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Omicidio del boss del Poro e ferimento di Francesco Mancuso, sentito consulente della difesa

Alle battute finali il processo in Corte d’Assise per l’eliminazione di Raffaele Fiamingo. Il fatto di sangue la notte del 9 luglio 2003 a Spilinga nell’ambito dello scontro fra zii e nipoti nel clan di Limbadi

Omicidio del boss del Poro e ferimento di Francesco Mancuso, sentito consulente della difesa
Nei riquadri Francesco Mancuso e Antonio Prenesti
Cosmo Michele Mancuso
Domenico Polito

Si avvia alle fasi conclusive il processo “Errore fatale” a carico di Cosmo Michele Mancuso, 73 anni, di Limbadi (avvocati Guido Contestabile e Antonio Corsaro), Antonio Prenesti, 56 anni, di Nicotera (avvocati Francesco Sabatino e Salvatore Staiano), Domenico Polito, 58 anni, di Tropea (avvocati Enzo Galeota e Domenico Soranna), accusati di aver preso parte all’omicidio di Raffaele Fiamingo e al tentato omicidio del Francesco Mancuso, detto “Tabacco”. Fatto di sangue avvenuto nella notte del 9 luglio 2003 a Spilinga. Dinanzi alla Corte d’Assise di Catanzaro è stato oggi sentito il consulente della difesa di Prenesti, vale a dire Andrea Lampasi, citato dagli avvocati Francesco Sabatino e Salvatore Staiano. Lampasi ha prodotto in particolare una consulenza di approfondimento delle utenze di interesse rispetto alla notte dell’omicidio escludendo che Antonio Prenesti il 9 luglio 2003 si sia sentito con suoi familiari, ma soprattutto evidenziando che nella mattinata del 9 luglio 2003 lo stesso Prenesti si sarebbe trovato nel centro di Roma, così come agganciato dalla sua utenza telefonica. Il processo è stato aggiornato al 24 gennaio 2023. [Continua in basso]

Raffaele Fiamingo

L’operazione “Errore Fatale” è stata portata a termine dalla Squadra Mobile di Vibo Valentia e dallo Sco, con il coordinamento della Dda di Catanzaro. Nell’ambito dell’inchiesta, Emanuele Mancuso (figlio di Pantaloene Mancuso, alias “l’Ingegnere”) ha poi confermato agli inquirenti il fatto che lo zio Francesco Mancuso, alias “Tabacco”, non andasse d’accordo con gli zii, tanto dacreare nei primi anni 2000 un’autonoma articolazione del clan Mancuso impegnata anche in danneggiamenti nei confronti di soggetti già “protetti” dagli zii oppure a compiere azioni intimidatorie nei confronti degli stessi congiunti, prendendo in particolare di mira lo zio Cosmo Michele Mancuso e Pantaleone Mancuso, detto “Vetrinetta”. Francesco Mancuso, di Limbadi, sarebbe inoltre andato a chiedere, unitamente a Raffaele Fiamingo (alias “Il Vichingo”) di Rombiolo, la tangente ad un panificio di Spilinga di proprietà di un congiunto di Antonio Prenesti.  

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