‘Ndrangheta: “Conquista”, la Cassazione annulla con rinvio l’ergastolo a Domenico Bonavota
Definitive le condanne per Onofrio Barbieri e Francesco Fortuna che dovevano rispondere degli omicidi di Cracolici e Di Leo. Condanne pure per Giuseppe Lopreiato e Domenico Febbraro. Non appellate le assoluzioni di secondo grado per Pasquale e Nicola Bonavota
La Corte di Cassazione ha annullato con rinvio la condanna all’ergastolo nei confronti di Domenico Bonavota, 44 anni, di Sant’Onofrio, coinvolto nell’operazione denominata “Conquista”. Domenico Bonavota si vede al momento confermare la responsabilità penale solo per la contestazione di estorsione. In appello erano già stati assolti i fratelli Pasquale e Nicola Bonavota che in primo grado erano stati invece condannati all’ergastolo.
La Cassazione ha invece confermato la condanna a 30 anni di reclusione a testa, per Onofrio Barbieri, anche lui di Sant’Onofrio ma residente a Vena Superiore, e per Francesco Fortuna di Sant’Onofrio. Queste le altre condanne confermate: 4 anni per Giuseppe Lopreiato, 4 anni per Domenico Febbraro, anche loro di Sant’Onofrio, e 4 anni per Vincenzino Fruci, di Acconia di Curinga. Il collaboratore di giustizia, Francesco Michienzi, in appello era passato invece dai 2 anni e 4 mesi del primo grado alla pena di 4 mesi. [Continua in basso]
Gli omicidi Cracolici e Di Leo
I fatti di sangue al centro del processo riguardavano l’omicidio di Raffaele Cracolici, alias “Lele Palermo”, ucciso il 4 maggio 2004 a colpi di arma da fuoco a Pizzo Calabro, e quello di Domenico Di Leo, alias “Micu Catalanu”, ucciso a Sant’Onofrio in via Tre Croci il 12 luglio 2004. Per l’omicidio di Di Leo dovevano rispondere: Domenico Bonavota, Pasquale Bonavota, Nicola Bonavota, Onofrio Barbieri e Andrea Mantella. In un separato processo d’appello era già stato assolto per tale fatto di sangue Francesco Fortuna, dopo una condanna a 30 anni in primo grado.
Domenico Di Leo, detto “Micu i Catalanu”, era ritenuto dagli inquirenti un componente dello stesso clan Bonavota con il ruolo di “braccio armato”. Entrato in contrasto con i figli del defunto boss Vincenzo Bonavota, è stato attinto da diversi colpi d’arma da fuoco (Kalashnikov e fucile a pompa), tanto che sul posto sono stati rinvenuti i bossoli di oltre 45 colpi.
Per l’omicidio di Raffaele Cracolici, boss di Maierato, dovevano invece rispondere: Pasquale Bonavota, Nicola Bonavota, Francesco Fortuna, Onofrio Barbieri ed Andrea Mantella, mentre Domenico Bonavota e Vincenzino Fruci per tale fatto di sangue sono stati già giudicati ed assolti in via definitiva nell’operazione antimafia denominata “Uova del drago”. Francesco Michienzi, invece, già condannato da solo nell’operazione “Uova del drago” quale organizzatore dell’omicidio Cracolici (pena totalmente espiata), è stato ora condannato a 4 mesi per la continuazione tra tale fatto omicidiario e la detenzione di armi, oltre che per il reato di estorsione.
Raffaele Cracolici, secondo la tesi accusatoria, sarebbe stato eliminato dal clan Bonavota per sgomberare il campo da uno scomodo rivale sull’area industriale di Maierato.
Domenico Febbraro era invece accusato di aver materialmente esploso undici copi di pistola all’indirizzo del cancello di ingresso della struttura ricettiva “Popilia Country Resort” di Maierato. Sul posto sarebbe stato accompagnato da Giuseppe Lopreiato, presunto autista di Domenico Bonavota, quest’ultimo ritenuto il mandante della sparatoria.
Impegnati nel collegio di difesa anche gli avvocati: Vincenzo Gennaro e Giuliano Dominici (per Domenico Bonavota), Sergio Rotundo, Francesco Muzzopappa, Elisa Solano, Salvatore Staiano, Lopresti.
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