Omicidio a Nicotera Marina, D’Agostino: «Grave il silenzio dell’amministrazione comunale»
Il capogruppo dell’opposizione denuncia che il Consiglio comunale ha cancellato dall’ordine del giorno la discussione sul grave fatto di sangue rinviando tutto a data da destinarsi. Inoltre dichiara di aver scoperto in Comune che l’impianto di videosorveglianza, costato 150mila euro, non è funzionante sin dal mese di ottobre
«Il 26 novembre un uomo è stato ucciso a Nicotera Marina, nel pieno centro abitato, in prossimità di un bar molto frequentato, in un orario in cui ancora il paese s’andava svuotando per l’approssimarsi della sera. È un fatto brutale, che desta sconcerto e sgomento perché segnale di una presenza mafiosa persistente e tracotante, che ribadisce il suo controllo sul territorio e sulla vita e la morte delle persone, e lo fa nel modo più plateale possibile; quali che siano le ragioni che hanno causato l’omicidio, rimane la tragedia umana, perché di questo si tratta quando a un giovane di 37 anni viene spezzata la vita. Qualcosa di sconvolgente per la gravità e per le modalità, che infatti hanno segnato in profondo la comunità ove l’omicidio si è consumato. Una comunità che ha invece bisogna di parlare, di interrogarsi su quanto avvenuto e di trovare spazi e modi di reazione e di confronto; e non certo di chiudersi in un silenzio rassegnato, ma non per questo meno carico di impotenza e di rabbia». Così in una nota Antonio D’Agostino, capogruppo di Movi@Vento nel Consiglio comunale di Nicotera, che punta il dito contro la maggioranza. [Continua in basso]
«Questo silenzio ha coinvolto anche l’amministrazione comunale, con nostro imbarazzo e disappunto – incalza il leader dell’opposizione -; e poiché continuiamo a pensare che l’amministrazione debba, di fronte a certi eventi, parlare con una voce unica, abbiamo cercato di provocare una posizione del consiglio comunale, pur essendo convinti che un’amministrazione sana, che sappia e voglia esprimersi, avrebbe dovuto già intervenire, e con tutta l’urgenza che un fatto così grave esigeva ed esige. Poiché era già stata avanzata dalla minoranza, in epoca precedente il fatto di sangue, una richiesta di consiglio comunale, in sede di conferenza dei capigruppo, abbiamo perciò chiesto che venisse prioritariamente inserita nell’ordine del giorno del consiglio una valutazione di quanto avvenuto e della condizione della sicurezza nel territorio comunale, richiesta accolta senza alcuna opposizione. Senonché il consiglio poi convocato dalla presidenza non contempla affatto tale punto dell’ordine del giorno, la cui trattazione viene rinviata a data da destinarsi, fatto questo che anch’esso sconcerta, perché v’è da chiedersi quando, se non in queste occasioni, v’è necessità che un’amministrazione faccia sentire subito, e alta, la propria voce, a significare lo sdegno, il dolore e il turbamento della comunità».
D’Agostino si chiede dunque quali possano essere le ragioni: «Se sia solo insipienza o se vi abbia parte quanto abbiamo, incredibilmente, appreso dagli uffici comunali circa la inefficienza del servizio di video sorveglianza, installato da pochissimi anni, per la non modica spesa di oltre 150.000 €. A detta del responsabile del comune, difatti, la videosorveglianza non sarebbe più in funzione dai primi di ottobre di quest’anno, essendo entrato in avaria (e non sarebbe questa la prima volta) in seguito ad una modesta pioggia; né sarebbe stato riparato, in quanto la ditta si sarebbe rifiutata di intervenire sostenendo – a quanto riferitoci sempre dal responsabile – che il contratto non prevede alcuna garanzia. E ancora, sempre secondo il narrato degli uffici comunali, altra parte della video sorveglianza installata nei pressi di un immobile confiscato alla mafia, sarebbe inutilizzabile perché smarrite le credenziali di accesso. Noi – conclude il capogruppo di Movi@Vento – ci riserviamo di verificare quanto riferito dagli uffici e speriamo che le cose non stiano in tal modo; ma resta la opacità della situazione e il silenzio di un’amministrazione che pare girare la testa dell’altra parte di fronte alle ferite più profonde del nostro territorio; silenzio al quale non vogliamo accomunarci perché queste tragedie ci interpellano come individui e come comunità».
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