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‘Ndrangheta: anche tre vibonesi nell’operazione “Cagliostro”

L’inchiesta della Dda di Torino ha colpito i “locali” di Ivrea e Chivasso. Ecco i 35 indagati

‘Ndrangheta: anche tre vibonesi nell’operazione “Cagliostro”

Ci sono anche tre indagati del Vibonese nell’inchiesta della Dda di Torino scattata ieri contro i clan di Ivrea e Chivasso. In particolare un indagato è stato arrestato, gli altri due sono a piede libero. Trentacinque in totale gli indagati dell’inchiesta che ha colpito il clan Alvaro – originario di Sinopoli, nel Reggino – denominata “Cagliostro”. In particolare fra gli arrestati del Vibonese c’è Francesco Vavalà, 68 anni, detto “Franco l’ippopotamo” nato a Maierato e residente a Genova. Fra gli indagati ci sono invece Francesco Cichello, nato a Vibo Valentia l’1.01.1975, residente a Genova e Bruno Tassone,64 anni, nativo di Nardodipace, residente a Chivasso.

Questi tutti gli altri indagati: Carmine Alvaro, detto “U Cupirtuni” nato a Sinopoli (RC) il 16.06.1953 e ivi residente; Domenico Alvaro, detto “il biondo”, nato a Palmi (RC) il 25.081977, residente a Chivasso, attualmente detenuto presso la casa circondariale di Terni; Rosario Andiloro, nato a Bagnara Calabra (RC) il 21.05.1963 residente a Settimo Torinese; Francesco Belfiore, nato a Torino il 28.06.1973, residente a Casalborgone; Giuseppe Belfiore, nato a Gioiosa Ionica il 07.10.1956, residente a Moncalieri; Carlo Paolo Brevi, nato a Ivrea, il 14.051967, residente a Torino; Aniello Maurizio Buondonno, nato a Ivrea il 13.04.1968 residente a Samone; Gian Carlo Cappelli, nato a Livorno il 31.10.1954, residente a Livorno; Flavio Carta, nato a Ivrea il 07.06.1964, residente a Samone; Giuseppe Cerrelli, nato a torino l’1.11.1978, residente a Caluso; Pancrazio Chiuruzzi, nato a Bernalda (MT) il 25.10.1952, residente a Cavagnolo; Salvatore Cordì, nato a Mammola (RC) il 29.03.1969, residente a Tortolì; Vitantonio Danese, nato a Grottaglie (TA) il 20.12.1969, residente a Trani; Giovanni Daveti, nato a Livorno il 06.10.1951, residente a Livorno; Paolo Enrico, nato a Ivrea il 20.01.1969, residente a Borgomasino; Giovanni Furiani nato ad Alzano Lombardo (BG) il 30.10.1971, residente a Cremona; Giovanni La Montagna, nato a Casalnuovo di Napoli il 16.01.1965, domiciliato a Rivoli; Massimo Claudio Lanteri, nato a Milano il 16.10.1960, residente a Brugherio (MB); Antonino detto “il nero” Mammoliti, nato a Valenciennes (Francia) il 26.11.1965, domiciliato a Ivrea; Stefano Marino, nato a Leonforte (En) il 28.08.1961, residente a Ivrea; Mark Martinelli, nato a Torino il 14.09.1974, residente a Torino; Salvatore Moliterni, nato a Gravina di Puglia il 22.01.1972, residente a Capriata d’Orba (Al); Giuseppe Olivero, nato a Torre del Greco (Na) il 10.09.1974, residente a Genova; Danilo Ottaviani, nato a Roma il 06.04.1980, residente a Francavilla al mare (Ch); Fortunato Panuzzo, detto “Natino”m nato a torino il 24.01.1975, residente a Collegno; Roberto Simeone, nato a Genova l’1.10.1978, residente a Genova; Carlo Soligo detto l’Americano”, nato a Vancouver (Canada) il 19.10.1971, residente a Silvano d’Orba; Marta Speranza, nata a Torino l’8.12.1989, residente a Candia Canavese; Piero Speranza nato a Ivrea il 22.02.1960, residente a Bollengo; Michael Vavalà nato a Genova il 05.02.1998, residente a Genova; Luigi Vurro, nato a Torino il 17.08.1952, residente a Torino.

Oltre al reato associativo, sono stati raccolti gravi indizi di colpevolezza su una serie di truffe commesse in concorso con altri indagati non appartenenti all’associazione, ai danni di imprenditori della provincia di Torino. Gli indagati si accreditavano come persone legate a “famiglie” criminali calabresi prospettando alle vittime, alcune delle quali in difficoltà economica, la possibilità di acquistare ingenti somme di denaro “sporco” dando in cambio somme di denaro inferiori con il versamento, a titolo di anticipo, di un acconto, a volte sotto forma di lingotti d’oro e gioielli. Una volta scoperte le truffe, gli indagati avrebbero utilizzato la loro appartenenza all’associazione mafiosa per intimidire le vittime e farli desistere da ogni azione per riavere il maltolto. Le somme sottratte supererebbero i 600mila euro.

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