‘Ndrangheta, le rivelazioni del pentito Megna: «Totò Campisi voleva uccidere anche Luigi Mancuso»
Il nuovo collaboratore svela i propositi di vendetta del figlio del broker Mimmo Campisi ammazzato nel 2011: «Diceva di voler eliminare tutti i Mancuso e quelli vicini a loro si dovevano inginocchiare solo a lui»
Dimostra di conoscere a fondo i segreti del clan Mancuso, il nuovo collaboratore di giustizia Pasquale Megna, attualmente in carcere poiché arrestato per l’omicidio di Giuseppe Muzzopappa, consumato a Nicotera nel novembre scorso. Del resto, i legami familiari con la potente famiglia di ‘ndrangheta di Limbadi e Nicotera ci sono tutti: dal padre Assunto Natale Megna, cognato del boss Pantaleone Mancuso, detto Scarpuni, alla parentela dello stesso Pasquale con Francesco Mancuso, detto Tabacco.
Pasquale Megna accende così i “riflettori” sui contrasti interni al clan Mancuso e sul nuovo gruppo formatosi a Nicotera e dintorni dopo l’omicidio nel giugno 2011 del broker della cocaina Domenico Campisi, da sempre intraneo al clan Mancuso. Tale gruppo criminale sarebbe capeggiato da Antonio Campisi, 32 anni, intenzionato a vendicare il padre e, soprattutto, capace di sfidare a viso “aperto” i Mancuso, compreso Luigi Mancuso, alias “Il Supremo”, ritenuto il numero uno dell’omonimo casati mafioso. [Continua in basso]
Demetrio Putortì, Totò Campisi e Luigi Mancuso
Pasquale Megna nelle sue dichiarazioni svela anche il legame fra Demetrio Putortì, 30 anni – coinvolto nella sparatoria del 19 agosto 2016 costata il ferimento alle gambe della sorella Marisa Putortì – con il boss Luigi Mancuso. “In ordine alla vicinanza di Demetrio a Luigi Mancuso – ha riferito Pasquale Megna – era una circostanza notoria il fatto che da quando zio Luigi era uscito dal carcere, Demetrio fosse spesso con lui. Lo stesso Demetrio Putortì mi raccontò che un giorno si trovava con zio Luigi davanti alla fontanella che sorge dove c’è il passaggio a livello, tra Nicotera superiore e Nicotera Marina. Mi disse che ad un certo punto arrivarono i due cugini – Totò Campisi e Pino Muzzupappa – e mi raccontò che appena li videro, tirarono il freno a mano e fecero una specie di testa-coda, per farsi notare e per far vedere che non avevano paura neppure di Luigi Mancuso”.
Totò Campisi voleva uccidere Luigi Mancuso
Pasquale Megna svela quindi che una persona vicina al clan gli avrebbe raccontato che “per un certo periodo Totò Campisi era andato a dire in giro che li avrebbe uccisi tutti i Mancuso e per che per primo avrebbe ucciso Luigi Mancuso, affermando che quelli che prima erano con i Mancuso poi si sarebbero dovuti inginocchiare a lui”. La persona che avrebbe riferito tali circostanze a Pasquale Megna è sposata con una nipote di Luigi Mancuso e da qui l’ipotesi avanzata dal collaboratore che tali circostanze fossero state riferite anche direttamente “da zio Luigi”.
L’intervento del boss in favore dei Megna
L’autorevolezza ed il potere di Luigi Mancuso si sarebbe tuttavia manifestato ugualmente, nonostante i “mal di pancia” di Totò Campisi e del cugino Giuseppe Muzzupappa (quest’ultimo ucciso da Pasquale Megna nel novembre scorso) che avevano preso di mira proprio la famiglia dei Megna con incendi e bombe alle abitazioni per punirli della loro vicinanza sia a Pantaleone Mancuso, detto “Scarpuni”, sia a Pantaleone Mancuso, alias “l’Ingegnere”. “Il gruppo Muzzupappa-Campisi-Cuturello-Rizzo ha finito di fare questi dispetti quando è uscito zio Luigi Mancuso dal carcere – ha dichiarato il collaboratore –. Luigi Mancuso li ha chiamati dicendogli di non farci più questi danneggiamenti. Il periodo risale al 2015/2016 perché Luigi Mancuso era latitante volontario essendosi sottratto alla sorveglianza speciale. Più dettagliatamente: zio Luigi mandò achiamare Antonio Mancuso, figlio di Peppe Mancuso, ‘Mbrogghia, convocandolo presso la nostra campagnae dicendogli di lasciarci stare e “fare conto” che i figli di Assunto, cioè mio padre, fossero suoi figli. Con Muzzupappa non ci parlavamo da tantissimo tempo e continuammo a non parlarci neanche dopo l’uscita dal carcere di Luigi Mancuso. Invece, con Totò Campisi e con Drommi ci siamo dati la mano da quando siamo andati a fare pace con mio padre”.
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