Operazione Olimpo: la “guerra” degli ombrelloni a Baia di Riaci, fra minacce, intimidazioni e pistole
L’inchiesta della Dda di Catanzaro fa luce anche sull’occupazione abusiva della spiaggia da parte di un soggetto arrestato e su una situazione che a fasi alterne va avanti da anni
Interessa anche l’illecita occupazione di un’area di Baia di Riaci (che segna il confine fra i comuni di Ricadi e Tropea) una delle spiagge più belle dell’intera Calabria, l’operazione antimafia Olimpo della Dda di Catanzaro. Fra gli arrestati, infatti, c’è anche Francesco Lo Scalzo, 41 anni, di Tropea. Oltre al reato di estorsione ai danni dell’imprenditore Domenico De Lorenzo, a Lo Scalzo viene contestato il delitto di illecita concorrenza con minaccia ai danni di Luigi De Luca, che da anni ha la gestione del lido balneare confinante con quello di Lo Scalzo. Lo stabilimento balneare di Luigi De Luca, regolarmente autorizzato, occupa una porzione di spiaggia di 200 metri quadri. Tale lido – come ricostruisce sia la Dda che il gip – risulta confinante con quello denominato “La Capannella”, eseguito abusivamente ed in assenza delle prescritte autorizzazioni e gestito di fatto da Francesco Lo Scalzo. [Continua in basso]
La “guerra” degli ombrelloni, le indagini e le intercettazioni
L’ipotesi accusatoria si fonda, anzitutto, su una conversazione captata in data 20 giugno 2018 tra Francesco Lo Scalzo ed un suo dipendente, tale Vitaly, durante la quale dinanzi all’accusa riferitagli da quest’ultimo ed avanzata nei suoi riguardi dal De Luca di rubargli i clienti, esternava l’intenzione di sparare all’interessato, proponendosi di affrontarlo direttamente.
In altra conversazione, intervenuta tra De Luca, Lo Scalzo e Giuseppe Mazzitelli, il primo “rimproverava quindi il Vitaly del fatto di intercettare i clienti in arrivo nella baia (correndogli dietro) distogliendoli così dalla sua struttura ed invitandoli a preferire piuttosto gli ombrelloni di Francesco Lo Scalzo. Lo stesso evidenziava come tale comportamento incidesse sulla sua capacità imprenditoriale, tanto da costringerlo a pensare di abbandonare l’attività o – sottolinea il gip – di rivolgersi a qualche referente della criminalità organizzata locale”. Ecco l’intercettazione: (Luigi De Luca: Che devo fare? Glielo devo dire a qualche delinquente qua sotto…per ammazzarvi? Mi sono scocciato!; Francesco Lo Scalzo: vedi che stai sbagliando, Luigi. Mi fai sballare davvero! Che io sono… al massimo! Che io ti ho rispettato sempre. Non dire queste parole! Non scherzare con me Luigi!”.
