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Zungri, le coroncine d’oro del quadro della Madonna della Neve finite in Tribunale

La parrocchia di San Nicola e l’ex sacerdote don Felice La Rosa condannati al pagamento dei lavori eseguiti dall’orafo vibonese Michele Lo Bianco

Zungri, le coroncine d’oro del quadro della Madonna della Neve finite in Tribunale
L'orafo Michele Lo Bianco
La chiesa della Madonna della neve a Zungri

Si chiude dopo circa nove anni la battaglia legale tra l’orafo vibonese Michele Lo Biancol’ex parroco di Zungri don Felice La Rosa e la parrocchia di San Nicola di Zungri per il mancato pagamento di due corone artistiche in oro e pietre preziose, da apporre al quadro della Madonna della Neve. La sentenza di primo grado parla chiaro: la parrocchia e il presule devono corrispondere all’orafo la somma precedentemente pattuita di quasi 13 mila euro e pagare le spese processuali, mentre Lo Bianco dovrà restituire l’oro votivo rimasto.

«La vicenda per me nasce in realtà dalla mancata volontà dell’ex parroco di Zungri, don Felice La Rosa, di pagare quanto accordato – ci spiega l’orafo –, motivo per il quale ho deciso a suo tempo di sporgere denuncia». Le due creazioni artistiche in questione hanno origine dall’oro votivo che la comunità ha impegnato per omaggiare la sacra icona della Madonna della Neve, custodita nel santuario omonimo. «Per l’occasione ho creato un apposito banco di fusione che è stato portato in chiesa – precisa Lo Bianco – mediante il quale è stata effettuata la fusione di circa 1,4 chili di oro, trasformato in due lingotti». [Continua in basso]

La copia del quadro della Madonna della Neve in processione

Dopo la creazione delle coroncine, entrambe arricchite da pietre preziose e «realizzate, ci tengo a sottolineare, grazie ad un mio studio approfondito della storia di Zungri, tanto da riuscire a riprodurre sulla corona del Bambinello l’antica croce in ferro battuto presente un tempo, sono state portate a Roma dinanzi a Papa Francesco per la benedizione. Sebbene tutto il lavoro eseguito fosse stato apprezzato dal sacerdote e dalla comunità, di ritorno da quel viaggio lo stesso ex parroco don Felice La Rosa mi aveva manifestato la volontà di apportare alcune modifiche. Inizialmente mi ero opposto, spiegando semplicemente che ciò avrebbe snaturato le dimensioni effettive delle coroncine realizzate su misura da una copia del quadro originale e che poi sarebbero risultate più grandi rispetto alle proporzioni dell’icona stessa. Nonostante queste mie considerazioni di natura tecnica, ho tuttavia accolto la richiesta del sacerdote che, col passare del tempo, iniziava ad esser condivisa da alcuni zungresi. Così, alcune persone del luogo hanno realizzato una dima con le misure volute e mi sono prestato gratuitamente alle modifiche successive, acquistando ulteriori pietre preziose di tasca mia per rendere più completo il lavoro».

L’orafo Michele Lo Bianco

Nel 2014 è stata poi effettuata l’incoronazione del quadro e, caso strano, per l’evento l’orafo Lo Bianco non è stato invitato. «Questo, che considero uno sgarbo, non riesco ancora a spiegarmelo. Forse, mi viene da pensare oggi, si voleva creare un precedente facendomi modificare le opere su cui poi basare il malcontento e, dunque, il mancato pagamento del mio lavoro. Da allora ho atteso invano che qualcuno della parrocchia si facesse vivo per il pagamento delle mie realizzazioni, ma con tutta la mia buona fede questo non è mai accaduto. Ho cercato in ogni modo di evitare una causa contro la chiesa, contattando più volte il prete, rendendomi disponibile al dialogo, prestandomi gratuitamente alle modifiche richieste e senza neppure ritoccare il costo iniziale del lavoro sebbene poi siano servite ulteriori pietre preziose. Pur di chiuderla lì, visti i tempi lunghi, non ho preteso nulla di più. Ma così, purtroppo, non è stato e stanco del comportamento del presule, al fine di tutelare la mia opera svolta, mi sono rivolto ad un legale». La vicenda processuale si è poi inevitabilmente dilungata con lo scoppiare della pandemia da Covid-19 ed è giunta a conclusione di recente con la condanna, da parte del Tribunale di Vibo Valentia, della parrocchia e dell’ex sacerdote al pagamento del lavoro eseguito, più le spese processuali. Lo Bianco, di contro, dovrà restituire l’oro avanzato da tali realizzazioni.

«Sono molto rammaricato per quanto accaduto – ha concluso l’orafo –. La vicenda non doveva affatto concludersi in questo modo, specie per la continua disponibilità che ho mostrato, offrendomi persino di pagare io i preziosi aggiunti. Nonostante ciò, non ho nulla contro la comunità zungrese, anzi sono ben contento del fatto che ora le due coroncine custodite nel duomo di Mileto possano finalmente a giorni far ritorno a Zungri e, soprattutto, che la restituzione dell’oro avanzato possa avvenire in maniera legale e sotto gli occhi della comunità».
L’attuale sacerdote di Zungri, don Giuseppe La Rosa, ci ha confermato il ritorno a breve in parrocchia dei due manufatti rimasti in custodia nel duomo di Mileto in attesa della risoluzione della causa.

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