Gratteri: «Deluso dal Governo Meloni in tema di lotta alla mafia e intercettazioni»
Come nelle più facili delle previsioni, a neanche due mesi dall’insediamento esplodono tutte le contraddizioni sulla giustizia in seno alla coalizione di centrodestra che ha voluto quale ministro Carlo Nordio le cui posizioni ultra-berlusconiane sono note da anni
Arriva al capolinea dopo neanche due mesi dall’insediamento, l’apertura di credito che era stata concessa – sia pur timidamente – dal procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, al nuovo Governo targato Giorgia Meloni. E non poteva esser diversamente – aggiungiamo noi – alla luce della storia personale del ministro della Giustizia Carlo Nordio, voluto in tale postazione dalla Meloni che, da un lato predica legalità, legge, ordine e sicurezza (temi cari alla destra di Fratelli d’Italia), dall’altro lato ha affidato un settore delicatissimo come quello della giustizia all’ex pm della Procura di Venezia (Nordio) le cui idee vanno da anni ben oltre il più scatenato Berlusconi ed anche oltre le posizioni di giornali come Il Riformista, da anni ossessionati dalle Procure e che scrivono di giustizia pur non avendo mai messo piede in qualunque Tribunale d’Italia per seguire una qualunque udienza di un processo per criminalità organizzata. [Continua in basso]
Le ultime sparate di Nordio, che si è detto contrario alle intercettazioni tramite trojan nei telefonini (“Sono una porcheria ed un’arma incivile” ha affermato il ministro della Giustizia) ed alle intercettazioni in genere come fondamentale contrasto alle mafie (per Nordio “la mafia non parla al telefono”), non potevano lasciare indifferente il procuratore Nicola Gratteri e tutti coloro che da anni sono in prima fila da uomini liberi (qualche giornalista e tanti cittadini comuni) nel contrasto alle organizzazioni criminali. E così, Nicola Gratteri al Fatto Quotidiano non le ha mandate a dire sul Governo Meloni, mettendone ben in evidenza tutte le contraddizioni che, nostro giudizio, esploderanno ancor più fragorose nei prossimi mesi in tema di giustizia. «Quando Giorgia Meloni si è insediata ha indicato la lotta alla criminalità organizzata come una delle priorità del suo governo. Ci avevo creduto – ha affermato Gratteri al Fatto Quotidiano – ma evidentemente ho sbagliato. Le intercettazioni sono un fondamentale e insostituibile mezzo di ricerca della prova. Limitare l’uso ha un solo effetto: ostacolare la lotta alla criminalità, impedendo che sistemi come quello del Qatargate vengano scoperchiati; significa non volere stare dalla parte dei cittadini onesti. In Italia negli ultimi anni non si è investito adeguatamente. La criminalità è in continua evoluzione e ricorre a strumenti tecnologici sempre più avanzati, come i cosiddetti ‘criptofonini’. Recentemente, gli investigatori hanno bucato questi apparati, che i criminali ritenevano non intercettabili. Lo hanno fatto la Francia, l’Olanda, il Belgio, ma non l’Italia. La corruzione si prova con accertamenti bancari o documentali? Senza intercettazioni – ha aggiunto Gratteri – come provo gli accordi tra le parti? Come pensate che abbiano operato i magistrati belgi?». Nordio ha detto che le intercettazioni costano troppo: «Tra tutti i mezzi di ricerca della prova è quello meno caro, oltre a essere quello che assicura la raccolta ‘del dato’ nella forma più oggettiva». Sulla lotta alle mafie «allo stato non mi pare sia stato fatto nulla in positivo, ma soprattutto si rischia di fare enormi passi indietro».
Sarà ora interessante capire cosa ne pensano sull’argomento e sulle idee in generale espresse a più riprese da Carlo Nordio (per esempio sull’inappellabilità per i pm delle sentenze di assoluzione di primo grado, idea già bocciata dalla Corte Costituzionale per palese violazione del principio di parità fra accusa e difesa) alcuni esponenti di Fratelli d’Italia – ad iniziare dal sottosegretario al Ministero dell’Interno, la catanzarese Wanda Ferro – che da un lato esprimono apprezzamento e sostegno per il lavoro di Nicola Gratteri, dall’altro si ritrovano con un ministro della Giustizia che, negli anni, si è scagliato contro il Pool milanese di “Mani Pulite”, ha aperto un’inchiesta da Venezia sugli appalti alle cooperative rosse indagando ben 278 persone (acquisendo così notorietà grazie ai giornali berlusconiani) senza però trovare tangenti tanto da chiedere per tutti l’archiviazione (rivelandosi la sua inchiesta un fiasco totale), si è detto contrario alle intercettazioni, a favore della separazione delle carriere dei magistrati e, addirittura, a favore della discrezionalità dell’azione penale.
LEGGI ANCHE: Infiltrazioni mafiose nel Vibonese: l’irresponsabilità politica di un centrodestra che non ne indovina una
Comune di Acquaro e possibili ingerenze mafiose: il prefetto nomina la Commissione di accesso
Nicola Gratteri: «Farò domanda come procuratore generale di Roma»
- Tags
- nicola gratteri