‘Ndrangheta: ritorna in libertà il boss delle Preserre vibonesi Gaetano Emanuele
Continuato, fungibilità ed indulto gli aprono in anticipo le porte del carcere dove stava scontando delle condanne definitive. Il fratello si trova invece all’ergastolo
Lascia il carcere e ritorna in totale libertà, avendo finito di scontare la pena, il boss Gaetano Emanuele, 47 anni, di Ariola di Gerocarne. Insieme al fratello Bruno Emanuele – che sta invece scontando in via definitiva l’ergastolo – è ritenuto ai vertici dell’omonimo clan delle Preserre vibonesi. Gaetano Emanuele ha finito di scontare una condanna definitiva a anni sedici, mesi undici, giorni 10 di reclusione, ottenuta attraverso il “continuato” fra la sentenza “Luce bei boschi” e altra condanna per narcotraffico. Lo sconto di pena dovuto alla fungibilità dopo il continuato l’ha portato a scontare alla fine poco più di 10 anni ed è ora ritornato in libertà. Il “continuato” era stato riconosciuto per una pena relativa ad un’arma che Gaetano Emanuele aveva scontato come pre-sofferto. Oltre la diminuzione di pena in continuato con il pre-sofferto è stato considerato fungibile con la pena del reato associativo, quindi la pena finale è stata diminuita ulteriormente. In precedenza aveva pure goduto dell’indulto.
La pena principale a Gaetano Emanuele – pari a 15 anni di carcere – gli era stata inflitta per i reati di associazione mafiosa e associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti al termine dell’operazione antimafia della Dda di Catanzaro denominata “Luce nei boschi”. Gaetano Emanuele viene ritenuto insieme al fratello Bruno Emanuele il promotore dell’omonima consorteria, contrapposta al clan dei Loielo, ed inserita quale “braccio-armato” nella più ampia articolazione di ‘ndrangheta denominata “società di Ariola” guidata dal boss Antonio Altamura. [Continua in basso]
Bruno Emanuele, 50 anni, invece, dal maggio dello scorso anno si trova in regime di carcere duro (41 bis). E’ stato condannato in via definitiva per gli omicidi a Cassano allo Jonio di Nicola Abbruzzese e Antonino Bevilacqua, risalenti agli anni 2003 e 2004. Fatti di sangue commessi insieme all’allora capobastone di Cassano, Tonino Forastefano, attuale collaboratore di giustizia. Il 2 ottobre 2018 Bruno Emanuele è stato condannato in via definitiva all’ergastolo, insieme a Vincenzo Bartone, anche per il duplice omicidio dei fratelli Giuseppe e Vincenzo Loielo (ritenuti esponenti apicali dell’omonima cosca vibonese), fatto di sangue avvenuto nell’aprile del 2002 mentre le vittime si trovavano in auto nei pressi dell’acquedotto di Gerocarne. La Fiat Panda dei fratelli Loielo venne crivellata a colpi di mitraglietta e kalashnikov. Altri 24 anni di reclusione Bruno Emanuele li ha rimediati poi nel processo nato dall’operazione antimafia “Luce nei boschi” nel quale è stato condannato per associazione mafiosa e altri reati-fine.
Gaetano Emanuele ritrova in libertà anche Franco Idà (cognato di Bruno Emanuele) il quale nel luglio scorso si è visto revocare anche la sorveglianza speciale. Per Gaetano Emanuele la sorveglianza speciale andrà invece rivalutata alla luce dell’attualità della pericolosità sociale. E’ difeso dagli avvocati Giuseppe Di Renzo e Sandro D’Agostino.
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