‘Ndrangheta: la bomba contro la casa dei Megna e il terrore di Tita Buccafusca per l’omicidio Barbieri
Il collaboratore delinea i retroscena dei contrasti all’interno della famiglia Mancuso e chiama in causa i Cuturello, i Rizzo, Agostino Papaianni, Mimmo Polito, Antonio Prenesti e Nazzareno Colace
Contrasti all’interno del clan Mancuso e diversi episodi sui quali la Dda di Catanzaro è intenzionata a fare piena luce. Le dichiarazioni del nuovo collaboratore di giustizia di Nicotera, Pasquale Megna, accendono i riflettori su avvenimenti di rilievo da ricostruire compiutamente per avere un quadro il più definito possibile in ordine alle dinamiche criminali dell’ultimo decennio fra Nicotera e Limbadi. [Continua in basso]
La bomba a casa dei Megna
Uno degli episodi ai quali il collaboratore fa cenno con gli inquirenti è la collocazione di una bomba diretta contro lafamiglia Megna a Nicotera Marina. “Hanno sbagliato portone di casa perché mandarono a posizionarla un ragazzo bielorusso, adottato da una famiglia di Limbadi e che viveva in quel paese. Il ragazzo –ha spiegato Megna – la posizionò davanti alla porta di un vicino di casa. La bomba era diretta a me e a mandare questo ragazzo furono i componenti della famiglia Campisi-Mancuso (ramo ‘Mbrogghja)-Rizzo (Mezzodente) che, in quel periodo, erano insieme e formavano un unico gruppo: in particolare furono Totò Campisi, Alfonso Cuturello (figlio di Salvatore Cuturello e dì Francesca Mancuso, detta Franca), lo stesso Salvatore Cuturello, Domenico Mancuso (Mico Ninja) e Giovanni Rizzo detto “Ciopati” o “Mezzodente”. Di questo gruppo faceva parte anche Giuseppe Muzzopappa, da me assassinato il 26 novembre 2022, insieme ai fratelli Antonio e Alfonso Cuturello, figli di Roberto Cuturello, nipoti di Giovanni Mezzodente (perché figli di sua sorella).
Colpire i due Pantaleone Mancuso
Ma perché cercare di collocare una bomba contro la famiglia Megna che – come raccontato dal collaboratore – attraverso Assunto Megna sarebbe stata negli anni sempre vicini al boss Giuseppe Maancuso, detto ‘Mbrogghja? Le ragioni vengono spiegate dallo stesso pasquale Megna: “Alfonso Cuturello, figlio di Salvatore, mi disse che colpendo me volevano fare un dispetto ai due cugini, ai due Luni, “Scarpuni” e Luni l’ “Ingegnere”. Anche lo stesso Alfonso Cuturello era coinvolto nella vicenda. So chi furono i mandanti perché dopo tutte le cose che ci hanno fatto ho avuto modo di parlare con Alfonso Cuturello, figlio di Salvatore. Chiesi ad Alfonso: “Mi puoi dire almeno in cosa ho sbagliato io, per tutte queste cose che ci avete fatto?” e lui mi disse: “Non c’entri niente tu, ma mio zio – riferendosi all’Ingegnere – e tuo zio – riferendosi a Scarpuni meritavano anche di peggio ed è per causa loro che sono successe queste cose”.
La moglie di Scarpuni e l’omicidio Barbieri
Pasquale Megna nelle sue dichiarazioni apre anche il “capitolo” che riguarda la zia Tita Buccafusca, la moglie del boss Pantaleone Mancuso, detto Scarpuni, morta suicida ingerendo acido muriatico e che aveva iniziato a rilasciare delle dichiarazioni ai carabinieri salvo poi fare marcia indietro e ritornare a casa. “Sulla questione di mia zia Tita Buccafusca, prima che morisse, quando era impaurita, è perché – ha dichiarato il collaboratore – qualche sera prima era andato Agostino Papaianni a casa sua ed ha sentito parlare mio zio Luni Scarpuni ed Agostino di qualcosa che riguarda l’omicidio Barbieri. Non so dire molto di cosa sia accaduto in quei giorni, perché all’epoca non vivevo con i miei, ma ricordo di uno sfogo di mia zia Antonella, prima della morte dì mia zia Tita, che ci raccontò che qualche giorno prima dell’omicidio di Vincenzo Barbieri c’era un via vai di gente da casa di Scarpuni. In particolare, mia zia disse che, il giorno prima dell’omicidio Barbieri, o due giorni prima di questo avvenimento, era andato da Luni Scarpuni, Agostino Papaianni. In quei giorni c’era sempre un via vai e frequentavano la casa di Scarpuni persone come Totò Prenesti e lo stesso Papaianni. Mia zia mi parlò di queste due persone con riferimento a quei giorni. Ma per quanto a mia conoscenza anche Mimmo Polito e Nazzareno Colace facevano parte del gruppo di fuoco di mio zio Luni. Con riferimento a quanto avvenuto uno o due giorni prima dell’omicidio Barbieri, mia zia Antonella ci disse dell’arrivo di Papaianni a casa di ‘Scarpuni e del fatto che i due si erano detti qualcosa che aveva profondamente turbato mia zia Tita, al punto che per la paura, si era nascosta sotto il tavolo sentendo il telegiornale che dava la notizia della morte di Barbieri. Mia zia mi disse che il giorno o due giorni prima, Papaianni aveva parcheggiato la Jeep davanti alla pizzeria, lontano dall’abitazione di Scarpuni’ e si era recato da lui. Nel vedere quella reazione impaurita di mia zia Tita, sua sorella nel corso dello sfogo si chiedeva cosa mai si fossero detti dì così grave, da mandare e mi zia a nascondersi sotto il tavolo nel sentire la notizia dell’omicidio. E con riferimento a mia zia, riguardo Luni Scarpuni, si chiedeva perché Luni Scarpuni non si portasse in campagna tutte queste persone per parlare e lasciasse così serena sua sorella”.
L’omicidio del broker della cocaina, Vincenzo Barbieri, avvenuto nel marzo del 2011 nella “sua” San Calogero è ancora impunito. Agostino Papaianni di Coccorino e Mimmo Polito di Tropea sono invece imputati nel maxiprocesso Rinascita Scott per associazione mafiosa.
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