stesso Michele Nardo e Vincenzo Cocciolo erano accusati di detenzione e porto illegale di armi. Rosa Inzillo, Teresa Inzillo e Maria Rosaria Battaglia dovevano poi rispondere del reato di detenzione illegale di un’arma da fuoco corta non meglio identificata, “originariamente posseduta da Rosa Inzillo e poi ceduta a Battaglia Maria Rosaria”.
Michele Nardo, Rosa Inzillo, Viola Inzillo, Antonio Farina, Salvatore Emmanuele e Ferdinando Bartone erano quindi accusati – in concorso con il defunto Bruno Lazzaro – di aver ostacolato l’identificazione della provenienza delittuosa di un’autovettura Fiat Punto (in ragione dell’assenza del numero di telaio), rinvenuta e sequestrata in data 23 gennaio 2018. Con l’aggravante di aver commesso il fatto al fine di mettere a segno il progetto omicidiario in danno di Giovanni Nesci e con l’ulteriore aggravante di essersi avvalsi del contributo causale del figlio minore di Rosa Inzillo. Alla sola Viola Inzillo veivano poi contestate una serie di ipotesi di reato legate alla detenzione illegale di un fucile da usare contro Giovanni Nesci, arma nascosta in concorso con il defunto Bruno Lazzaro, così come una serie di munizioni.
Infine, Michele Nardo, Antonio Farina, Vincenzo Cocciolo, Gaetano Muller, Domenico Inzillo e Michele Idà erano accusati di detenzione e porto in luogo pubblico di un fucile Franchi automatico provento di un furto commesso a Montù Beccaria (Pv) l’8 maggio 2012, nonché di ulteriori armi e munizioni. Materiale risultato inizialmente nella disponibilità di Michele Nardo e Antonio Farina, i quali l’avrebbero ceduto successivamente a Gaetano Muller che lo avrebbe custodito, a sua volta, tramite Michele Idà. Con l’aggravante di aver commesso il fatto per mettere a segno il progetto omicidiario in danno di Giovanni Nesci. Tutti i reati erano aggravati dalle finalità mafiose.
Nel collegio di difesa sono stati impegnati gli avvocati: Francesco Montali per Francesco Bartone, Francesco Sorrentino (Salvatore Emmanuele), Nazzareno Latassa (Viola Inzillo, Michele Nardo, Teresa Inzillo, Maria Rosa Battaglia), Nicola Cantafora (Ferdinando Bartone), Vincenzo Cicino (Viola Inzillo), Salvatore Staiano (Michele Nardo e Rosa Inzillo), Marcello Scarmato (Teresa Inzillo e Maria Rosa Battaglia). L’inchiesta – portata a termine dalla Squadra Mobile di Vibo – è stata coordinata dal pm della Dda di Catanzaro, Annamaria Frustaci (che ha rappresentato in aula l’accusa in primo grado), e dal pm della Procura di Vibo Valentia, Filomena Aliberti, applicata per questa inchiesta all’antimafia.
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