Prefettura di Vibo Valentia: il Viminale dispone un’ispezione ministeriale
Cinque gli ispettori inviati dal Ministero dell’Interno ed impegnati nell’acquisizione di documenti in diversi uffici e nell’esame di alcune pratiche. Nei giorni scorsi il prefetto Roberta Lulli è stata trasferita dal Consiglio dei ministri mentre la sua gestione è finita sotto i “riflettori” del presidente della Commissione parlamentare antimafia Nicola Morra
Ispezione ministeriale alla Prefettura di Vibo Valentia retta dal prefetto, Roberta Lulli, per la quale il 23 febbraio scorso il Consiglio dei ministri ha disposto (nell’ambito di diversi spostamenti di prefetti in tutta Italia) la destinazione a Roma quale direttore Centrale per l’amministrazione generale presso il Dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile. Gli ispettori, ben cinque, sono stati in particolare inviati dall’Ispettorato generale di amministrazione del Viminale che svolge funzioni e compiti in materia di controlli, ispezioni e inchieste amministrative su incarico del ministro dell’Interno. I cinque ispettori hanno varcato l’ingresso del palazzo della Prefettura di Vibo Valentia ieri mattina per recarsi in diversi uffici dell’Ufficio territoriale di Governo e sono ancora oggi al lavoro nell’ispezionare e acquisire diversa documentazione. Sull’ispezione vige il massimo riserbo, ma da quanto siamo riusciti ad apprendere, sotto la “lente d’ingradimento” degli ispettori del Viminale vi sarebbe il lavoro di diversi uffici della Prefettura di Vibo che si occupano in particolare del contenzioso antimafia, delle interdittive e – non viene escluso – anche del controllo sugli enti locali e il pericolo di infiltrazioni mafiose negli stessi. [Continua in basso]
L’operazione Olimpo
Nessuna conferma in ogni caso – almeno al momento – sull’origine dell’ispezione, ma è un dato di fatto che la stessa arriva dopo la recente operazione antimafia della Dda di Catanzaro denominata Olimpo che ha portato sul registro degli indagati per una presunta rivelazione di segreti d’ufficio su un’interdittiva antimafia due funzionari della Prefettura (Rocco Gramuglia, segretario particolare del prefetto, e Michele Larobina, nei cui confronti la misura cautelare dei domiciliari è stata nei giorni scorsi annullata dal Riesame) e di un’impiegata: Saveria Angiò, indagata per rivelazione di segreti d’ufficio in concorso con il cognato Tonino La Rosa, boss indiscusso dell’omonimo clan di Tropea raggiunto da ordinanza di custodia cautelare in carcere.
Il presidente dell’Antimafia e gli enti locali del Vibonese
La gestione della Prefettura di Vibo Valentia da parte del prefetto Roberta Lulli era finita nel mirino del presidente della Commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra, sin dal giugno scorso con la richiesta (reiterata più volte) di inviare delle Commissioni di accesso agli atti – per accertare eventuali infiltrazioni mafiose – nei Comuni di Tropea e Capistrano, oltre che alla Provincia di Vibo Valentia. Nel dicembre scorso, quindi, il prefetto di Vibo – a sei mesi da quella richiesta – ha deciso l’invio dell’accesso antimafia nel solo Comune di Capistrano unitamente a quello di Acquaro, i cui rispettivi primi cittadini erano fra i papabili aspiranti alla candidatura alla presidenza della Provincia di Vibo. Anche in tale ultimo ente, il presidente dell’Antimafia Nicola Morra aveva sollecitato ripetutamente l’invio dell’accesso agli atti a seguito del rinvio a giudizio del suo presidente, Salvatore Solano (sindaco di Stefanaconi), nell’inchiesta della Dda denominata Petrol Mafie per i reati di corruzione, estorsione elettorale e turbata libertà degli incanti con l’aggravante mafiosa. La Commissione di accesso agli atti alla Provincia non è stata però mai inviata dalla Prefettura di Vibo e il 30 gennaio scorso è stato eletto quale nuovo presidente dell’ente (a seguito della scadenza naturale del mandato di Salvatore Solano) l’avvocato Corrado L’Andolina, sindaco di Zambrone. [Continua in basso]
Rilievi da parte del presidente della Commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra, all’operato della Prefettura di Vibo Valentia erano poi stati fatti per via di alcune vicende che hanno interessato il Comune di Tropea (LEGGI QUI: Antimafia: i lavori al Porto di Tropea appaltati dal Comune nel “mirino” di Morra , QUI: Antimafia al Comune di Tropea: Morra alza il velo su concorsi e stabilizzazioni , QUI: Porto di Tropea e atti negati a due consiglieri, Morra: «Grave il silenzio del prefetto di Vibo» e QUI: Comune di Tropea e infiltrazioni mafiose: Morra chiede al prefetto di Vibo l’accesso agli atti ), mentre nella storica maxioperazione Rinascita Scott contro la ‘ndrangheta sono almeno sei i Comuni del Vibonese (compreso il Comune di Vibo Valentia dove nell’ottobre 2019 la Guardia di finanza ha acquisito una mole enorme di documenti nell’ambito di un’inchiesta antimafia sulla vita dell’ente) a cui la Dda di Catanzaro ha dedicato un apposito capitolo per il pericolo di infiltrazioni mafiose.
Ricordiamo, infine, che nell’ambito dell’ultima operazione antimafia denominata Olimpo, la Dda di Catanzaro ha dedicato un intero capitolo alle infiltrazioni dei La Rosa nelle istituzioni locali, con un paragrafo intitolato: “L’occhio in Prefettura a Vibo. La vicinanza di Angiò Saveria”. (LEGGI QUI: Operazione Olimpo: l’occhio in Prefettura a Vibo da parte dei La Rosa di Tropea).
Secondo la normativa, l’attività ispettiva alla Prefettura di Vibo disposta dal Ministero dell’Interno dovrebbe concludersi – in tempi allo stato difficili da prevedere – con una dettagliata relazione analitica e una scheda sintetica riepilogativa, entrambe redatte dagli ispettori, completate da una comunicazione del capo dell’Ispettorato che solitamente evidenzia taluni aspetti ritenuti significativi.
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