Immediatamente dopo tale conversazione, allontanatosi il De Luca, “Francesco Lo Scalzo commentava i fatti con Paolo Potenzoni e Giuseppe Mazzitelli ed in particolare l’atteggiamento tenuto dal De Luca il quale aveva dapprima riferito di voler vendere il lido, salvo poi cambiare opinione di fronte alla reale offerta del Lo Scalzo che gli aveva proposto di versargli 20mila euro l’anno”. Ecco le dichiarazioni di Lo Scalzo nelle intercettazioni riportate da gip: “E’ giusto che lavora! Quello paga le tasse, non abbiamo niente…noi. Per questo non gli dico niente, altrimenti con uno schiaffo sai dove lo facevo arrivare? Lo buttavo dallo scoglio!… io ho paura di sua madre…che non chiami la Capitaneria! Sai perché non faccio bordello! Altrimenti la notte… sai dove lo trovano questa notte? Se no… una notte… lo trovavano sotto allo scoglio grande!”. [Continua in basso]
Tutto ciò rende evidente, ad avviso del gip, la sussistenza dell’ipotizzato delitto di illecita concorrenza con minaccia aggravata dal metodo mafioso: l’attività intercettiva ed i riscontri documentali (in ordine alle autorizzazioni rilasciate per l’allestimento dei lidi balneari) hanno consentito di scandire le varie fasi del delitto e l’identificazione del soggetto coinvolto in Francesco Lo Scalzo. In particolare, risulta cristallizzata, in punto di gravità indiziaria – sottolinea il giudice – la condotta minatoria perpetrata in danno dell’imprenditore Luigi De Luca, da parte del Lo Scalzo, al quale veniva prospettata la necessità di dismettere la sua attività e cederla, in affìtto, a quest’ultimo”. La frase intercettata riferita a Lo Scalzo a proposito dell’ipotizzata cessione del lido di De Luca ad un mafioso:“Glielo dai ad un mafioso… Sembra che io sono… non sono mafioso? … Non sono all’altezza di disbrigare una cosa?”.
Per il gip, tale frase manifesta la portata della minaccia “per effetto di una eco criminale che rende particolarmente apprezzabile la condotta di Lo Scalzo”. [Continua in basso]
Le armi e le munizioni
A Francesco Lo Scalzo vengono anche contestati i reati di illecita detenzione e porto illegale di armi e munizioni di cui il primo consumatosi in data 12 settembre 2018 – ed avente ad oggetto un’arma non meglio identificata – ed il secondo con condotta continuata, quantomeno fino al 26 settembre 2018 – avente ad oggetto una pistola calibro 9. Il gip ricorda quindi che in data 19 settembre 2006 Lo Scalzo è stato tratto in arresto in qualità di intraneo all’associazione mafiosa facente capo alla famiglia Mancuso ed allo stesso era stata irrogata la sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno per tre anni e sei mesi.
Sempre il gip ricorda poi che in seguito ad una perquisizione operata in data 1 agosto 2018 presso il lido balneare “La Capannella” sono state rinvenute una pistola giocattolo e due scatole di cartucce. L’ipotesi accusatoria si fonda su una conversazione captata il 12 settembre 2018 tra Lo Scalzo e soggetti terzi, durante la quale lo stesso, con tono di scherzo, “puntava un’arma contro un ragazzo, che gli ripeteva di smetterla, temendo per la propria incolumità; nel corso dell’incontro si percepivano anche dei rumori tipici di un’arma”.
Quanto invece ad altra conversazione intercettata in data 21 maggio 2018 a bordo della vettura del “Lo Scalzo emergeva che lo stesso si diceva in possesso di alcune munizioni (“caps”) e di una pistola con la quale intendeva gambizzare un rumeno”. Ancora: in data 7 settembre 2018 Francesco Lo Scalzo “faceva riferimento ad una pistola in suo possesso (Lo Scalzo nelle intercettazioni: appena vede la pistola sviene… gli mostro solo il manico…) ed è sempre ad una pistola che l’indagato faceva riferimento in una conversazione del 15 settembre 2018 (Lo Scalzo: una bella pistola… alla banca non scappa… gli fanno la balistica… 500 l’ho pagata!). Nella conversazione del 26 settembre 2018 viene poi “evidenziato in maniera specifica il modello ed il tipo di arma in possesso del Lo Scalzo, identificabile in una pistola calibro 9; nel corso di tale conversazione, inoltre, Lo Scalzo fa riferimento alla volontà di acquistare un’altra pistola, acquisto finalizzato, verosimilmente, alla consumazione di un reato”. Infine anche da una conversazione captata in data 26 settembre 2018 emerge chiaramente il possesso della pistola in capo a Lo Scalzo (Lo Scalzo: Si… che c’è una pistola. Non ce l’ho come la tua! Che adesso ce l’ho piccola, quella come la tua ce l’ho conservata).
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