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Il CdS sospende l’ordinanza di demolizione del Comune di Vibo per immobili al Pennello

Rimessa dinanzi al Tar la decisione su importanti questioni di merito come l’esatta perimetrazione dell’area sdemanializzata. Sulla vicenda esiste un parallelo giudizio civile e una denuncia ai carabinieri

Il CdS sospende l’ordinanza di demolizione del Comune di Vibo per immobili al Pennello
Il quartiere Pennello
L’avvocato Domenico Colaci

Il Consiglio di Stato ha accolto l’appello cautelare proposto da Antonio Dragone e Ermelinda Vinci sospendendo un’ordinanza di demolizione emessa dal Comune di Vibo il 25 luglio scorso. Per i giudici amministrativi di secondo grado – che hanno così ribaltato la decisione del Tar – nel bilanciamento dei contrapposti interessi occorre dare prevalenza all’interesse dei ricorrenti – assistiti dall’avvocato Domenico Colaci – al mantenimento degli immobili dai quali dipende la soddisfazione di essenziali esigenze di vita (in detti immobili i ricorrenti hanno la casa di abitazione e svolgono l’attività economica da cui traggono i necessari averi per vivere), rimettendo all’approfondimento della naturale sede di merito dinanzi al Tar.
In particolare, dinanzi al Tribunale amministrativo regionale di Catanzaro i giudici del Consiglio di Stato hanno rimesso la questione afferente la tempestività del ricorso avverso l’ordinanza ingiunzione di demolizione. I ricorrenti, nell’impugnare l’ordinanza-ingiunzione di demolizione, sostengono infatti che l’area sulla quale insistono i manufatti dai medesimi realizzati sine titulo nel 1959 rientrerebbero tra quelli ricompresi nel compendio del quartiere “Pennello” di Vibo Marina e non esisterebbe più la natura demaniale. [Continua in basso]

Il Tar dovrà inoltre occuparsi (nel caso che l’azione sia ammissibile) dell’esatta perimetrazione dell’area sdemanializzata e della fondatezza dell’eccezione relativa alla sua asserita scorretta traslazione, a detrimento dei ricorrenti e a vantaggio di altri soggetti.
Il Comune di Vibo (difeso dall’avvocato Maristella Paolì) ha ordinato ai coniugi Dragone-Vinci la demolizione e il ripristino dello stato dei luoghi di tre corpi di fabbrica, di cui il primo destinato a civile abitazione e costituito da una struttura a due piani fuori terra, il secondo a locali ad uso attività commerciale al dettaglio di materiali per l’edilizia costituito da un solo piano fuori terra, ed il terzo per capannoni in lamiera ad uso deposito, poiché insistono su area demaniale e non risultano titoli autorizzativi legittimanti gli interventi in questione.
Da ricordare che la sdemanializzazione del quartiere Pennello di Vibo Marina è stata ufficialmente attestata dalla Legge n. 81 del 23/3/1973, meglio conosciuta come Legge Murmura, la quale ha delimitato in modo chiaro l’area sdemanializzata di cui ha autorizzato la vendita, avendone previsto, non solo i confini – che ha indicato nella strada provinciale e nel torrente Bravo – ma anche la relativa superficie, indicata in complessivi metri quadrati 150.550. Gli edifici dei ricorrenti Dragone-Vinci, siti in via Arenile, per i ricorrenti rientrano in pieno nell’area sdemanializzata ex lege, essendo situati nel perimetro compreso tra il torrente Bravo e la strada provinciale.

Stando al ricorso, quindi, la legge Murmura ha sdemanializzato l’area su cui insistono gli edifici dei ricorrenti e il provvedimento impugnato in primo grado sarebbe stato adottato “sul falso presupposto dell’esclusione dai terreni sdemanializzati dell’area su cui insistono gli edifici dei ricorrenti”. Tale “apparente esclusione dall’atto di sdemanializzazione dei terreni su cui insistono i fabbricati dei ricorrenti, stando al ricorso “è servita per garantire la strumentale traslazione dell’area sdemanializzata al fine di farvi rientrare – si legge nel ricorso – i beni di Teti Adriana e di Cefalà Salvatore e cioè, rispettivamente, della dirigente dell’Ufficio Urbanistica del Comune di Vibo Valentia e del figlio di colui, che, all’epoca della redazione della planimetria da allegare all’atto di acquisto, era responsabile del Comitato Pennello”. Sulla vicendaesiste quindisia una denuncia-querela presentata da Dragone ai carabinieri di Vibo Marina inerente la traslazione, siaun parallelo giudizio civile teso al definitivo riconoscimento dell’intervenuto usucapione dei terreni su cui si trovano gli immobili oggetto dell’ordinanza di demolizione.

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