Omicidio Vangeli nel Vibonese, chiesta la condanna in appello per Giuseppe Prostamo
Il delitto nell’ottobre del 2018. In primo grado ha retto l’impalcatura accusatoria ma sono cadute le aggravanti mafiose. Il corpo del 26enne di Filandari non è stato ancora ritrovato
Conferma della sentenza di primo grado e condanna dell’imputato a 30 anni di reclusione. Questa le conclusioni della Procura generale dinanzi alla Corte d’Assise d’Appello a Catanzaro nel processo che vede imputato Giuseppe Prostamo, 35 anni, di San Giovanni di Mileto, condannato in primo grado gup distrettuale, Gabriella Logozzo a 30 anni di reclusione per l’omicidio e la soppressione di cadavere ai danni del 26enne di Scaliti di Filandari Francesco Vangeli, nonché per il reato di detenzione illegale di armi. Sono stati i difensori di Giuseppe Prostamo (avvocati Giuseppe Grande e Sergio Rotundo) ad appellare la sentenza con la quale il 23 dicembre del 2020 il gup distrettuale ha condannato l’imputato. Il processo in primo grado è stato celebrato con rito abbreviato, che è valso per l’imputato uno sconto di pena pari ad un terzo. [Continua in basso]
Per Giuseppe Prostamo ed il fratello Antonio (che è stato condannato anche lui in primo grado dinanzi alla Corte d’Assise di Catanzaro avendo scelto il rito ordinario), l’accusa è quella di omicidio e soppressione di cadavere ai danni di Francesco Vangeli ,aggravata dal metodo e dalle finalità mafiose e dall’ulteriore aggravante di aver commesso il fatto per motivi abietti “connessi per un verso all’avere Vangeli riallacciato la relazione sentimentale con Alessia Pesce, per altro verso al mancato pagamento di un debito di droga dello stesso Vangeli – sostiene la Dda di Catanzaro – nei confronti di Giuseppe Prostamo”. L’aggravante della metodologia mafiosa per Giuseppe Prostamo è stata però esclusa dal giudice in sentenza e veniva fatta derivare, secondo la prospettazione accusatoria, dai legami dei due Prostamo con gli zii Nazzareno (già condannato all’ergastolo per l’omicidio di Pietro Cosimo consumato nel 1990 a Catanzaro) e Giuseppe Prostamo, quest’ultimo ucciso a San Costantino Calabro il 4 giugno 2011 in un agguato di stampo mafioso.
Per Giuseppe Prostamo (ed al fratello Antonio) anche l’accusa di detenzione e porto illegale di una pistola che, nel corso del 2017, i due avevano “affidato a Francesco Vangeli affinchè – spiega la Dda nei capi d’imputazione – la conservasse per loro conto”. Per i due Prostamo, quindi, pure l’accusa di detenzione di un fucile.
Giuseppe Prostamo in primo grado è stato altresì condannato al pagamento dei danni nei confronti delle parti civili (la mamma di Francesco Vangeli, Elsa Tavella, in proprio e in qualità di tutrice di Mariangela Prandini, Valerio Vangeli, Marco Vangeli e Federico Vangeli) da liquidarsi in separata sede. Immediatamente esecutiva, invece, una provvisionale a carico di Giuseppe Prostamo di 40mila euro per ciascuna parte civile. L’imputato è stato condannato in primo grado anche al pagamento delle spese processuali. I familiari di Francesco Vangeli si sono costituiti parte civile con gli avvocati Francesca Comito, Nicodemo Gentile e Antonio Cozza. Per la famiglia di Francesco Vangeli, l’avvocato Francesca Comito (che rappresentava l’accusa privata affiancando quindi la pubblica accusa) aveva chiesto in primo grado per l’imputato la condanna all’ergastolo.
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